Si è tenuto nel tardo pomeriggio odierno l'incontro (in videoconferenza) con la Regione sull'ospedale di Cairo Montenotte. Il presidente della Regione Giovanni Toti, nonché assessore alla Sanità, si è confrontato con i sindaci valligiani, il comitato sanitario locale e le rappresentanze sindacali.
Un incontro particolarmente atteso: la Regione era chiamata a fugare ogni dubbio sul futuro del nosocomio, rispondendo alle domande del territorio e in particolare al documento unitario stilato qualche mese dagli amministratori valligiani in collaborazione col comitato e le rappresentanze sindacali.
Il presidente Toti ha illustrato la delibera di giunta regionale approvata nelle settimane scorse: il nosocomio assumerà la connotazione di centro per l’assistenza intermedia e offerta territoriale, garantendo la presenza di un ospedale di comunità (20 posti letto), un reparto di riabilitazione post-acuti (40 posti letto), una casa di comunità e la presenza di un punto di primo intervento per bassa complessità assistenziale H12.
Un intervento da oltre 10 milioni di euro, finanziato a valere sulle risorse del PNRR, integrate dove necessario, da cofinanziamento aziendale. Nel dettaglio alcuni numeri: 650 mila euro per l'adeguamento antisismico su tutto l'edifico, eccetto edificio denominato "Ex Maddalena"; 270 mila euro per la realizzazione dell'ospedale di comunità (1° piano); 320 mila euro per la creazione del reparto di riabilitazione (2° piano); 1.200.000 euro per la costruzione della casa di comunità, piano seminterrato, terra, primo e terzo; 8.157.500 euro per la ristrutturazione edilizia pesante dell’edificio denominato "Ex Maddalena”, con demolizione e ricostruzione con ampliamento volumetrico, e le destinazioni di Casa Comunità (piano seminterrato e piano primo) e Radiologia (piano terra). Sono previsti lavori di demolizione e ricostruzione e acquisto di arredi per un costo stimato di 4.907500 euro, nonché l’acquisto di attrezzature radiologiche e nuova TAC per un costo stimato di 3.250.000 euro.
"Fatte salve alcune variabili indipendenti dalla nostra volontà legate all’emergenza sanitaria in atto con lo stato di emergenza ad ora fino al 31 marzo e alle tempistiche del governo sull’attuazione del Pnrr, la prossima estate inizierà il percorso di riqualificazione dell’ospedale - spiega Toti - Sarà un potente e fondamentale presidio della nostra sanità, che riteniamo potrà soddisfare fino al 90% dei bisogni di salute del territorio".
"Si tratta del primo presidio che potenzieremo secondo le linee del Piano nazionale di ripresa e resilienza con l’ospedale di comunità dedicato alla media e bassa complessità e la casa di comunità, con i medici di medicina generale che gestiranno, insieme ai colleghi della continuità assistenziale, l’ambulatorio di primo intervento. Il fulcro è il potenziamento dell’offerta territoriale, mediante la conversione dell’attuale ospedale per rendere l’assistenza di prossimità maggiormente diffusa e capillare sul territorio, garantendo cure primarie ed intermedie tempestive, soprattutto alle categorie più fragili".
"Il punto di partenza – sottolinea Toti – è la ricognizione puntuale dei bisogni del territorio, ovvero l’analisi delle richieste dei pazienti rispetto alla sanità valbormidese, quindi i numeri e le tipologie di accessi giornalieri incrociato, poi, con il modello hub e spoke, che è ormai il quadro di riferimento consolidato con una sanità territoriale diffusa per la bassa e media complessità di cura e i grandi hub per tutte le patologie ad alta complessità o tempo dipendenti".
Il crono-programma prevede un percorso di lavori articolato in tre anni, a partire dall'individuazione puntuale degli interventi da parte di Regione entro il 28 febbraio e la sottoscrizione dell’intesa con il ministero della Salute entro maggio 2022 per poi procedere con l’attuazione degli interventi, che dovranno necessariamente essere conclusi e rendicontati entro il 2026 come previsto in modo inderogabile dal Pnrr.
"Ritengo che entro 24 mesi dall'avvio del progetto – aggiunge Toti - l’80% dei servizi aggiuntivi sarà attivato, con i primi di questi servizi a regime già entro la primavera del 2023. Tutto questo avverrà – aggiunge Toti - a prescindere dal contenzioso in corso per l’annullamento della gara di affidamento della gestione di quel presidio ai privati, che non interromperà questo percorso".
Un progetto definito dalla Regione "di potenziamento", bocciato però ampiamente dal territorio. La Val Bormida infatti, come oramai noto, chiede un ospedale funzionante con un pronto soccorso H24 in grado di far fronte alle emergenze.
"Negli ultimi dieci abbiamo assistito al declassamento del nostro ospedale - commenta Paolo Lambertini, sindaco di Cairo e presidente del distretto socio-sanitario delle Bormida - L'intenzione di costruire qualcosa è sicuramente positiva, però non basta, serve confrontarsi ulteriormente sulla questione emergenze, un tema molto sentito in Val Bormida".
"Il tema vero è quello delle emergenze, soprattutto tenuto conto delle caratteristiche orografiche della Val Bormida, nonché delle vie di comunicazione, spesso in sofferenza durante la stagione invernale - prosegue Roberto Arboscello, consigliere regionale del Pd - Un grosso investimento quello della giunta Toti che però non va a soddisfare le reali esigenze del territorio".
"Oggi ci aspettavamo di più e soprattutto qualcosa di diverso - attacca Andrea Pasa, segretario generale della Cgil Savona - Il governatore non ha dato nessuna risposta in merito al documento stilato in collaborazione con i sindaci e il comitato sanitario locale. Le nostre proposte non sono state prese in considerazione".
"Quando sento associare i numeri alla sanità rabbrividisco - aggiunge Giuliano Fasolato, presidente del comitato sanitario locale - La Val Bormida dispone dei requisiti necessari per avere un ospedale di 'area disagiata'".
Il presidente Toti ha infine espresso la massima disponibilità a valutare il potenziamento del servizio di automedica e la possibilità di apertura del punto di primo intervento sulle 24 ore sulla base dei dati reali di fabbisogno, chiarendo che “certamente non posso promettere un pronto soccorso che a Cairo non sarebbe sostenibile per numero e tipologie di accesso, rispetto ad un bacino di utenza come quello. Non è una questione di investimenti. Su tutto il resto invece ragioniamo con serenità ma sulla base dei numeri”.