Tra realtà e leggenda, il panettone è il dolce di Natale per eccellenza e sotto le feste lo ritroviamo nelle corsie dei supermercati e sulle nostre tavole un po’ in tutte le salse: da quello classico con i canditi e l’uvetta a quello farcito con crema al limone o cioccolato.
E pensare che questo prodotto tipico di Milano potrebbe addirittura diventare Patrimonio immateriale dell’umanità Unesco, grazie alla candidatura presentata dalla Regione Lombardia. Siamo tutti bravi a mangiarlo, ma… quanti di voi conoscono la sua storia?
Ci sono principalmente tre leggende legate all’origine milanese del panettone. Storie con la esse minuscola, ma che finiscono poi per intrecciarsi con la Storia dalla esse maiuscola.
La prima è ambientata verso la fine del ‘400, ai tempi di Ludovico il Moro: la storia narra di Ughetto, figlio del condottiero Giacometto degli Atellani, follemente innamorato della bella e giovane Adalgisa, una popolana della contrada delle Grazie. Per star vicino alla sua amata, e fare colpo sul padre di lei che di professione fa il fornaio, Ughetto si improvvisa pasticcere e crea un pane unico nel suo genere, aggiungendo farina, lievito, burro, uova, zucchero, cedro e aranci canditi. Il suo pane va a ruba in tutta Milano e la bottega del padre di Adalgisa fa presto grandi quattrini. Ughetto ha finalmente la mano della sua bella e i due si sposano.
La seconda storia è ambientata proprio nella corte di Ludovico Sforza. Si racconta che durante la preparazione di un sontuoso pranzo di Natale, il cuoco di corte si dimentica il dolce nel forno, facendolo quasi carbonizzare.
A quel punto interviene uno sguattero, Tógn (Antonio in milanese), che propone di portare in tavola un dolce che aveva realizzato la mattina con quanto rimasto in dispensa: farina, burro, uova, della scorza di cedro e qualche uvetta. Inutile dire che tutti furono entusiasti e al duca, che voleva conoscere il nome di quella prelibatezza, il cuoco rivelò il segreto: «L’è ‘l pan del Tógn». Da allora è il pane di Tógn, ossia il panettone.
La terza e ultima leggenda ha un contesto decisamente diverso: un convento di suore molto povere. Una di queste suore, suor Ughetta, decide di preparare un impasto di sua creazione in occasione del Natale. Per benedire il dolce, traccia con il coltello una croce sulla crosta. Il panettone, cuocendo e indorandosi, prende così la forma tipica di cupolone che riconosciamo oggi nelle ricette più tradizionali.
Ma c’è spazio ancora per una curiosa leggenda sul panettone che a Milano viene mangiato anche il 3 febbraio, giorno di San Biagio. La leggenda vuole che Biagio, medico e vescovo vissuto nel III secolo, abbia salvato dal soffocamento un fanciullo che aveva inghiottito una lisca di pesce, facendogli mangiare un pezzo di pane. Il folklore popolare nel corso dei secoli ha sempre incitato a mangiare il panettone allo scoccare di questa data, ufficialmente al fine di preservarsi dal male alla gola e dai malanni tutto l’anno.
Belle storie, no? E chissà che presto non le conoscerà tutta l’umanità.





