Attualità - 06 febbraio 2015, 08:46

Unghie Nere: l’avanguardia sposa la genuinità

Una band costruita su uno schema totalmente innovativo ed originale

Unghie Nere: l’avanguardia sposa la genuinità

Il progetto denominato Unghie Nere è sicuramente una delle novità più fresche, innovative e, sotto tanti aspetti, rivoluzionarie che si siano viste in tempi recenti nella nostra provincia di Savona. La formazione è operativa da poco tempo, nel quale ha però compiuto passi da gigante. I musicisti che ne fanno parte, in compenso, sono nomi estremamente conosciuti agli amanti della musica indipendente e alternativa in Riviera, avendo già militato in alcune band che si possono definire ormai storiche nel nostro scenario, come Corvi Bianchi e Rafidia.

A sorprendere fin da subito è già lo schema su cui si basano le Unghie Nere, con il batterista Fabio Linoti e il chitarrista Michele Corallo impegnati a costruire le loro trame armonico/ritmiche attorno alla figura del polistrumentista e cantante Federico “Frey” Moro, che si alterna al pianoforte, al basso e alla tromba in base alle esigenze di arrangiamento di ogni singolo brano che propongono. Per articolare un progetto così complesso ci vuole una forte coesione, e le Unghie Nere hanno saputo raggiungere questo traguardo nel migliore dei modi. Lo si vede persino dal modo “corale” con cui hanno scelto di rispondere a questa intervista.

  1. Iniziamo questa intervista con una carrellata “storica” sul progetto Unghie Nere e sui musicisti che ne fanno parte.

Moro: “Hai presente quando ti ritrovi completamente solo dopo l’ennesimo fallimento musicale? Ecco, Unghie Nere è stato ed è una sorta di “terapia d’urto”, nata per reazione al nulla in cui io e Linoti ci siamo ritrovati a fine 2012. L’isolamento più totale.”

Linoti: “Sì, siamo nati per uscire dalla monotonia musicale che vigeva in quel periodo. Ci siamo messi inizialmente a comporre brani inediti perché sentivamo la necessità di proporre musica fresca e “dry”, neutra, solo all’apparenza semplice.”

Corallo: “Esatto! Musica che già solo quando bazzicavo nelle sale prove del palazzo Kursaal di Loano, mi aveva colpito. BAM! E la cosa che mi colpì subito dopo, fu la richiesta dei ragazzi di entrare a far parte del progetto….. Ehi….una vera scommessa!”

  1. Ovviamente, penso che i Lettori si chiederanno come nasce un nome così particolare: perché Unghie Nere?

Linoti: “Eh, è un po’ un casino spiegarlo… l’immagine che mi viene in mente è quella di una band di lavoratori; gente che lavora per la musica, non intellettualoidi, laureati e bla bla bla… Amiamo sporcarci le mani…”

Corallo: “Mmmmm, come disse una delle nostre prime fan, ovvero una donna (che in realtà nessuno di noi tre conosce), presente ad uno dei nostri concerti: Unghie Nere, come il mare tempestoso, profondo e oscuro… mani sporche di chi lavora la terra grezza… dipinte su una ragazza vestita a lutto per il futuro che le è stato rubato…”

Moro: “Aspetta Fa, se non vado errato ricordo di una nostra amica, che amiamo chiamare Chica. In un pomeriggio di mezza estate ci dipinse le unghie con il suo smalto nero… Eheheh…”

Linoti: “Come dimenticare?”

  1. Indubbiamente è un lavoro non facile organizzare una band con una formula in trio basata su un polistrumentista che cambia ruolo in base alle esigenze dei singoli brani. Se in studio si può ricorrere alle sovrincisioni, dal vivo il discorso si fa assai complesso: come sviluppate la fase di arrangiamento delle vostre creazioni?

Linoti: “Abbiamo creduto da subito nella crudezza e nella natura scarna dei brani. Secondo me, funzionavano già, essendo stati ideati inizialmente da, e per due persone, aspettando il terzo…”

Corallo: “Si, appena arrivato per me fu un vero casino: non sapevo dove mettere le mani, non capendo bene il genere. Boh, forse neanche adesso saprei come definirlo. Non ci faremo comunque problemi in studio a sovraincidere anche parti elettroniche, o chissà… Per ora ci “accontentiamo” della poliedricità di Moro, il nostro tuttofare.”

Moro: “Il punto è: inserire lo strumento giusto al momento giusto. Hai bisogno di un buon groove, del solco? Ecco, il basso assolve a questa funzione. Per tutto il resto… c’è il pianoforte, lo strumento più completo. E la tromba, mannaja, il mio vero amore. Sto sviluppando un rapporto “totale” con quello strumento, fisico e spirituale: la tromba è me e io sono la tromba.”

  1. Siete tre musicisti decisamente eclettici e poliedrici: quali sono le coordinate stilistiche di ciascuno di voi e dell’intero progetto?

Tutti: “Veniamo da tre tipi di percorsi diversi. Essenzialmente riversiamo liberamente all’interno del trio tutto quello che ci passa per la testa, ed è proprio questo che dà ai brani (cover e inediti) alcune sfumature che neanche noi ci saremmo aspettati…”

  1. Abbiamo iniziato quest’intervista ripercorrendo il passato, ed è giusto chiuderla con un occhio al futuro: progetti, programmi ed eventi che vi vedono impegnati ora e che vi coinvolgeranno prossimamente?

Linoti: “Abbiamo grandi speranze, anche in questo periodo in cui con la musica non si può essere sicuri di emergere. Ma sicuramente lavoreremo sodo per poter proporre la nostra roba a più persone possibile. Perché siamo decisamente un trio di buon impatto live. E non si esclude in futuro di produrre un album con i nostri inediti, sempre secondo le nostre potenzialità economiche. Gli studi di registrazione costano, c***o!”

Moro & Corallo: “Parole Sante! Che Dio ci benedica!”

Alberto Sgarlato

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