Con 122 voti favorevoli, 7 contrari e 63 astensioni, la Camera ha dato il primo via libera alla legge di delegazione europea, il provvedimento annuale che indica quali atti dell’Unione debbano essere recepiti nell’ordinamento nazionale. Tra le disposizioni incluse figura anche la modifica dello status di tutela del lupo: la specie verrebbe trasferita dalla categoria "rigorosamente protetto" a quella di "protetto", in linea con quanto già stabilito a livello comunitario. Una variazione terminologica che, nella pratica, apre la strada a margini più ampi per l’elaborazione di piani di contenimento qualora si rendesse necessario intervenire sulle popolazioni o su esemplari ritenuti problematici.
Concluso l’iter parlamentare, il governo potrà adottare i decreti legislativi necessari per recepire formalmente la decisione europea. Il declassamento, sostenuto dal Parlamento europeo e condiviso sia dal Consiglio sia dalla Commissione, lascia comunque agli Stati membri la facoltà di applicarlo o mantenere l’attuale regime di tutela.
L’esecutivo italiano aveva più volte manifestato un orientamento favorevole, sottolineando come il lupo, dopo decenni di rarefazione, abbia conosciuto una significativa ripresa demografica e si sia reinsediato stabilmente in gran parte del territorio, incluse alcune zone periurbane. Non è più, dunque, la specie minacciata che aveva giustificato in passato un livello di protezione più stringente.
Secondo le stime più aggiornate, in Italia la popolazione si attesterebbe oggi tra i 3.300 e i 4.000 esemplari, una densità difficilmente riscontrabile in altri Paesi europei. Proprio questo incremento aveva alimentato crescenti pressioni — in particolare da parte del mondo agricolo e venatorio — per rivedere i vincoli che impediscono qualunque intervento di controllo numerico.
Allevatori e cacciatori considerano infatti il lupo un concorrente diretto: oltre a predare gli ungulati selvatici, non di rado attacca il bestiame lasciato al pascolo in montagna o nelle aziende agricole quando se ne presenta l’occasione.
Dura la presa di posizione dell'Ente Nazionale Protezione Animali, che definisce l'esito del voto una "pagina nera" per la politica italiana. L'associazione contesta il provvedimento definendolo "ingiustificabile e inaccettabile", frutto di una visione ostile all'ambiente e alla biodiversità.
Secondo l'Enpa, la decisione di declassare il lupo sarebbe priva di fondamento scientifico, ignorando il ruolo ecologico del predatore, e risentirebbe in modo determinante delle pressioni esercitate dalle frange più estremiste del mondo venatorio, dal settore delle armi e da una parte degli allevatori





