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Politica | 26 aprile 2020, 15:59

Covid-19, De Vecchi (sindaco Carcare) lancia l'allarme: "La complicata situazione sanitario-economica potrebbe determinare la crisi degli enti locali"

"I provvedimenti economici, a ristoro delle categorie economiche, dovranno essere pianificati dall’alto non sottovalutando le posizioni amministrative degli enti locali" aggiunge il primo cittadino valbormidese

Covid-19, De Vecchi (sindaco Carcare) lancia l'allarme: "La complicata situazione sanitario-economica potrebbe determinare la crisi degli enti locali"

Il blocco della mobilità dei cittadini italiani, imposto dai Decreti Ministeriali, in seguito alla diffusione pandemica del Coronavirus, se da un lato sembra abbia giovato alla soluzione del problema sanitario dall’altro ha generato un’evidente crisi economica. Le difficoltà iniziano ad essere evidenti in una pluralità di settori economici tra loro complementari, la crisi di uno determina ovviamente quelle dell’intera filiera ad esso collegata, sono direttamente coinvolti non solo i settori privati ma il segnale di allarme inizia ad arrivare anche da quelli pubblici.

Dal sindaco del comune di Carcare Christian De Vecchi arriva un primo segnale di insofferenza: "Ho la netta sensazione che, l’asse dei risarcimenti, dei danni economici derivanti dal blocco all’economia italiana dipesa dai Decreti Ministeriali, in seguito alla diffusione pandemica del Coronavirus, trovi parzialmente la sfortunata vittima del meccanismo di “ristoro” della congiuntura economica negativa, negli enti locali, di fatto parafulmini di tutte le responsabilità, non a loro imputabili". 

“Per ora, per tutti, una mano sulla coscienza se la devono mettere i comuni, e i loro amministratori, rischiando il default del loro ente, per risanare i danni economici di una crisi sanitaria non da loro ovviamente voluta - aggiunge De Vecchi - I sindaci, le giunte, quindi i comuni, sono l’ultimo anello della “catena alimentare” politica, ma al contempo il primo baluardo della democrazia a contatto diretto con i loro cittadini e le loro aziende in sofferenza per il perdurare della crisi imposta”.

“Paradossale che venga chiesto ai comuni, ai sindaci e alle giunte, di spostare il pagamento delle tasse comunali, sulle quali oggi si costruiscono il bilancio preventivo e consuntivo, ma non si chieda altrettanto ai gestori delle reti elettriche o ai fornitori del gas o ai fornitori delle materie prime o alle banche garanti dei mutui o delle anticipazioni di cassa contratte da cittadini o aziende!”. 

Cosa sta accadendo, c’è una corsa tra gli amministratori locali degli 8300 comuni Italiani, a mostrare il lato sensibile delle proprie amministrazioni, ovvero, per forza di cose i sindaci si “addannano” a capire quale tributo locale spostare o abbassare per aiutare i propri concittadini, ma nessuno si “addanna” per aiutare i comuni, a stare lontano dai rischi che potrebbero correre quando mancherà l’entrata corrente, necessaria per coprire le spese correnti del proprio bilancio. Di fatto è una partita di giro dove nessuno aiuta qualcuno. Il rischio è grosso, portare ad una crisi sistemica degli enti locali come unità amministrativa del territorio.

“Gli amministratori locali, sono obbligati elettoralmente a non tirarsi indietro da questa “partita” di solidarietà ma se non verranno introdotti, da parte del governo nazionale, provvedimenti economici paracadute o ammortizzatori fiscali specifici, rischiamo l’estinzione dei nostri gonfaloni comunali. Un suggerimento 'dal basso'. Solo per fare un esempio, in ogni comune d'Italia, l'IMU sugli immobili ad uso produttivo (gruppo catastale D) per legge prevede che lo 0,76% dell'aliquota fissata dal comune (max possibile 1,06%) sia riservata allo Stato, quindi molto distante dai principi del federalismo fiscale" conclude il primo cittadino De Vecchi. 

Redazione

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