La Corte di Cassazione torna a pronunciarsi con fermezza su un tema che sta scuotendo amministrazioni e automobilisti: le multe elevate tramite autovelox approvati dal Ministero dei Trasporti ma non omologati sono da considerarsi illegittime. Non solo le sanzioni economiche, ma anche la decurtazione dei punti patente vengono annullate in mancanza della doppia certificazione.
L’ultima ordinanza, depositata il 1° ottobre, trae origine da un episodio avvenuto a Bussi sul Tirino, in provincia di Pescara. Un automobilista, sorpreso dal dispositivo Velocar Red & Speed mentre viaggiava a 88 chilometri orari in un tratto con limite di 70, aveva contestato la multa. Giudice di pace e Tribunale di Pescara avevano confermato la legittimità della sanzione, ritenendo sufficiente la semplice approvazione ministeriale dell’apparecchio. Ma la Suprema Corte ha ribaltato il verdetto: l’approvazione è solo un’autorizzazione amministrativa, mentre l’omologazione costituisce una vera e propria certificazione tecnica. Senza quest’ultima, la prova della violazione non è valida.
Il principio non è nuovo. Dall’aprile 2024 la Cassazione ha più volte ribadito questa linea, ormai consolidata in un orientamento giurisprudenziale stabile. Tuttavia, resta irrisolto un nodo normativo che si trascina da oltre trent’anni: manca ancora un decreto che definisca con precisione chi debba omologare i dispositivi, in che modo e con quali tempi. Un vuoto legislativo che lascia in sospeso migliaia di verbali e mette in crisi la certezza del diritto.
A confermare la tendenza non è solo la Corte. Lo scorso 15 settembre la Prefettura di Perugia ha annullato una multa rilevata da un autovelox privo di omologazione, sottolineando come «la preventiva approvazione dello strumento non possa essere considerata equivalente, sul piano giuridico, all’omologazione ministeriale». Nello stesso provvedimento si avverte che rigettare ricorsi simili esporrebbe la Pubblica Amministrazione al rischio di soccombere in giudizio, con inevitabili costi per l’Erario.
Nel frattempo, è partito il primo censimento nazionale degli autovelox. Enti locali e forze dell’ordine dovranno registrare ogni dispositivo su una piattaforma del Ministero dei Trasporti, fornendo dati su modello, matricola e numero di approvazione. Dal 30 novembre, i dispositivi non censiti non potranno più essere utilizzati per elevare multe.
Un passo avanti in termini di trasparenza, ma che secondo la Cassazione non risolve il problema alla radice: senza la tanto attesa omologazione, anche i dispositivi regolarmente registrati rimarranno vulnerabili ai ricorsi. Finché non arriverà il decreto mancante, ogni sanzione potrà essere annullata, lasciando la rete dei controlli elettronici della velocità in un limbo giuridico destinato a protrarsi.





