Le difficoltà di accesso alle cure non si sono allentate, in alcuni casi, con l'alleggerimento delle misure anti-Covid nella società civile. Anzi, con uno strascico di visite e pratiche diagnostiche annullate, rimandate, vanificate, per chi da tempo soffre di patologie sembra ancora un'impresa ottenere cure o responsi tempestivi. In più ci si mette in mezzo, anche qui talvolta, il rimpallo di responsabilità. Pubblichiamo di seguito, per intero, la lettera di un giovane paziente, con uno spirito propositivo per la risoluzione di eventuali intoppi che abbiano compromesso o compromettano le sue urgenze di sollievo e guarigione.
Vi scrivo per portare a conoscenza una mia problematica tuttora in atto con l’Ospedale Santa Corona di Pietra Ligure, che spero non riguardi altri pazienti nelle mie condizioni. Premetto che ho una invalidità dell’80% a causa di un linfoma da circa 3 anni. Da due mesi mi trovo impossibilitato nello svolgere la mia professione di agente di commercio a causa di una grave sciatalgia, portata da due ernie lombari che mi paralizzano completamente una gamba.
Dopo una prima ecografia all’addome ad inizio settembre, mi viene prescritta dal medico di famiglia una visita neurologica d’urgenza, ma prima che riesca ad effettuarla, nella notte del 13 settembre, a causa di un dolore non sopportabile, la mattina del 14 settembre vengo trasportato al pronto soccorso con l’ambulanza e trattato con farmaci oppioidi per mantenere un quadro gestibile in ambito domiciliare.
Mi viene prescritta una risonanza lombosacrale con urgenza, ma, sfortunatamente, non si trova una struttura in grado di effettuarla in una tempistica adeguata, quindi, in accordo con il medico curante, il 16 settembre decido di effettuarla a pagamento in regime di intramoenia (262 euro).
Nonostante la terapia molto forte composta da punture di cortisone (arriveremo ad oltre una trentina) e 4 medicinali diversi a supporto, il dolore non è sotto controllo.
Il 27 settembre effettuo la visita neurochirurgica d’urgenza, mi viene prescritto dal dottore dell’ospedale nei 15 giorni successivi una infiltrazione radioguidata (al 19 ottobre non ero ancora stato contattato neanche per il tampone).
Il 4 settembre, durante la visita fisiatrica effettuata in un centro convenzionato, mi viene disposta una nuova cura a base di cortisone (2 punture al giorno) da abbinare ai farmaci oppioidi per la gestione del dolore.
Nel fine settimana del 10 ottobre, evidentemente sfiancato da questa terapia, accuso dolori molto forti all’addome con forti capogiri e nausea che mi vedono costretto ad interrompere la cura, iniziando in parallelo una serie di sedute di agopuntura nel tentativo diminuire questi farmaci.
Il 28 ottobre mi viene somministrata, sotto controllo scopico, l’infiltrazione foraminale con anestetico locale e cortisonico, ma già dal giorno successivo torno ad accusare dolori lancinanti che mi impediscono nuovamente la deambulazione.
In data 3 novembre finisco nuovamente al pronto soccorso a causa dei dolori molto forti e soprattutto su consiglio del medico, per eventualmente capire se potesse essere andato qualcosa in modo non corretto durante l’intervento.
Prima delle dimissioni, mi vengono somministrate due flebo, Contramal + Plasil e Paracetamolo per calmare il dolore.
Arriviamo a questi giorni. Il Pronto Soccorso, durante la mia permanenza, contatta il reparto di Neuroscienze (dove mi è stata fatta l’infiltrazione) per chiedere un parere, ma, per l’ennesima volta, inizia un rimpallo di responsabilità: mi chiedono di contattare il neurologo in quanto loro non sono autorizzati a rispondere.
Nel pomeriggio del 4 novembre contatto il Neurologo di Santa Corona, il quale, nonostante il giro dei reparti fatto il giorno prima, mi rimanda al mio medico di famiglia per eventualmente riprendere un appuntamento al Cupa per una nuova ed eventuale visita, pur ricordando che la situazione è peggiorata nel post intervento. Praticamente significa ricominciare tutto l'iter da capo.
Vorrei sapere: essendo di nuovo fermo a letto consumato dal dolore, quali strade potrei intraprendere per trovare una via d’uscita? Chi può davvero prendersi cura di me?
Questa segnalazione è anche diretta a chi volesse intervenire (MEDICI, RESPONSABILI SANITARI E ISTITUZIONALI, CITTADINI, AMMINISTRATORI) - scriveteci a: direttore@savonanews.it





