"Nel recente dibattito riguardante il bando per il commercio, una mozione presentata in Consiglio avrebbe potuto costituire un’occasione preziosa per approfondire criticità, proporre soluzioni e prevenire possibili errori amministrativi e futuri ricorsi, con conseguenti sprechi di denaro pubblico. Eppure, ancora una volta, ciò che si percepisce è un silenzio ostinato, un muro invalicabile eretto dalla maggioranza e da assessori e consiglieri competenti, come se qualunque contributo esterno fosse, per definizione, superfluo o inopportuno. La questione inizia a non essere semplicemente procedurale: è ormai diventata culturale, politica, persino etica".
Ad affermarlo è il gruppo di opposizione Albissola Tradizione e Futuro, che prosegue: "La totale assenza di contraddittorio, unita a un atteggiamento percepito come sistematicamente autoreferenziale, dà la sensazione di una gestione impermeabile alla critica, poco incline ad accogliere suggestioni e confronti, quasi animata da una sorta di altezzosità strutturale. Un approccio che impoverisce il dibattito pubblico e rischia di tradursi — come dimostrato da questo caso — in contenziosi evitabili e costi aggiuntivi per la collettività".
"L’esperienza amministrativa insegna che il dialogo non è un orpello, ma un metodo: è attraverso il confronto che si affinano le scelte e si costruiscono soluzioni più solide. Quando, invece, prevale una chiusura rigida, quando si confonde la fermezza con la superbia, è inevitabile che si scivoli in decisioni meno meditate e che l’interesse generale ne risulti penalizzato. In questo clima, il richiamo a certe posture “superomistiche” dannunziane — la pretesa di elevarsi al di sopra di ogni critica, di considerare il dissenso come un intralcio, di ritenere il dibattito e il dialogo una perdita di tempo — diventa purtroppo pertinente".
"È un atteggiamento che rifugge il confronto perché non riconosce pienamente il valore dell’altro. Ed è proprio questo il nodo: la gestione della mozione (come di molte interrogazioni precedenti e degli stessi interventi in Consiglio) sembra segnare una chiusura totale, che non nasce dalla forza, ma dall’incapacità di accettare che prospettive diverse possano arricchire il progetto comune. Eppure, la cosa pubblica non è il Vittoriale, né dovrebbe essere il palcoscenico di un’epopea personale", aggiungono dall'opposizione.
"L’amministrazione è un esercizio di responsabilità condivisa, che richiede ascolto, misura e la consapevolezza che nessuno — per carisma, ruolo o convinzione — può elevarsi al di sopra della comunità che è chiamato a servire. Per questo, forse, sarebbe opportuno mettere da parte le suggestioni superomistiche, qualunque forma esse assumano, e riscoprire la virtù del confronto democratico: non per cambiare necessariamente direzione, ma per verificare la bontà della strada intrapresa, per arricchire le decisioni, per evitare errori evitabili - concludono - La crescita di Albissola Marina non passa per l’infallibilità presunta di chi governa, ma per la capacità di ascoltare, di dialogare, di considerare il pluralismo come una ricchezza. È lì che risiede il cuore autentico della democrazia".





