“Ricorderemo 14 nostri concittadini che furono deportati nei campi di concentramento, questa iniziativa è stata voluta fortemente dal consigliere regionale Bozzano, dal vice sindaco Pierfederici e dalla sottoscritta. Quello che è accaduto non deve succedere mai più, un ricordo molto significativo”.
Questa l’iniziativa illustrata dall’assessore Mariangela Calcagno in occasione della Giornata della Memoria in onore di 14 cittadini di Varazze che hanno perso la vita nei campi di concentramento e per i quali sono state posizionate 14 pietre commemorative.
La celebrazione si è svolta in piazza Nello Bovani ed erano presenti l’ex primario del reparto di pediatria, il pediatra Amnon Cohen, lo storico Mario Traversi, gli alpini e l’associazione marinai d’Italia.
Le targhe hanno visto ricordare Antonio Accinelli, Bartolomeo Accinelli, Agostino Bernardis, Livio Canale, Armando Cerruti, Pietro Gio Batta Cerruti, Antonio Delfino, Mario Piombo, Angelo Piombo, Giovanni Isetta, Gio Batta Salviati, Ludovico Koffler, Luigi Pigozzi, Raffaele Leghissa.
Mario Traversi ha recitato una poesia dedicata ai 14 concittadini, alcuni dei quali di sua conoscenza, mentre Don Claudio si è soffermato su un brano biblico inerente il dovuto "ricordo" a Dio, quando si è in tempo per evitare certi errori e orrori.
Un excursus su quanto avvenne a causa della follia omicida nazifascista, ha riportato i presenti sulla necessità di vigilare affinché certi errori non abbiano a ripetersi, mentre un appello all'osservanza ferma e attenta della Costituzione, riguardante il divieto assoluto di "Apologia del Fascismo", è stato lanciato da Davide Petrini, che ha stigmatizzato l'assenza di interventi in merito.
Gli oratori hanno giustamente onorato con efficacia la necessità e il dovere di vigilare affinchè non abbiano a ripetersi errori e orrori, spesso accompagnati da lassismo ed indifferenza.
Ed ecco la poesia scritta e letta dal giornalista, scrittore storico e poeta Mario Traversi:
Oltre quel fumo
Quattordici.
Non è un numero
sulla tavola pitagorica,
ma persone,
gente come noi,
nostri concittadini
per i quali oggi
qui, abbassiamo il capo
per leggerne i nomi,
mentre qualcuno passa oltre
attento a non inciamparsi,
perché inciampo è il pensare,
il meditare su quelle morti
che arrivano da terre lontane
dove il fumo dei camini
non usciva da pacifici casolari
ma da fabbriche di morte
e consegnava al vento
la sorte di vite spezzate.
Qui non c’è posto per l’odio,
l’odio appartiene ai perdenti.
Qui ci sono i vincitori
di una battaglia per la libertà
che le nuove generazioni
hanno il dovere di ricordare
per non dimenticare,
per non cadere in eguali tragedie.
Quattordici.
È un urlo di vita oltre quel fumo
che non si può spegnere
perché alimentato dalla nostra coscienza,
giudice supremo delle nostre azioni.