8 marzo, la vendita di mimose esplode e quest’anno, grazie al clima mite di febbraio che ha permesso la fioritura nei tempi, la produzione è stata abbondante. Il dato è di Coldiretti, che ricorda come il 90% dei produttori nazionali delle piante simbolo della giornata internazionale della donna siano liguri, per la precisioni provenienti dal distretto florovivaistico sanremese.
“A differenza degli altri anni la fioritura è arrivata in tempo, - spiega a La Voce di Genova Gianluca Boeri, presidente regionale Coldiretti – ovviamente se le piante fioriscono troppo tardi l’8 marzo i produttori si ritrovano senza mimose, ma può essere un problema anche la fioritura anticipata. In questo caso però l’esperienza dei produttori nel saperle conservare in celle frigorifere consente di avere oggi tutti un bel mazzolino”.
In Liguria i produttori sono circa 1500, tutte aziende familiari concentrate quasi esclusivamente a ponente come il resto del mercato del fiore reciso che in questi giorni è alle prese con gli effetti del blocco dei rapporti con la Russia, paese importatore di fiori, che rappresenta per le aziende florovivaistiche liguri circa il 30% del mercato delle esportazioni.
“Buona fetta di produzione andava verso la Russia e la chiusura de mercato ha portato non poche difficoltà”, commenta Boeri. I fiori preferiti nell’est sono principalmente ranuncoli, anemoni e papaveri, tutti provenienti in gran parte dal distretto sanremese.
Le difficoltà degli agricoltori sono amplificate dal già pressante aumento dei costi di produzione dovuto al caro di luce e gas che in agricoltura significa un aumento dei costi di fertilizzanti e altri beni strumentali. Due settimane fa Coldiretti aveva organizzato una manifestazione, a due giorni dallo scoppio del conflitto.
“Da allora – spiega Boeri - la situazione è ovviamente peggiorata, perché abbiamo visto un aumento di quasi 20 centesimi per benzina e gasolio. Le flotte dei pescherecci sono scese in piazza perché, come denunciamo da giorni, non riescono a sostenere il costo di un pieno rispetto al guadagno dal pescato, siamo al punto di non ritorno e le aziende agricole ci sono quasi, i costi dei fertilizzanti continuano ad aumentare, in generale c’è stato un incremento del 200% dei costi rispetto a prima, e questo è verificato dall’aumento del gas e dei trasporti. Questo impedisce alle aziende di ottenere un margine già risicato, ma se questo margine scompare si produce sottocosto”.
Un rimedio può essere quello di rallentare la produzione per alleggerire i costi, ma piante e animali hanno comunque bisogno di cure per la crescita e il benessere, e rallentare il processo produttivo significa diminuire quantità, ma anche qualità.





