Sono rimasta qui a Bruxelles perché è qui che posso essere più utile al mio Paese e a tutti voi”.
Con queste parole, l’eurodeputata Gianna Gancia di Gruppo Identità e Democrazia risponde a chi le chiede il perché della sua scelta di rimanere sui banchi del Parlamento Europeo, decisione che, tra l’altro non è in linea con i dettami del suo partito, la Lega.
“La politica non può fermarsi - aggiunge con il suo tipico tono di voce sempre cortese, ma senza mai un’incertezza - perché è l'unico modo per sostenere concretamente il lavoro e il sacrificio di chi ogni giorno salva migliaia di vite nei nostri ospedali, a chi sta sopportando enormi sacrifici economici e a tutti coloro che stanno mandando avanti la filiera produttiva del nostro Paese, garantendo gli approvigionamenti essenziali. Insieme, come italiani e come europei, sconfiggeremo questo nemico invisibile”.
Pare quindi sicura, la cuneese Gancia - che alle elezioni europee portò a casa voti a mani piene, ottenendo 19mila 194 preferenze, delle quali oltre la metà nella sola regione Piemonte -: per lei il restare anche fisicamente sugli scranni di Bruxelles è l’unico modo per portare a casa gli aiuti per l’emergenza sanitaria che ha travolto - e sconvolto - il nostro Paese, votando i primi provvedimenti urgenti adottati dalla Commissione europea per fronteggiare l’avanzare del Coronavirus.
“Anche se con qualche settimana di ritardo e dovendo vincere le resistenze di alcuni stati membri alle prese anche loro con la crisi pandemica, L'Unione Europea ha preso delle misure utili ed urgenti - precisa l’eurodeputato - per fornire agli Stati membri gli strumenti necessari per fronteggiare l’emergenza sanitaria che è diventata emergenza economica e quindi sociale”.
Molto duro il commento dell’eurodeputato leghista Gianna Gancia, sull’emergenza che ha colpito prima il Nord e poi il Sud del nostro Paese.
“Non c'è nessuna guerra da fare - ha sottolineato - tantomeno quella tra nordisti e sudisti che sarebbe fuori tempo e fuori luogo”. E poi rivolgendosi ai governi nazionali europei, impegnati nel drammatico contrasto alla pandemia: "Vostri illustri predecessori, in tempi ben più tragici, seppero erigere la Comunità dove altro non c’era che macerie e disperazione. Ora si tratta di fare l'Europa, erigendo una casa comune, liberale e solidale, dove ancora prevalgono gli egoismi nazionali. Gli egoismi di chi non vuol mettere niente in comune”.