Attualità - 24 novembre 2023, 10:00

Giornata contro la violenza sulle donne, criminologo Padovano: "Si scongiuri il rischio di assimilare la violenza di genere all'esercizio di un trattamento di genere"

Con il docente universitario abbiamo fatto un'analisi con diverse riflessioni sulla piaga che da anni affligge la nostra società

Giornata contro la violenza sulle donne, criminologo Padovano: "Si scongiuri il rischio di assimilare la violenza di genere all'esercizio di un trattamento di genere"

Dopo l’ennesimo omicidio di una donna e in occasione, domani, 25 novembre, della giornata nazionale contro la violenza delle donne, abbiamo fatto un’analisi con il criminologo Stefano Padovano, docente universitario a Genova e Milano, ma soprattutto impegnato sul campo, attraverso la supervisione dei progetti di prevenzione, trattamento e reinserimento che riguardano l’area penale ligure. Dalla conversazione ne sono scaturite alcune riflessioni. 

Prima di tutto cosa si sente di dire in occasione del 25 novembre?

"Che non sono avvezzo a retoriche e banalizzazioni, pertanto tutti i giorni sono un 25 novembre. Lo sono per quello che facciamo, per come ci comportiamo, per la gratuità con cui riusciamo a stare con gli altri, nel rispetto di tutte le persone vittime di qualsiasi sopraffazione: fisica, psicologica, di ogni genere. Proviamo però a fare un’analisi di ciò che sta accadendo. 

Per farlo dobbiamo partire da una riflessione di fondo. Aggirare qualche equivoco di troppo che ruota intorno al tema e direi anche a coloro che se ne occupano. Qualcosa va certamente reimpostato, rivisto direi, perché il rischio è compromettere quanto di buono fatto fin qui. Le faccio un esempio, il primo, l’uso del termine ‘femminicidio’, che ha indotto dieci anni fa il Parlamento ad approvare una legge ad hoc, la 119, mette li l’accento sul fatto che si tratta di una violenza unidirezionale che sfocia spesso in assassini premeditati, di cui ahimè ancora oggi si sente parlare di raptus o scatti d’ira, quasi dimenticando che gli omicidi di genere rappresentano il culmine delle vessazioni subite nel tempo e che non avvengono mai all’improvviso. Dopo di che, coniato il termine, orrendo me lo lasci dire di femminicidio, scatta il paradosso perché come già accade per i maltrattamenti in famiglia e lo stalking, questi reati non affiorano nelle statistiche ufficiali come avviene per un furto o una rapina, differenziati per ogni sottospecie. Invece, individuarne le connessioni tra i fattori che li determinano, i contesti territoriali, l’età, le classi sociali, i gradi di istruzione e tante altre variabili, sarebbe decisivo per migliorare gli interventi preventivi e il trattamento posteriore. Le risparmio poi le pratiche per risalire al numero di ammonimenti richiesti, concessi e rigettati. Quelli rispettati e quelli no. Se non fosse per la sensibilità dei Questori, che tuttavia sono autorizzati dal Ministero dell’Interno, saremmo ancora all’era del cinghiale bianco".

Proseguiamo pure con altre valutazioni.


"Di recente si è sviluppata una certa onda di pensiero che guarda alla violenza di genere che tiene unicamente conto del fattore maschio. E’ fuori di dubbio che questo sia riscontrabile su un piano di oggettività, dei fatti intendo, ma se si vuole affrontare la questione al meglio, occorre sapere guardare anche al di là dell’appartenenza di genere. Affermo questo perché la violenza nelle relazioni, oltre che di genere, è violenza diffusa. Estesa anagraficamente, trasversale per appartenenze sociali, adolescenziale e tra giovani adulti, diffusa sia nei maschi, sia nelle femmine. E quando non è agita, è peggio minacciata: tra figli e genitori, dagli studenti a danno degli insegnanti, per strada e in privato, nel rapporto tra cittadino e autorità, non più nascosta ma celebrata, anzi proprio rivendicata se vogliamo dirla tutta. E questo perché già da una decina di anni la violenza è sempre più percepita come una risorsa possibile, tra le varie, nella risoluzione dei conflitti".

Interessanti spunti, ma che altro si potrebbe fare sul territorio? Nella provincia savonese esistono delle realtà che si occupano direttamente dell’assistenza delle donne vittime di violenza. 

"Le questioni operative non sono certo di minore importanza. Dal nazionale al locale, quindi anche nelle due realtà savonesi, che per altro conosco, si riscontra la composizione di equipe dedicate a contrasto e presa in carico del fenomeno nettamente composte da operatrici donne. Con ciò ne va da sé che all’inizio si fosse generata una maggiore sensibilità delle donne, visto l’altissima percentuale di vittimizzate, ma oggi il salto sta nella possibilità di mirare alla composizione di equipe di operatori sempre più eterogenei per genere e nazionalità. Questo maggiore bilanciamento vale anche nella composizione di un ufficio delle forze dell’ordine oltre che in un centro antiviolenza se si intende alzare i gradi di sensibilità, conoscenza e deterrenza degli autori. Come ho già detto ad un altro giornale, è centrale incentivare in ogni ambito la formazione professionale di agenti, educatori, psicologi maschi, perché sono ancora troppo pochi quelli coinvolti. Gliela dico con in una battuta: si deve scongiurare il rischio di assimilare la violenza di genere all’esercizio di un 'trattamento di genere'".

Chiudiamo con un buon auspicio, con la formulazione di un augurio?

"E’ scontato ma ci si augura che questo fenomeno criminoso torni ad essere residuale, se non sconfitto. Un augurio tecnico, che potrebbe rivelarsi vincente se si concretizzasse di più, è una maggiore interazione tra i soggetti che operano su queste tematiche, a tutti i livelli. E’ un pò una tendenza nazionale, e quindi anche ligure, ma non può equivalere a una giustificazione. Qualche anno fa, ad Albenga, in una giornata di formazione agli operatori, da questa raccomandazione ne seguì un applauso partecipato, ma se le buone intenzioni non si traducono gli applausi servono a poco".

Ma esiste qualche esperienza che ha fatto tesoro di queste indicazioni?

"A Brescia si è almeno intrapresa la direzione. Per il secondo anno si stanno allargando le partnerschip di lavoro. Pensi che ho appena pubblicato un lavoro sulle donne vittime di violenza straniere. Per la precisione marocchine che hanno seguito l’iter: denuncia, presa in carico, programma e reinserimento. Speriamo sia solo l’inizio".

Luciano Parodi

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