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Attualità | 17 ottobre 2011, 17:40

Cascino (IdV) replica a Vaccarezza

L'Assessore della Regione Liguria, Gabriele Cascino dell'Idv, replica a certe critiche provenienti pure dal Presidente della Provincia di Savona Vaccarezza: “Non intendo essere trascinato in una polemica politica da chi mena il can per l'aia”

Cascino (IdV) replica a Vaccarezza

A seguito della risposta piccata con la quale il dottor Sciutto coautore, insieme ad Alberto Barbero, del libro “Mamma, vado a vivere in Italia”, criticato per una certa sua impostazione dall'Assessore ligure allo Sport ed al personale Gabriele Cascino dell'Italia dei Valori, insieme al Presidente della Provincia di Savona Vaccarezza hanno fatto pubblicare in merito su giornali vari, oggi è lo stesso politico del partito di Di Pietro a prendere cappello ed a rispondere.

Ribatte Cascino: “Ho avuto modo di leggere il consiglio che Vaccarezza mi ha dato di leggere con attenzione, pesando i singoli passi, il libro che l'altro giorno mi sono sentito in dovere di segnalare come non esente da gravi pregiudizi nei confronti di una comunità di immigrati, quella romena, che non solo è la più numerosa in Italia ma è pure composta da cittadini di uno Stato membro dell'Unione europea con i conseguenti doveri e diritti, anche di natura elettorale, che ne conseguono. Senz'altro seguirò il consiglio del Presidente Vaccarezza che nel suo intervento, comunque, ha confermato i sospetti della Comunità Romena in Liguria, che ha chiesto il ritiro dalle librerie dell'opera, e cioè che la stessa è stata finanziata con i fondi destinati all'integrazione degli immigrati. Con fondi pubblici, cioè, si è confezionato un libro che pone ad immagine di questa comunità nient'altro che una prostituta. Le altre comunità, brasiliana, albanese, marocchina, senegalese e somala invece sono state rappresentate da individui che svolgono tutt'altro tipo di professioni: chi è medico, chi cameriera, chi infermiera professionale e così via.

Il dottor Sciutto mi fa osservare che la prostituta romena, lo stesso in una lettera ha parlato di donne romene di strada ed in quella successiva di donne che si prostituiscono in appartamento, alla fine è riuscita a liberarsi dalla schiavitù sessuale.

Sono contento per lei ma se il dottor Sciutto avesse letto attentamente la mia critica avrebbe scoperto che la stessa non intendeva affrontare nel merito le singole storie ma “sic et sempliciter” condannare l'impostazione formale del libro che accanto a figure integrate di immigrati, appartenenti a molte comunità di extra- comunitari, ci dipinge una donna, che certo integrata non è, che svolge meretricio come unica rappresentante della comunità romena in Italia.

Per questo motivo ritengo risibile e sciocco l'invito ad esprimere solidarietà alle comunità brasiliane, somale, e chi più ne ha più ne metta, solamente perché alcuni immigrati ad esse appartenenti sono fuggiti da brutte esperienze nei paesi d'origine, mentre rinnovo la mia solidarietà alla comunità romena di cui, volutamente secondo me, si è taciuta l'esistenza al suo interno di una stragrande maggioranza di lavoratori pienamente integrati in Italia come ha sottolineato oggi, nella cronaca di Sanremo, il giornalista Paolo Isaia del Secolo XIX in una serie di suoi, ottimi per equilibrio, articoli.

Finanziare un'opera del genere da parte della Provincia di Savona, forse, è stato un cattivo esempio di sperpero di denaro pubblico, in un momento di gravi ristrettezze finanziarie ma a vigilare su ciò è istituzionalmente preposta la Corte dei Conti.

Dico questo e sottolineo che ne io, di origini calabresi quindi immigrato ed integrato in Liguria a mia volta, ne l'Italia dei Valori, che rappresento in seno alla Giunta Regionale, non siamo assolutamente razzisti nei confronti di alcuna comunità nazionale immigrata in Italia e proprio perché non lo siamo non ci piace vedere che altri, pur all'interno di un'opera astrattamente meritoria, emarginino una persona appartenente ad una sola ben definita nazionalità, presentandola nelle sue vesti di “lavoratrice del sesso” contrapposta invece ad altri immigrati, di nazionalità diversa, perfettamente integrati sin dal nomen professionis”.

La scorsa settimana presso la Libreria Ubik di Corso Italia a Savona è stato presentato il libro “Mamma vado a vivere in Italia” che è stato promosso dall'Assessore alle politiche sociali della Provincia di Savona Santi, vero e proprio uomo forte del Pdl. L'ente savonese è infatti governato da una coalizione di centro-destra. Santi, presentando il libro scritto in buona parte da Daniele Sciutto, medico del 118 e volontario dell'associazione Find the Cure di Ceriale, insieme ad Angelo Barbero, come un volume che finalmente presenta l'immigrato al di la dei facili stereotipi con i quali li giudica l'opinione pubblica italiana, ha lodato le qualità dell'opera.

In effetti lo sforzo è quello di superare le strumentalizzazioni di molti che, al fine di intascare un facile consenso elettorale, danno fiato alle facili generalizzazioni che vorrebbero gli immigrati tutti clandestini e delinquenti.

Ecco allora che nel libro vengono tratteggiate le figure di un medico albanese, di un benzinaio senegalese, di un'infermiera professionale somala e di una sua collega, molto apprezzata professionalmente, marocchina, di un operaio edile peruviano, di un attore argentino e di una cameriera brasiliana, tanto per citare le nazionalità di immigrati più numerose in Italia.

Quando invece si tratta di tratteggiare la figura di una rappresentante della maggiore comunità di immigrati nel nostro Paese, più di un milione, cioè di quella romena, ecco che gli autori fanno ricorso ad una giovane prostituta che vende il proprio corpo per strada come se tra i membri della comunità romena non esistessero nel Savonese lavoratori integrati al pari dei membri delle altre nazionalità, ma solamente emarginati e delinquenti. “Le donne di strada interessano molto il mondo dell'immigrazione romena” affermano gli autori.

Le donne di strada, ma perché chiamarle in modo così dispregiativo, interessano pure altre nazionalità, aggiungo io, ma si è voluto solamente, con dubbi risultati, scegliere, tra di esse, una romena.

"Ci siamo imbattuti per caso in una prostituta romena” aggiungono sempre gli autori. Chissà perché, sempre per caso, nessuno degli interessati si è mai imbattuto, od ha voluto farlo, in un muratore romeno, di quelli che ogni mese muoiono nei cantieri della civilissima Italia, od in una badante proveniente da Bucarest, di quelle che imboccano quotidianamente con umiltà i nostri vecchi perché noi non vogliamo più farlo tanto per capirci, aggiungo io.

Oggi tutta la mia comprensione va alla Comunità romena ed ai suoi rappresentanti che giustamente si sentono offesi da questo libro di cui al lettore medio rimarrà il ricordo di una prostituta a rappresentarli mentre rimarranno nelle menti lavoratori integrati come campioni di altre nazionalità immigrate quali albanesi, marocchini, senegalesi ed altri.

Peccato perché dando al volume un taglio del genere, involontariamente si è arrivati a dividere artificialmente gli immigrati tra di loro tra nazionalità buone e cattive, facendo passare in secondo piano il vero scopo dell'opera cioè quello di convincere gli autoctoni del fatto che accanto a chi viene in Italia a delinquere esiste la stragrande parte degli immigrati che quotidianamente lavora duramente ed in maniera onesta per contribuire al nostro benessere.

Sicuramente un'occasione mal sfruttata forse a causa di volervi infilare a tutti i costi una dispensatrice di sesso a pagamento a favore degli italici “ Utilizzatori finali”. Rattristisce molto però assistere alla mercificazione della donna romena descritta al pari di una donna- oggetto che si può comprare come se fosse una bustina di te posta sullo scaffale di un supermercato. Io continuo a ritenere che, come c'è qualche romeno pericoloso che delinque anche in Liguria, la gran parte di questa nazionalità, che tra l'altro è Comunitaria, rappresenta la nazionalità straniera più numerosa in Regione e vota alle elezioni amministrative, sia composta da donne e uomini onesti e tranquilli che chiedono rispetto e basta. Mi sento in dovere, e sono sicuro lo farà anche tutta l'Italia dei Valori ligure, di garantirglielo al di la dei facili stereotipi”.

Gabriele Cascino, Assessore allo sport e al Personale della Regione Liguria

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