Riceviamo e pubblichiamo la lettera inviata alla nostra redazione dal prof. Michael Ferrante.
“Oggi è arrivata la lettera di sfratto.
Un colpo che ci ha lasciati senza fiato, anche se da due anni viviamo con l’ansia di non sapere dove andremo a vivere. Siamo una famiglia normale, come tante: un docente di scuola superiore, un padre pensionato, impegnati da sempre nel volontariato e nella vita civile del nostro territorio. Da mesi cerchiamo, con ogni mezzo possibile, una nuova casa in affitto nella zona compresa tra Borgio e Andora, incluso il primo entroterra.
Cerchiamo un trilocale, riscaldamento autonomo, non ammobiliata e, se ai piani alti, dotata di ascensore.
Il nostro budget massimo è di 750 euro al mese. Non cerchiamo il lusso, ma un luogo dove poter continuare a vivere con dignità e serenità.
Abbiamo bussato a tutte le porte: agenzie immobiliari, social network, passaparola tra amici e conoscenti. Ci siamo sentiti rispondere spesso che le case vengono affittate “solo a stagionali” o, peggio ancora, che “è meglio lasciarle chiuse piuttosto che rischiare”. Una paura diffusa, che purtroppo oggi condanna molte famiglie perbene a un limbo di incertezza.
Alla prima lettera di preavviso di sfratto, due anni fa, il padre pensionato ha avuto un arresto cardiaco. I medici hanno collegato quell’episodio proprio allo stress e alla paura di perdere la casa. Da allora la nostra vita è cambiata: conviviamo con l’angoscia, con la fatica di mantenere la calma con la difficoltà crescente di trovare un affitto stabile in un territorio dove l’offerta residenziale è sempre più schiacciata dal turismo stagionale.
Oggi, mentre leggiamo notizie come quella dell’uomo che si è tolto la vita proprio nel giorno in cui avrebbe dovuto subire lo sfratto, sentiamo tutta la gravità dell’emergenza abitativa che attraversa il nostro Paese.
Dietro ogni sfratto non ci sono solo numeri o pratiche legali: ci sono vite, famiglie, anziani, bambini, persone fragili che chiedono solo una possibilità di continuare a vivere con dignità.
Per noi non è solo una questione di muri o tetto: è la ricerca di stabilità, di pace, di normalità.
E continuiamo a sperare che, da qualche parte tra Borgio e Andora, ci sia qualcuno disposto ad aprire una porta, non solo di casa, ma anche di fiducia”.





