Attualità - 16 luglio 2025, 19:00

La chiesa di Vispa tra teatro, musica e provocazione: Dario Fo, Lucio Dalla e il Cristo nudo che fece discutere

Costruita nel 1965, lo scorso 13 luglio ha compiuto 60 anni

Lo scorso 13 luglio, la chiesa di Vispa ha spento 60 candeline. Un compleanno speciale per un edificio nato nel 1965, che ancora oggi rappresenta un simbolo identitario per questa piccola comunità valbormidese, un tempo estrema periferia del colosso industriale Ferrania.

Per capire davvero il valore di questa chiesa bisogna fare un salto indietro nel tempo, fino agli anni in cui è sorta. Siamo alla vigilia del ’68: un’epoca in cui un vento di libertà, ribellione e creatività soffiava anche tra le colline della Val Bormida. Vispa, sebbene minuscola, diventò un microcosmo di fermento culturale, dove sacro e profano convivevano con sorprendente naturalezza.

Dietro alla chiesa, i campi — una sorta di anfiteatro naturale — si trasformavano in palcoscenici improvvisati per spettacoli e concerti. Qui, Dario Fo mise in scena il suo leggendario Mistero Buffo, mentre un giovane Lucio Dalla, di passaggio con la sua chitarra, regalò al pubblico un’esibizione intima e irripetibile. Momenti magici, destinati a scolpirsi nella memoria di chi ebbe la fortuna di esserci.

Quelli erano anni di goliardia e festa, di amicizie nate tra una risata e una canzone. Tra la fine degli anni ’60 e l’inizio dei ’70, la comunità di Vispa viveva un’intensa partecipazione collettiva, e la chiesa rotonda — concepita proprio per essere accogliente e priva di gerarchie spaziali — divenne il cuore pulsante di questo spirito. La pianta circolare, infatti, non era solo una scelta architettonica, ma un simbolo: un abbraccio che univa credenti e laici in un unico spazio di incontro e condivisione.

All’interno della chiesa, ancora oggi, spicca un’opera sorprendente: il Cristo nudo, scolpito dall’architetto di Millesimo, Giancarlo Benzi. Si tratta di un crocifisso in terracotta, completamente nero, privo di ogni velo o drappo a coprire le parti intime, a rappresentare la purezza assoluta. Un gesto audace e radicale che, all’epoca, scatenò vivaci discussioni. Si racconta che un parroco particolarmente conservatore fece aggiungere un piccolo panno per “censurare” il Cristo, provocando un acceso dibattito tra chi sosteneva la visione francescana di essenzialità e chi invece non accettava quella forma di nudità come segno di libertà spirituale.

Quella filosofia di apertura e contaminazione culturale ha continuato a vibrare anche nei decenni successivi. Nel 2015, per festeggiare il cinquantesimo anniversario della chiesa, il Comune di Carcare organizzò una serie di eventi musicali e culturali, celebrando lo spirito originario di Vispa come luogo di incontro e di dialogo. In quell’occasione furono ricordati anche grandi artisti come Luigi Tenco, grazie al racconto e alla voce di Ferdinando Molteni, che riuscì a rievocare l’atmosfera di quegli anni indimenticabili. Il ricavato delle offerte raccolte fu interamente devoluto alla parrocchia per sostenere i lavori di manutenzione.

Oggi, dopo decenni di fermento e qualche anno di silenzio, la chiesa di Vispa continua a vivere come un simbolo: un luogo che racchiude storie, canzoni, amicizie, dibattiti e sogni. A testimoniare quel passato così ricco di vita, ci sono anche tre gigantografie dedicate alla storia di Vispa, allestite sul muro di contenimento dell’ex casello dell’A6. Queste immagini raccontano un’epoca in cui la frazione, che allora vantava addirittura due distributori di benzina, riusciva a trasformarsi in un crocevia inatteso di arte e cultura.

Chissà, tornando a passeggiare dietro l’altare, se si riesce ancora a sentire l’eco di una canzone suonata da Lucio Dalla, magari accompagnata dal sorriso ironico di Dario Fo. Per chi sa ascoltare davvero, a Vispa il tempo non è mai passato del tutto.

Graziano De Valle

TI RICORDI COSA È SUCCESSO L’ANNO SCORSO A SETTEMBRE?
Ascolta il podcast con le notizie da non dimenticare

Ascolta "Un anno di notizie da non dimenticare 2024" su Spreaker.
SU