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Economia | 19 dicembre 2020, 13:44

Uiltec Liguria: "Al nostro sindacato non regala niente nessuno"

Le considerazioni del segretario Salvatore Balestrino alla fine di un anno difficile

Uiltec Liguria: "Al nostro sindacato non regala niente nessuno"

Commenta Salvatore Balestrino, segretario generale Uiltec Liguria: "Ritornare alle origini è qualcosa che si fa quando si riceve un brutto colpo, uno scossone emotivo.

La società sbanda in questo 2020 tiranno che ha portato con sé paura, morte, desolazione, dolore e anche povertà. Quante volte ci siamo sentiti dire: “Il sindacato deve tornare alle origini”. Tante, troppe, spesso immeritatamente perché – lo dico chiaro e tondo – noi della Uiltec della Liguria facciamo parte di quella schiera, che è la maggioranza, che consuma le suole delle scarpe sul territorio e si rimbocca le maniche all’interno di ogni singolo posto di lavoro.

Abbiamo toccato con mano anche la piaga del caporalato in questa Liguria che spesso viene dipinta meravigliosamente dalla politica, ma che nasconde prevaricazione e sfruttamento a due passi della luci che brillano. Sul tema abbiamo costruito confronti in prefettura, non ci siamo solo sorpresi e indignati. Abbiamo stretto accordi interconfederali per dare fiato a settori di confine insieme ai metalmeccanici, e lo abbiamo fatto per far crescere la buona occupazione e per recuperare il rapporto con l’economia del mare.

Un elemento emerge chiaro e forte in questo dicembre apocalittico in cui la pandemia sembra poter non aver fine: il sindacato è un punto fermo che ha saputo dare un riferimento certo a milioni di lavoratori che hanno sfiorato un vero e proprio 8 settembre quando il governo e le aziende non sapevano che “pesci pigliare”. Ci siamo stati, ci siamo stretti ai lavoratori e ai cittadini per non perdere economia, posti di lavoro e produzione. Abbiamo avanzato sempre le nostre proposte facendo notte ai tavoli con il governo, con le istituzioni locali, senza perdere di vista il lavoro quotidiano, quello che non si può mettere in soffitta anche se il mondo viene capovolto da una pandemia.

Le aziende, soprattutto le medio grandi, hanno continuato a guadagnare grazie agli sforzi dei loro addetti, anche grazie a uno Smart Working che – alla fine – ha consentito di abbassare i costi, di risparmiare, ad esempio, in energia. Noi siamo sempre gli stessi. Lo sottoscrivo, soprattutto a margine del consiglio regionale Uiltec di qualche ora fa, in cui abbiamo parlato di problemi concreti insieme ai lavoratori, che poi sono le nostre sentinelle delegate all’interno dei luoghi di lavoro, le prime alle quali si allertano i sensori quando qualcosa non va in azienda: sicurezza, condotte anti sindacali, fame e sete di formazione. Ne abbiamo discusso insieme al segretario generale nazionale, Paolo Pirani e al segretario generale della Uil Liguria, Mario Ghini che sul territorio si sono spesi e continuano a farlo per la base, senza la quale il nostro lavoro non avrebbe senso. Poi ci sono i giovani che si sentono messi da parte in un mondo che è fatto ancora di dinosauri, che non riesce a valorizzarli, eppure loro non hanno vergogna a dirlo, a farsi sentire: hanno perso diritti, valore e salario rispetto al personale anziano e questo, hanno ragione, non è etico.

Ed è anche per loro, i giovani, che continuiamo ad essere lotta, appartenenza sociale e partecipazione e non abbiamo timore di usare vecchie parole che sanno ancora di nuovo e di buono per coloro che attendono di essere riabilitati come lavoratori e come persone. Attraverso gli accordi, gli scioperi, alle elezioni delle Rsu e alla nomina delle Rls, diamo gambe a un movimento che è partito oltre cento anni fa, che si è diviso in diversi rivoli ma che ha un obiettivo comune: la giustizia sociale. L’unità sindacale è ancora un valore che va preservato, soprattutto per far fronte alle battaglie più dure, quella per la sopravvivenza della democrazia in ogni ambiente di lavoro.

La sicurezza prima di tutto, dice Simone Palmieri, il nostro responsabile che con il suo manuale “pillole di sicurezza” non fa altro che tirare per la giacchetta le imprese per il miglioramento dei protocolli esistenti. Poi ci sono battaglie che ci sfiancano, ma che non ci spezzano. Le multinazionali, ad esempio Eni, hanno fatto del territorio una servitù trasferendo la testa altrove. Un’azione che fa sentire i lavoratori numeri non persone con esperienza e capacità, valori aggiunti di cui una grande impresa dovrebbe vantarsi nel mondo. Invece si continua ad acquisire, a spostare, riorganizzare senza tenere presente il capitale umano.

Quindi ecco che servono i principi contro un turbo liberismo che porta solo a strade smarrite, a rincorrere governi e istituzioni a più livelli per recuperare etica, cuore, lavoro di qualità per la nostra terra che ha fame di lavoro, di energia pulita, di industria che sappia contare oltre che risparmiare. Il turbo liberismo ha prodotto solo iniquità, mentre la nostra regione ha bisogno di una politica industriale seria, di essere eletta a terra di transizione in termini di prospettiva. Ripensare l’energia come nuovo fattore di produzione è vitale per pareggiare i conti con le generazioni future. Abbiamo visto che questo è possibile, ad esempio, con Tirreno Power, ce lo auguriamo nello spezzino. Dobbiamo affrontare in termini partecipativi i cambiamenti del lavoro anche quando si sviluppano i processi di digitalizzazione. Ricordiamo anche che a marzo finirà il blocco dei licenziamenti, che abbiamo bisogno di una riforma degli ammortizzatori sociali e di prospettive. Noi abbiamo davanti grandi sfide, come rinnovare il contratto del tessile, come abbiamo fatto per la gomma plastica, definire l’accordo con Enel, che abbiamo sottoscritto con la mobilitazione; perché a noi, puntualizzo, non regala niente nessuno".

 

Comunicato stampa

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