Attualità - 12 giugno 2022, 07:30

Il finalese riscopre due nuovi tesori d'arte: restaurati due affreschi nelle chiese di Perti (FOTO)

Entrambi, collocati nella chiesa dei "Cinque Campanili" e in quella di San Sebastiano, raffigurano i beati domenicani Damiano Fulcheri e Vincenzo Maglio

Il finalese riscopre due nuovi tesori d'arte: restaurati due affreschi nelle chiese di Perti (FOTO)

Due esempi unici dell'arte rinascimentale tornano, per quanto possibile, al loro antico splendore. 

Si tratta di due affreschi devozionali risalenti alla fine del XV secolo, restaurati di recente col sostegno di "Fondazione De Mari" nell’ambito del progetto "Museo Diffuso del Finale". 

A occuparsi dell’intervento, condotto nel luglio 2021 da Claudia Maritano e Claudia Cravero, sotto la direzione scientifica della dottoressa Francesca De Cupis (storica dell’Arte e componente della Soprintendenza ABAP per le province di Imperia e Savona).

I due affreschi sono particolarmente significativi nella ricerca delle radici storiche del territorio, in quanto raffigurano beati domenicani che inizialmente si pensavano originari del Finale e oggetto di un'intensa venerazione locale, vissuti nel convento di Santa Caterina in Finalborgo, fondato dai marchesi Del Carretto nel 1359 e ampliato a fine Quattrocento con la costruzione dei due splendidi chiostri in pietra del Finale: Damiano Fulcheri, nativo di Perti, e Vincenzo Maglio da Orco.

L'affresco restaurato nella chiesa della Madonna di Loreto, sulla sua parete destra della piccola chiesa raffigura due frati ai lati di uno stemma dei Del Carretto collocato su una colonna centrale.

La novità emersa in quest'ultimo periodo deriva dallo studio degli abiti dipinti: mentre pochi sono i dubbi sulla figura del Fulcheri, l'altro beato raffigurato potrebbe essere Ilario da Mantova e lo si percepirebbe dalla tenuta non da frate da ma converso. 

L’altro affresco devozionale, realizzato nel 1493 su commissione di Bernardo Balestrero, si trova invece nella chiesa di San Sebastiano, anch’essa legata alla committenza dei Del Carretto, nel fondovalle del Pora.

In esso sono raffigurati il Fulcheri su di un pulpito ligneo benedicente una folla di fedeli riunita ai suoi piedi e, ai suoi lati, un frate in atto di confessare ai cui lati vi è un gruppo di donne la cui ala destra presenta una suggestiva acconciatura costituita da una “ciambella” in stoffa con nastri che avvolgevano i capelli, tipica della fine del XV secolo e degli inizi del successivo in Liguria.

Qualche nebbia sull'autore degli affreschi, ad ora attribuiti a un anonimo pittore di cultura piemontese, probabilmente dal monregalese nei pressi di Mondovì, oppure di un artista itinerante che ha mischiato diverse caratteristiche pittoriche.

L'occasione della presentazione è stata apprezzata anche per poter aprire al pubblico una chiesa spesso chiusa e trascurata, venendo anche trasformata in un magazzino. Fino alla sua riscoperta e all'avvio di numerosi restauri, tutt'altro che conclusi.

Si tratta della cappella intitolata a Nostra Signora di Loreto, comunemente nota come "Cinque Campanili" grazie ai pinnacoli che la rendono uno dei più importanti esempi di architettura rinascimentale nella nostra regione e non solo. In un suggestivo ambiente rurale, questa piccola chiesa fu edificata sul modello fiorentino della Sagrestia vecchia in San Lorenzo del Brunelleschi (1419-28) e della Cappella Portinari intitolata a San Pietro Martire in Sant’Eustorgio a Milano (1462-68). Incerta la committenza della sua costruzione, che secondo le ultime ricerche potrebbe essere opera di Giovanni I Del Carretto e Viscontina Adorno, grazie alla presenza di uno stemma delle loro nozze.

"Per noi è importante aprire queste chiese di eccezionale valore. Forse non sempre ne recepiamo l'importanza nell'architettura ligure di questi edifici, il fatto di poterli aprire è quindi fondamentale" ha detto il dottor Murialdo, presidente del Mudif, specificando che però è da considerarsi un "cantiere aperto ancora in fase di definizione". 

Mattia Pastorino

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