Con l'entrata in vigore dell'armistizio di Villa Giusti, firmato a Padova il 3 novembre 1918, esattamente 103 anni fa venne sancita la fine della Prima Guerra Mondiale nel nostro paese.
Un conflitto dal quale l'Italia, entratavi il 24 maggio 1915, uscì tra i vincitori (anche se già all'epoca si parlò di "vittoria mutilata"), ma pagando un prezzo altissimo: più di un milione di caduti tra militari e civili. Un numero terribile, testimonianza di una tragedia che ha segnato in maniera indelebile l'esistenza di chi direttamente o indirettamente ne ha preso parte.
Ed è per questo che al di là della celebrazione della vittoria in sé, è assolutamente importante ricordare chi tra le pietre del Carso e nel fango delle trincee ha sacrificato la propria gioventù in nome di una guerra combattuta in condizioni brutali e nella quale il rispetto per la vita umana ha perso ogni tipo di significato.
Vogliamo così dedicare un pensiero o una preghiera a chi è partito per il fronte senza più tornare, ma anche a chi da quei luoghi e da quell'orrore è riuscito a rientrare trascinando con sé strascichi indelebili nel cuore e nella mente.
Oltre secolo ci separa da quanto accaduto, ma essere consapevoli della nostra storia è un dovere al quale non possiamo sottrarci per evitare che gli errori del passato possano ripetersi. Né il 4 novembre, Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate, né mai.