Attualità - 28 marzo 2014, 14:45

Nathan: oltre vent’anni di grande prog-rock

Una carriera fatta di eccellenti tributi a nomi storici come Genesis e Pink Floyd e ora un album di materiale inedito in lavorazione

Nathan: oltre vent’anni di grande prog-rock

In Italia ha sempre incontrato grandi favori da parte del pubblico quel genere che viene definito “progressive rock”: una musica nata nei primi anni ’70 ad opera di bands come Genesis, Yes, Emerson Lake and Palmer e Jethro Tull in Gran Bretagna e portata avanti da noi da nomi storici come Premiata Forneria Marconi, Banco del Mutuo Soccorso e Le Orme, solo per citare alcuni esempi qua e là in un panorama vastissimo. Atmosfere magiche e sognanti, brani lunghi e compositivamente molto sofisticati, ricerca sonora, sperimentazione, sono le caratteristiche principali del cosiddetto prog-rock.

E in provincia di Savona i Nathan suonano un prog-rock di altissima caratura da oltre vent’anni. Nati come tribute-band dei Genesis, sono oggi impegnati a portare dal vivo uno show interamente dedicato ai Pink Floyd: in mezzo a queste due tappe, un percorso fatto di tanti traguardi importanti che scopriremo insieme nel corso di questo articolo. Ma l’aspetto più emozionante è legato al fatto che ora i Nathan stanno lavorando al loro primo album interamente costituito da materiale di propria composizione interamente inedito!

Per chi scrive di musica è sempre un grande piacere e una vera soddisfazione interloquire con musicisti di tale caratura e preparazione. Riscopriamo quindi insieme la storia dei Nathan, parlandone con il bassista/cantante Bruno Lugaro, del nucleo-fondatore della band, e il tastierista Piergiorgio Abba:

 

1.      La vostra carriera è ormai pressocchè ventennale e ha contemplato anche qualche cambio di formazione. Volete ricostruirla per i Lettori di Savonanews?

 

BL: Il nucleo originario era composto da me (Bruno Lugaro), voce e basso, Fabio Sanfilippo (batteria), Mauro Brunzu (chitarre) e Flavio Esposito (tastiere). Siamo andati avanti così per cinque anni, avvalendoci però dal vivo di diversi collaboratori. Agli inizi del 2000 sono poi entrati a fare parte del gruppo, in pianta stabile, Monica Giovannini (voce) e Marco Milano (pianista e direttore d'orchestra). L'ingresso di Milano ci ha consentito di realizzare importanti collaborazioni con l'Orchestra Classica di Alessandria (concerti 2003-2004) e l'Orchestra Sinfonica di Savona,  più avanti. E' Milano, infatti, che ha curato tutti gli arrangiamenti per orchestra, scrivendo ogni singola parte. Un lavoro mostruoso del quale gli saremo sempre grati. Nel 2005, con questa formazione, abbiamo tra l'altro registrato l'album di cover dei Genesis "The Path Is Clear". Nel 2007 Esposito e Brunzu hanno lasciato il gruppo ed è subentrato Piergiorgio Abba (tastiere) grazie al quale abbiamo intrapreso un altro importante percorso: innanzitutto lavorando per la prima volta a materiale originale e poi suonando con Richard Sinclair (2010) al Chiabrera. L'hanno successivo la svolta: dai Genesis ai Pink Floyd, senza Marco Milano nel frattempo assorbito dal lavoro in Conservatorio. Una specie di scommessa per noi genesisiani fino al midollo. E allora la famiglia dei Nathan si è allargata a Massimiliano Marano, Alessio Contini (voce), Francesco Monti (sax), Massimo Spica (chitarra) e Muriel De Dominicis (voce). E siamo arrivati ai giorni nostri, con un altro avvicendamento molto importante: alle chitarre Alessandro Giusto al posto di Massimo Spica.

 

PA: ricordo quando fui contattato da Bruno per collaborare alla stesura delle idee per questo primo lavoro originale nel 2007 e visto il diradarsi degli impegni con la mia band di allora, i Projecto, decisi di “chiudere il cerchio”: infatti la nostra collaborazione nasce dagli anni ‘70, epoca d'oro del progressive, quando c'era veramente un grosso fermento culturale e particolare attenzione a questo tipo di musica (basta guardare le classifiche di vendita di allora). Erano tempi veramente pionieristici: per completare la band di allora mi ero adattato a suonare la 2^ chitarra, insieme appunto a Bruno e Flavio (Esposito); così, dopo molti anni, ci siamo ritrovati a continuare a condividere le stesse passioni di allora.

 

2.      Siete nati come tribute-band dei Genesis e poi, dopo una fase "mista" del vostro percorso, in cui eseguivate altri classici del prog-rock di bands come Yes, King Crimson e Kansas, oggi siete diventati un tributo ai Pink Floyd; a che cosa è dovuta questa scelta? Tornerete al vecchio amore per i Genesis o a un repertorio che comprende più gruppi storici?

 

BL: Essenzialmente all'esigenza di cimentarci con un gruppo che ci piaceva ma che non avevamo mai esplorato. E poi in Marano avevamo trovato davvero il chitarrista giusto per i Pink. Ha il suono e la sensibilità "gilmouriane". Insomma, c'è sembrato un segno del destino. Il ritorno ai Genesis lo vedo davvero improbabile, se non magari in forma acustica, estendendo il repertorio ad altri grandi del prog. Ci stiamo pensando come strada parallela ai Pink. Ma oggi Pier ed io siamo soprattutto concentrati sulla realizzazione del nostro primo disco di musiche originali. "Nebulosa", una suite di 70 minuti, divisa in undici "movimenti", nelle nostre intenzioni dovrebbe uscire entro l'autunno. Sarà sorprendente, ne siamo molto orgogliosi. Le musiche sono tutte composte da me, Abba e Milano, anche se è soprattutto Pier a tenere le fila del lavoro. Anche lui è una "macchina da guerra".

PA: in effetti è un lavoro faticoso (anche a livello tecnico): uno dei problemi è la dilatazione del lavoro, dovuto anche agli avvicendamenti all'interno della band; per quanto riguarda le cover, in realtà io spero di poter suonare dal vivo ancora i brani dei Genesis che più amiamo (Watcher Of The Skies rimane un mio pallino..), ma anche aver presentato per intero “The Dark Side Of The Moon” in occasione del 40ennale della sua pubblicazione è stata una grande emozione.

 

3.      Ricordo di aver visto un vostro concerto al teatro Chiabrera con l'orchestra sinfonica e uno al Priamar in cui ricostruivate le scenografie, i costumi, le situazioni del classico dei Genesis "The Lamb lies down on Broadway" coadiuvati da un corpo di ballo. Quanto lavoro c'è dietro a situazioni così complesse da presentare dal vivo?

 

BL: Un anno di lavoro per The Lamb. Qualcosa di più per il concerto con l'orchestra, perché si trattava di scrivere le partiture di ogni strumento: violini, violoncelli, viole, oboe, corno, flauto. Marco Milano, soprattutto, fece un lavoro immane. Non so se in Italia esistano esperienze analoghe con la musica prog. Con l'orchestra, poi, provammo solo qualche ora, per ragioni di costi. Fu davvero una sfida quella del Chiabrera: praticamente ci incontrammo sul palco per la prima volta.

PA: Il concerto di The Lamb al Priamar l'ho visto anch'io (non facevo parte della band allora) ed è stato molto intenso sentire i miei vecchi amici cimentarsi con un album monumentale da suonare dal vivo (del quale tra l'altro avevamo condiviso la rappresentazione originale dal vivo a Torino nel 1975, il penultimo concerto di Peter Gabriel con i Genesis), con in più le coreografie appositamente studiate.

 

4 . Penso che il punto più alto del vostro percorso artistico sia stata la collaborazione con Richard Sinclair, un vero "Vate" del progressive rock inglese e in particolare di quella scena nota come "La scuola di Canterbury". Come è nato questo sodalizio?

 

BL: Con Richard è stata un'esperienza fantastica anche perché insieme a Gabriel è stato il mio "mito" giovanile. Quella voce, quel basso sinuoso e il sound di Canterbury, mi stregarono completamente. Come è nato il sodalizio? Attraverso un amico che aveva trascorso le vacanze in Puglia avevamo saputo che Sinclair viveva da qualche anno in un trullo dalle parti di Martinafranca. L'abbiamo contattato, gli abbiamo manifestato il nostro amore per la sua musica e il resto è accaduto in maniera del tutto naturale. E' arrivato a Savona tre giorni prima del concerto per fare almeno una dozzina di ore di prove, ha rinunciato a suonare il basso per consentire a me di farlo, si è concentrato su chitarra e voce ed è tutto. Posso aggiungere che Richard è un personaggio di una modestia e di una carica umana infinite. Sì, con Richard, oltre a coronare un sogno, abbiamo forse raggiunto il massimo per noi. Ma nella vita non si può mai dire.

PA: fantastica emozione: mi sembrava davvero un sogno! Le prove sono state faticose, ma ne è valsa la pena; un altro ricordo forte della serata è stato proprio l'inizio dello show: l'intro del primo pezzo (Winter Wine) l'ho suonato in una trance da tensione... non mi si muovevano quasi le dita sulle tastiere! 

5. A quali appuntamenti state lavorando adesso?

BL: Ti ho già detto di Nebulosa, poi proseguiremo i concerti tributo ai Pink Floyd e con una formazione ridotta stiamo pensando ad un set acustico dedicato alla storia del prog. E credo anche che torneremo a comporre.

PA: Sono curioso di capire la resa dei brani storici del prog in versione unplugged: appena abbiamo il set pronto, ti avvertiremo di sicuro.

Alberto Sgarlato

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