Politica - 16 febbraio 2019, 11:32

Vivace dibattito sul nuovo logo turistico per Finale Ligure. Gualberti: "Non si vende una città che regala emozioni come fosse un pacco di biscotti"

Il candidato sindaco del centrodestra: "Chiunque vinca le elezioni e governi perché dovrebbe promuovere una città basandosi su un marchio di cui non ha nemmeno potuto vedere un bozzetto preliminare?"

Vivace dibattito sul nuovo logo turistico per Finale Ligure. Gualberti: "Non si vende una città che regala emozioni come fosse un pacco di biscotti"

Sta destando un vivace dibattito, sulle pagine Facebook dedicate a Finale Ligure, la notizia del bando varato per un nuovo logo turistico cittadino.

Ecco alcuni tra i commenti postati: 

"20mila euro per un nuovo logo. Si sarebbe potuto varare un concorso all'IPSIA tra gli studenti mettendo in palio un premio di 5mila al più meritevole e se ne sarebbero risparmiati 15mila".

"Il bando assegnato a un'azienda di Genova. E dire che a Finale abbiamo delle eccellenze nazionali nel settore della grafica e della comunicazione, che hanno il solo 'difetto' di essere finalesi. Nessuno è profeta in patria".

"La F che vorrebbe simboleggiare Finale sembra un tergicristallo che spazza via il blu del nostro mare".

Sul piano politico, ecco le considerazioni di Massimo Gualberti, candidato sindaco per il centrodestra: "Il nuovo logo che dovrebbe rilanciare la nostra Città non mi piace. Niente di più. Non si pretendeva fosse Ugo Nespolo a disegnarlo, ma neanche che l’unica scelta potesse ricadere solo sul colore: rosso o blu.

Un simbolo, come una bandiera, dovrebbe avere un’anima, un significato, dovrebbe mostrare in uno sguardo ciò che vorrebbe rappresentare. Il simbolo sintetizza un’idea ed è questa che muove il cuore, che suscita la passione, che genera l’orgoglio di esibirlo.

In effetti, in questo caso, non è il logo a non andare, ma un’idea distorta della nostra Città, che si vorrebbe vendere come un pacco di biscotti, dimenticando secoli di arte e cultura, i colori, i profumi e i sapori di un ambiente impareggiabile.  


Noi non siamo un prodotto, siamo un’idea e se dobbiamo puntare su un simbolo, la deve rappresentare. Tuttavia, il difetto principale di questa strategia comunicativa è la supponenza, la presunzione di chi ha superficialmente omesso di condividere un elemento così importante con il resto della Città. Mancano tre mesi alle elezioni, ci sono cinque liste in lizza e si vorrebbe pretendere che una campagna comunicativa fosse successivamente condivisa da chi non ha neppure visto il bozzetto. Verrebbe da dire: déjà vu…"

Redazione

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