C'è "piena fiducia nell’operato della magistratura e delle fiamme gialle" da parte delle associazioni di tutela dei consumatori e dei cittadini, circa la recente indagine riguardante presunti illeciti nella gestione delle risorse idriche nel Ponente ligure, e che vedeva coinvolte le utenze andoresi per quanto riguarda il savonese.
Assoutenti, Onda Ligure e il Comitato Acqua cara in bolletta di Andora, in una nota, hanno voluto esprimere il proprio sostegno al lavoro degli inquirenti che stanno facendo luce sull’utilizzo delle risorse da parte di Rivieracqua e altri soggetti durante la crisi dell’acqua salata degli anni 2022 e 2023.
Le tre associazioni ricordano di aver presentato un esposto alla Procura della Repubblica di Savona all’inizio di quella crisi e di portare avanti da tempo "una difficile battaglia per affermare i diritti dei cittadini sia di fronte alla crisi idrica e alla fornitura di acqua imbevibile come da ordinanze sindacali dell’epoca, sia per la mancanza assoluta di depurazione e per la procedura di infrazione avviata dalla Comunità Europea nei confronti della società".
Le associazioni non risparmiano critiche all'operato recente. "Purtroppo, il recente avvicendamento nella compagine societaria e le ultime decisioni di Ato che proterviamente sono state assunte - scrivono - hanno negato quanto oggi invece vogliono accertare gli inquirenti. Sono stati assunti comportamenti contro i diritti degli utenti negando il pessimo servizio sostitutivo durante la crisi idrica e la mancanza della depurazione".
In attesa degli esiti delle indagini, dunque, le tre associazioni ribadiscono un principio civilistico fondamentale: "Un'inadempienza contrattuale come quella attuata durante il periodo dell’acqua salata e tuttora posta in essere per l’assenza della depurazione, va rimediata quando non sanzionata".
Le associazioni invitano così "Rivieracqua e Ato imperiese a fare autocritica e a riaprire il dialogo e il portafogli per risarcire e indennizzare gli utenti interessati".





