La presenza dei lupi nei fondovalle del Ponente è sempre più frequente. Dopo essersi spostati dalle Alpi Liguri e Marittime alla ricerca di cinghiali, più abbondanti nei boschi di bassa quota, i branchi hanno raggiunto la prima collina, spingendosi nelle periferie dei paesi. Le segnalazioni si moltiplicano: cani assaliti, animali domestici sbranati nelle campagne, incursioni sempre più vicine alle abitazioni.
L’ultimo episodio arriva da Albenga, dove un lupo è stato avvistato in pieno giorno lungo la pista ciclabile di via Martiri della Foce, a ridosso del Centa e delle zone di pascolo. Un fatto che non sorprende più gli allevatori, che da tempo convivono con attacchi continui e perdite pesanti.
“Da noi arrivano ogni notte. Non sono mai tranquillo, resto sveglio e scendo più volte per evitare la razzia di pecore, come è già successo”. A parlare è Aldo Lomanto, titolare dell’azienda agricola “I Formaggi del Boschetto” a Bastia d’Albenga, custode di un gregge di oltre mille pecore brigasche, razza autoctona a rischio estinzione e presidio Slow Food. Solo poche settimane fa, più di dieci capi sono stati sbranati.
“Mi trovo a fare la ronda tutte le notti. Appena sento i cani, corro da loro per scongiurare la strage. Ma non posso andare avanti così”, racconta. E anche i quindici cani da guardiania sembrano non bastare: “I lupi agiscono in branco con strategie precise. Alcuni attirano i cani lontano dall’ovile, mentre gli altri entrano e fanno razzia. Le recinzioni elettriche? Le saltano, sono furbi”.
La situazione pesa ancora di più se si considerano le ricadute economiche. Lomanto è l’unico caseario italiano a produrre la Toma Brigasca con il latte delle sue pecore. “La gente ha una visione fiabesca del lupo, ma la realtà è ben diversa – dice –. Quando accadono episodi del genere, mi viene riconosciuto un risarcimento che è meno della metà di quanto spendo solo per smaltire una pecora sbranata. E i pastori che vivono di questo lavoro chi li tutela?”.






