Attualità - 19 luglio 2020, 10:08

La fiaba della domenica: "La delfina magrolina"

Lina era una piccola delfina figlia di Tobia e Serenella, due pigri e grassi delfini che passavano il tempo a prendere il sole nel blu dell’Oceano

La fiaba della domenica: "La delfina magrolina"

I genitori di Lina erano un po’ preoccupati e ormai da un bel po’ di giorni!

<<E perché>> direte voi?

Lina era una piccola delfina figlia di Tobia e Serenella, due pigri e grassi delfini che passavano il tempo a prendere il sole nel blu dell’Oceano.

A differenza dei suoi genitori, che amavano le grandi scorpacciate di pesce, che amavano riempirsi la pancia sino a scoppiare, per poi lasciarsi pigramente cullare dalle onde del mare e allegramente baciare dai caldi raggi del sole, Lina, sin dalla nascita, mangiava poco, aveva scarso appetito tanto da essere chiamata “Lina magrolina”.

Mamma e papà dapprima non fecero molto caso al poco appetito di Lina, pensarono ai capricci, al fatto che fosse figlia unica, alle storie, sussurrate dalle balene, di piccoli delfini che non mangiano per attirare l’attenzione su di sé, al fatto che i piccoli oggi sono più esigenti di quanto fossero loro un tempo, perché non hanno mai penato per la ricerca di cibo: poi però, vedendo loro stessi ingrassare e Lina dimagrire a vista d’occhio, cominciarono a essere preoccupati.

Dapprima, come sempre si fa in questi casi, si rivolsero al dottore e, in particolare, a Orca Dottore che disse di non preoccuparsi e prescrisse sciroppi , pastiglie di olio di pesce e vitamine alla piccola delfina. E poi, visti gli scarsi risultati, addirittura si rivolsero a Pesce Sega professore, il più illustre medico dei cuccioli conosciuto in tutto il mare circostante.

Ma fu un’altra delusione.

Sembrava che, a ogni dottore al cui cospetto veniva portata, Lina rispondesse in modo diverso con i suoi comportamenti. Ad esempio, Orca Dottore cercò di parlare con la piccola delfina, provando a farsela amica: ma che paura, come poteva lei, così piccina e magrolina, parlare con Orca che a ogni sbadiglio sembrava inghiottirla? E così Lina, muta come un pesce, nello studio di Orca si limitò a ingoiare sciroppo e pastiglie per accontentare i suoi genitori, rinunciando però anche al poco cibo che prima mangiava.

Che bisogno c’è di mangiare se prendo vitamine e intrugli vari?”, così ragionava tra sé e sé la piccola delfina.

Con Professore Pesce Sega Lina fu veramente incuriosita. L’illustre medico parlava e mentre parlava “Shh! Shh! Shh!” questo strano rumore riempiva lo studio.

Era la sega che, con orgoglio, il professore sbandierava davanti a Lina e ai suoi genitori, mentre illustrava a loro l’illustre rimedio. Avrebbero dovuto fare alla piccola una puntura tutti i giorni così, un po’ per il liquido fortificante delle punture, un po’ per la paura di dover fare altre punture, Lina si sarebbe messa a mangiare a quattro palmenti!

E così, ligi ai consigli del Professore e convinti dall’alto prezzo pagato per i consigli di lui, Tobia e Serenella ogni giorno bucavano Lina.

Che dramma ogni giorno!

Lunghe nuotate a inseguire la piccola delfina che, magrolina, era agile come il vento e fuggiva di qua e di là ai genitori grassi e goffi con la siringa tra le pinne.

Il risultato fu un’utile ginnastica per i due adulti, qualche chilo di meno per loro, tanto tanto nervosismo e dolori al sederino per la piccola delfina.

E lei non mangiava, dimagriva e soprattutto era molto, molto triste.

Questa brutta atmosfera turbò la Grande Balena, grande custode dell’armonia del mare.

Era ora di fare qualcosa per ridare serenità alla famiglia dei delfini, non poteva più consentire che quella famiglia, giorno dopo giorno, diventasse sempre più triste.

E così, la Grande Balena chiamò con un grande soffio il suo amico Gabbiano Veloce e gli chiese di volare lesto sino al Bosco dei Ciliegi ove viveva Gufo Saggio e di pregarlo di venire sul mare.

E siccome Gufo Saggio era molto, ma molto vecchio, chiese a Gabbiano Veloce di caricarlo sulle sue forti ali e di trasportarlo nel sole fino a lei. E così avvenne.

I delfini avevano già sentito parlare della straordinaria bravura di Gufo Saggio, della sua capacità di risolvere tutti i problemi di grandi e piccini. E, d’altronde, chi non ne ha sentito parlare? Lo troviamo in tutte le fiabe!

Il caro vecchio gufo, un po’ frastornato per il lungo viaggio sulle ali del gabbiano e affascinato dall’azzurro del paesaggio marino, lui abituato al verde dei boschi, subito così parlò ai delfini genitori:<< Voi dovete ascoltare la vostra cucciola delfina, ascoltarla col cuore! Ciò vuol dire che quando vi parla della sua scuola, dei suoi compagni, delle sue ansie si accorge che voi la ascoltate con le orecchie, ma con la mente altrove, ciò significa che vuol essere aiutata a imparare a immergersi in profondità, non vuole soltanto che gli diciate come si fa, ciò significa che se dice che non le piacciono i pesciolini trasparenti di cui voi vi ingozzate, vuol essere creduta anche se a voi, che ne andate matti, sembra impossibile!>>.

<< Se rifiuta qualcosa da mangiare, evitate di insistere sino a sfinirvi!>>

Gufo Saggio così poi parlò a Lina :<< Mia cara Lina, anch’io tanto tanto tempo fa sono stato piccino, e ricordo anch’io la fatica di crescere. Ascolta i tuoi genitori che ti vogliono bene e che per te cercano il bene, evita di fare i capricci per farti ascoltare, vedrai che d’ora in poi loro ti ascolteranno in maniera diversa>>.

E come per magia, dal mare si levò una musica: erano le onde che, felici per l’ospite inatteso, intonavano una dolce melodia.

E con quella musica nel cuore, che rendeva grazie alle parole di Gufo Saggio, la famiglia dei delfini ritornò a essere una famiglia felice.

Tratto da: "Le fiabe per... andare sereni al nido e a scuola (un aiuto per grandi e piccini)", di Elvezia Benini, Giancarlo Malombra e Cecilia Malombra, collana "Le Comete", Franco Angeli Editore. 

GLI AUTORI:

Elvezia Benini, psicologa, psicoterapeuta a orientamento junghiano, specialista in sand play therapy, consulente in ambito forense, già giudice onorario presso la Corte d'Appello di Genova. Autrice di numerose pubblicazioni a carattere scientifico.

Cecilia Malombra, psicologa clinica, specializzanda in criminologia e scienze psicoforensi, relatrice in convegni specialistici per operatori forensi e socio-sanitari. Autrice di pubblicazioni a carattere scientifico.

Giancarlo Malombra, giudice onorario presso la Corte d'Appello di Genova sezione minori, già dirigente scolastico, professore di psicologia sociale. Autore di numerose pubblicazioni a carattere scientifico.

Associazione Pietra Filosofale

L’Organizzazione persegue, senza scopo di lucro, finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale mediante l’esercizio, in via esclusiva o principale, delle seguenti attività di interesse generale ex art. 5 del D. Lgs. 117/2017:

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i) organizzazione e gestione di attività culturali, artistiche o ricreative di interesse sociale, incluse attività, anche editoriali, di promozione e diffusione della cultura e della pratica del volontariato e delle attività di interesse generale di cui al presente articolo;

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In concreto l’associazione, già costituita di fatto dal 27 gennaio 2016 e che ha ideato e avviato il concorso letterario Pietra Filosofale di concerto con l'amministrazione comunale, intende proporsi come soggetto facilitatore, promuovendo e stimolando proposte di cultura, arte e spettacolo sul territorio, organizzazione di eventi culturali e/o festival, ideazione e promozione di iniziative culturali anche in ambito nazionale, costruzione, recupero e gestione di nuovi spazi adibiti a luoghi di Cultura Permanente, anche all’interno di siti oggetto di riqualificazione e/o trasformazione quali ad esempio l’ex Cantiere Navale di Pietra Ligure, come già attuato nel 2018 presso la Biblioteca Civica di Pietra Ligure, ove ha curato un percorso specifico di incontri dedicati alla salute e al benessere attraverso il progetto Il sogno in cantiere": il sogno, in onore e ricordo del cantiere navale che un tempo a Pietra Ligure ha dato vita a tante navi che sono andate nel mondo, vuole ritrovare nel “Cantiere” il luogo di cultura permanente dove poter trascorrere un tempo dedicato al pensiero del cuore, per nutrire l'anima con letture, scrittura creativa, musica, conferenze, mostre.

La “Filosofia dell'associazione” è quella di ridare vita al "Cantiere" in una nuova forma e in un nuovo spazio, ma con lo stesso intento di progettare e costruire "mezzi" speciali, per poter viaggiare con l'immaginazione, strumento di fondamentale importanza per creare spazio e tempo migliori in cui vivere.

L'Associazione vuole favorire l'alchimia di differenti linguaggi, promuovendo spazi di arte, cultura e spettacolo, convogliando le energie nascoste, rintracciando il messaggio archetipico attraverso la narrazione, tentando di recuperare i meandri del proprio Sé, per creare momenti di incontro, scambio e ascolto e per gioire dell'Incanto della Vita. L'aspetto narrativo si è già concretizzato nel 2016 attraverso l'esperito Concorso letterario sulla fiaba; la fiaba è metafora di vita: se il suo linguaggio è ricco e articolato, anche la vita, di conseguenza, sarà ricca e articolata, capace, come per i personaggi delle fiabe, di conservare una nicchia di libertà che faccia considerare l'alterità, l'altro, come un patrimonio da tesaurizzare. L'intento è quindi quello di compiere il “varo” di un “Festivalincantiere” quale contenitore di numerose iniziative, in primis il recupero del concorso letterario sulla fiaba, per poter consentire di viaggiare con l'immaginazione, strumento di fondamentale importanza per creare uno spazio e un tempo migliori in cui vivere e per offrire al Comune l'ampliamento della propria visibilità culturale sia a livello locale sia nazionale e oltre.

«I luoghi hanno un'anima. Il nostro compito è di scoprirla. Esattamente come accade per la persona umana.» scrive James Hillman

La triste verità è che la vera vita dell'uomo è dilacerata da un complesso di inesorabili contrari: giorno e notte, nascita e morte, felicità e sventura, bene e male. Non possiamo neppure essere certi che l'uno prevarrà sull'altro, che il bene sconfiggerà il male, o la gioia si affermerà sul dolore. La vita è un campo di battaglia: così è sempre stata e così sarà sempre: se così non fosse finirebbe la vita. (C.G.Jung, L'uomo e i suoi simboli)

Pedagogia della fiaba

La fiaba è metafora di vita: se il suo linguaggio è ricco e articolato, anche la vita, di conseguenza, sarà ricca e articolata, capace, come per i personaggi delle fiabe, di conservare una nicchia di libertà che faccia considerare l'alterità, l'altro, come un patrimonio da tesaurizzare e non come un competitor o peggio come un diverso stigmatizzabile in minus da omologare coercitivamente.

"L'aspetto linguistico così intenso ed evocante contesti e costrutti, spesso caduti nell'oblio, è il necessario contenitore, è la pelle del daimon che consente a ciascuno di riappropriarsi di conoscenza e di dignità, ricordando a tutti e a ognuno che l'ignoranza è la radice di tutti i mali". (Giancarlo Malombra in "Narrazione e luoghi. Per una nuova Intercultura", di Castellani e Malombra, Ed Franco Angeli). 

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