"La riforma della sanità non può prescindere dal Piano sociale integrato. La richiesta dei Comuni liguri e dei sindaci è chiara: non si può scindere il sociale dalla sanità e non si può creare una norma con regole frammentate. Dare la possibilità di scelta a singole porzioni di territorio su come gestire una parte dei servizi di competenza comunale significa rinunciare a un modello regionale di welfare. Avere una situazione a macchia di leopardo, che mette in una condizione marginale le politiche sociali, oltre a indebolire un sistema vitale, crea anarchia e disordine".
Cosi commenta il consigliere regionale del Partito Democratico Roberto Arboscello su riforma sanità e integrazione Piano socio sanitario dopo le richieste sollevate dai Comuni.
"Serve un modello unico, non si può lasciare alla scelta di singole porzioni di territorio come gestire una parte dei servizi di competenza comunale. Bisogna proseguire con l’applicazione del Piano sociale integrato approvato nel 2024, i comuni, anche se con fatica, sono riusciti ad adeguarsi a quel modello e oggi non possono trovarsi di fronte nuove regole che fra l’altro né semplificano né aiutano gli amministratori a integrare salute e sociale".
"Da qui deve passare la nuova organizzazione territoriale della sanità. Servono accordi tra il servizio sanitario regionale e gli Ambiti territoriali sociali che fanno capo ai Comuni per facilitare l’accesso dei cittadini attraverso i PUA (punti unici di accesso) all’interno delle Case di comunità con il supporto del Terzo settore, anche mediante gli strumenti di programmazione e progettazione partecipata. Nella nostra controriforma l’integrazione sociosanitaria è uno dei punti prioritari che ci distacca in modo netto da quanto presentato da Bucci. La nostra proposta è chiara, come sono chiare le richieste dei sindaci che Bucci non può non ascoltare", conclude Arboscello.





