Fa un certo effetto vedere, in un parco di Alassio, un paio di scarpe appese ai fili della luce o a un lampione. Sono scarpe da ginnastica dondolanti sornione sulla testa di chi passa in bicicletta oppure a piedi.
E qui scatta l’interrogativo sul significato del gesto. C’è chi sostiene che le scarpe appese ai fili segnalino i luoghi in cui si possono commettere furti, spaccio e consumo di droga oltre ad una sintomatologia di bullismo, noia e ubriachezza. C’è chi è convinto che sia una pratica usata dalle bande minorili per delimitare i confini. O ancora c’è chi dice che le scarpe vengano lanciate alla fine della scuola o in prossimità di un matrimonio, quando si festeggia la fine del servizio di leva o rito di passaggio in ambito militare.
Per altri, infine, le “scarpe volanti” sarebbero un trend che si sta diffondendo tra i giovani per segnalare in modo originale ai coetanei di aver vissuto la loro prima esperienza sessuale e quindi di aver perso la verginità.
Qualunque sia la spiegazione esatta, il “shoefiti”, italianizzato anche con “scarpe volanti”, è un fenomeno che prende il nome dall’unione delle parole “shoe” (scarpa) e “graffiti” e si riferisce alla pratica di legare tra loro i lacci di un paio di scarpe e lanciarle in aria con lo scopo di appenderle in mezzo alle strade. Il gesto era chiamato originariamente “Shoe flinging”, appunto “lancio della scarpa”.
Nato nelle zone rurali e urbane degli Stati Uniti come manifestazione del folklore giovanile, il “shoefiti” si è dapprima diffuso in America Latina, dove è molto comune vedere alberi “a tema”, interamente ricoperti di scarpe. Si chiamano “shoetree” e vengono addobbati con tacchi a spillo, stivali o scarpe da tennis.
Successivamente, grazie ad Internet, questi “attacchi d’arte” misteriosi sono ben presto dilagati nelle città di tutto il mondo, assumendo i più diversi significati. In Nuova Zelanda addirittura è diventata una pratica sportiva amatoriale nelle comunità agricole in cui ci si sfida a lanciare più lontano o più in alto gli stivali di gomma.
Persino il cinema, negli anni, ha reso celebre le “scarpe volanti”, grazie al film “Sesso e potere” (1997) di Barry Levinson, in cui il defunto Sergente Schumann (interpretato da Woody Harrelson) viene omaggiato proprio da numerosi e spontanei lanci di scarpe sui cavi elettrici. Altre pellicole dove appare lo shoefiti sono “Big Fish” di Tim Burton (2003), dove simboleggiano la ricerca della felicità; “Creed - Nato per combattere” (2015); “Sex Movie in 4D” (2008) o “Stanno tutti bene” di Giuseppe Tornatore (1990), dove alle scarpe volanti viene dedicata una lunga inquadratura.
E mentre proliferano interpretazioni e vere e proprie leggende metropolitane di questo curioso fenomeno, centinaia di scarpe continuano a volare. Anche ad Alassio.






