Al Direttore - 04 marzo 2017, 18:30

Il sacco della casa della Signora Vittoria Bernadotti

Il racconto di Roberto Nicolick

Il sacco della casa della Signora Vittoria Bernadotti

 

Visto il tempo brutto e burrascoso ho implementato le mie ricerche di archivio e mi sono imbattuto in una vicenda di ingiustizia e di egoismo, la cui vittima è una povera vedova indifesa e i suoi due figli adolescenti.

Il fatto in tutta la sua crudezza è descritto dalla vittima, la Vedova Vittoria Bernadotti, nata a Volpedo nel 1900, e già residente a Savona in Via Verdi n° 34. in esposto al Procuratore del Regno a febbraio del 46.

Vittoria è vedova di un ufficiale di fanteria, reduce ed invalido della 1° G.M., a nome Ernesto e assegnato alla 1° Coorte della 2° Legione Milizia Contraerea e successivamente deceduto in zona di guerra per cause di servizio.

Da sola deve provvedere a due figli, entrambi minori, vista la situazione nel 44, decide di unirsi alla sorella e alla madre residenti a Tortona. Pertanto subaffitta l'appartamento ad una donna di Savona, Gina Noè e accantona i mobili di sua proprietà in una stanza dell'appartamento, in attesa di recuperarli in seguito.

Ma, nell'aprile del 45, tre partigiani si presentano all'appartamento in Via Verdi, forzano la porta della camera e asportano tutti il mobilio e caricandolo su un camion. Dopo qualche mese Vittoria è avvisata della cosa e giunge a Savona per avere un chiarimento.

La subaffittuaria, visibilmente spaventata per l'effrazione, le dice che i partigiani nel corso della asportazione dei mobili avevano giustificato la cosa , affermando che lei era una delatrice fascista e che il figlio Carlo era addirittura nelle Brigate Nere.

Tutto ciò era solo una semplice falsità, in quanto lei non si era mai occupata di politica e il figlio Carlo era un minore di anni 14 pertanto non avrebbe potuto, neppure volendolo fare parte delle BB.NN.

Il ragazzino per concorrere al magro bilancio della famiglia faceva il dattilografo presso la Federazione Fascista per 500 lire mensili.

Tutto ciò non giustificava il contegno di questi tre partigiani che hanno tolto tutto quel poco che era rimasto alla Vittoria Bernadotti rimasta vedova e sola.

La questura di Savona a richiesta della Vedova affermò di non poterla aiutare, però lei seppe in seguito che i mobili dopo un breve periodo in Via Solari al civico 2, erano stati suddivisi presso diverse famiglie che evidentemente godevano delle simpatie dei partigiani.

Quello che più rattristò la signora fu il fatto che oltre ai mobili anche la cassetta di ordinanza del defunto marito era sparita e con essa , l'uniforme, i documenti e la sciabola. Ovviamente il maltolto non tornò mai nelle mani dei legittimi proprietari.

                                                                                 Roberto Nicolick

 

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