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Attualità | 19 luglio 2012, 09:00

Da veri partigiani

Vado Ligure da campo prove del capitalismo moderno ad esempio di lotta

Da veri partigiani

Vado sembra un mondo a parte. Non che a Vado non succeda nient'altro, sia chiaro: trattasi di cittadina piena di eventi e di vita.

Ma quando si parla di Vado Ligure non si può, suo malgrado, non far per primo riferimento al prezzo che la cittadina sta pagando: come Savona, ai tempi, fu il campo prove della strategia della tensione e degli "anni di piombo", Vado si trova ad essere una specie di "campo prove" dell'industria, colei che paga gli effetti nefasti del capitalismo moderno di mezza regione, e sulle quali gli squali del potere economico locale (e non) fanno le prove, per vedere fino a quanto si può spingere il profitto. E il prezzo più alto, ovviamente, lo pagano i cittadini.

Ecco, la piccola e ridente cittadina di circa 8000 abitanti sembra esser diventata questo: dopo esser stata per quasi un secolo la periferia industriale di Savona ora si ritrova con una centrale a carbone che inquina in modo devastante, fabbriche che chiudono, disoccupazione, discariche e, tra capo e collo, il progetto di un'abominevole struttura in cemento per lo scarico dei container di oltre 200 mila metri quadri, un colosso dell'inutilità pronto a schiacciarla definitivamente.

Una visione cupa, drammatica, che par soffocare. Fortunatamente però, vado non è solo questo.

In ogni luogo in cui il potere pratica oppressione e violenza (non necessariamente fisica), esiste il rovescio della sua medaglia: lo scatto d'orgoglio della gente, il desiderio di vita e di speranza delle persone che ci abitano, il senso di giustizia dei cittadini.

E allora ecco che a guardar bene, Vado assume un'altra forma, quella della lotta e del diritto. I vadesi diventano i "Davide" dei giorni nostri, contro i quali i "Golia" del 2012 vacillano.

E il lavoro certosino, lungo più di dieci anni, si rivela esser una barriera decisiva, che difende la cittadina dalla sua fine.

In più di dieci anni la Maersk non è riuscita ancora a realizzare la propria piattaforma (propria, malgrado sia pagata coi fondi pubblici italiani), mentre pocanzi sono stati pubblicati i dati relativi all'inquinamento di Tirreno Power di questi anni, che supera enormemente i livelli imposti dalla legge e che, se letti nel modo giusto, non solo dovrebbero fermare l'ampliamento dell'utilizzo del carbone, ma addirittura mettere in crisi l'attività svolta fino ad ora dagli amici del carbone, magari per costringerli ad una riconversione a metano.

Certo, è vero, lungo la strada spesso si "perdono dei pezzi", persone cambiano strategia, c'è chi abbandona e chi si ritira, e c'è chi invece cambia solo metodo. La battaglia resta difficile, ma non sempre questi cambiamenti sono una cosa cattiva.

Giusto ieri si son lette le dimissioni del Vice-Sindaco Franca Guelfi, fatto che ha abbattuto il morale di molti. Certo, la competenza di Franca, il metodo e la grinta sono difficilmente equiparabili.

Ma il fatto che non sia più all'interno di un'amministrazione non significa che la sua battaglia sia finita: al contrario, per chi, come chi scrive, non ha mai creduto nelle battaglie istituzionali, convinti che l'unica arena di lotta siano la piazza e il proprio posto di lavoro, allora le dimissioni di Franca Guelfi offrono una nuova prospettiva: quella dei movimenti, dal basso, per la strada. La forma di lotta nella quale l'ex Vicesindaco può dare davvero molto di più.

Perchè a parte i giornali di regime, che titolano le loro locandine indicano le questioni Maersk e la Tirreno Power come il motivo delle sue dimissioni, Franca Guelfi non si arrende, ed è chiaro a tutti, anche a chi non la conosce direttamente. 

E allora, forse, da campo prove, Vado Ligure ed i suoi cittadini possono tornare ad essere protagonisti della scena italiana: cittadini che non si arrendono e che, come in Val di Susa, lottano con determinazione e caparbietà.

Da veri partigiani.  

com.

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