Attualità - 13 agosto 2025, 16:04

Trasporto di bovini sotto il sole: PAI e OSA denunciano un nuovo caso a Zinola

«Difendere il benessere animale non è un atto “da animalisti”, ma di civiltà e responsabilità collettiva»

Nuova protesta del Partito Animalista Italiano e dell’Osservatorio Savonese Animalista contro il trasporto di animali vivi in condizioni climatiche estreme.

Con una temperatura di 29°C, all’esterno, i volontari delle due associazioni hanno documentato lo scambio di bovini tra automezzi nello svincolo autostradale di Zinola, sottolineando che all’interno dei veicoli la temperatura doveva essere ben superiore, trasformando il tragitto in “una prigione rovente”.

«Il Regolamento europeo (CE) n. 1/2005 stabilisce che la temperatura interna durante il trasporto di bovini, suini, ovini, caprini ed equini domestici non debba superare i 30°C ± 5°C». Secondo PAI e OSA, già alle prime ore del mattino si era vicini al limite di legge, ponendo dubbi sulla sostenibilità e sulla necessità di viaggi simili in giornate calde, tanto più considerando che la destinazione finale era il macello.

«Per questi animali - affermano le associazioni - non si tratta di un semplice spostamento, ma di un calvario di calore soffocante, sete, stress e paura». Le due realtà ribadiscono che il rispetto e il benessere animale devono tradursi in scelte concrete: «La soluzione parziale è la macellazione a chilometro zero, eliminando il trasporto di animali vivi. La soluzione definitiva, nonostante il divieto imposto dal ministro Lollobrigida, sarà la carne coltivata, che può mettere fine a queste sofferenze».

Il problema, ricordano, non riguarda solo l’etica: «Molti credono che queste vicende riguardino “solo” gli animali. Non è così. I trasporti di animali vivi contribuiscono alle emissioni di gas serra, al consumo di carburante e alla congestione stradale; aumentano il rischio di incidenti e la diffusione di malattie zoonotiche, che possono passare dagli animali all’uomo».

«Quando un sistema produttivo accetta di infliggere sofferenza a un essere senziente - concludono PAI e OSA - manda un messaggio pericoloso: che il profitto può valere più della vita. Difendere il benessere animale non è un atto “da animalisti”, ma di civiltà e responsabilità collettiva. Ignorarlo significa accettare un mondo più crudele, più insicuro e meno giusto, per tutti».

Redazione

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