"Spaccate e furti in aumento sono sotto gli occhi di tutti da mesi e mesi, ma nel bilancio previsionale approvato ieri sera in consiglio comunale la sicurezza semplicemente non esiste. Albenga sta vivendo una situazione preoccupante sul fronte dell’ordine pubblico, eppure l’amministrazione guidata dal sindaco Riccardo Tomatis ha deciso di non affrontare questo tema centrale per il quieto vivere dei cittadini, probabilmente per una visione ideologica che porta a considerare la sicurezza come un argomento scomodo. Parlare di sicurezza, invece, vuol dire tutelare tutti, senza distinzioni".
Lo dichiara il consigliere comunale albenganese Nicola Podio commentando il Consiglio comunale di ieri sera, 22 dicembre.
"Nel bilancio 2026 gli investimenti su questo fronte sono praticamente pari a zero: si è fatto riferimento a fondi regionali per le videocamere, ma tutto si è fermato e la città resta esposta. Come minoranza non ci siamo limitati a far presente il problema, ma abbiamo avanzato proposte concrete, a partire dall’aumento dell’illuminazione pubblica, perché oggi Albenga è al buio: sul lungomare i lampioni sono rimasti spenti per giorni e, anche quando accesi, l’intensità luminosa è insufficiente, creando le condizioni ideali per chi delinque".
"Abbiamo chiesto un investimento diretto del Comune su questo tema e proposto anche l’impiego di ronde organizzate, non cittadini improvvisati ma guardie di sicurezza qualificate, come già avvenuto in passato con risultati positivi. Se l’amministrazione vuole davvero aiutare i cittadini albenganesi a vivere più sicuri, almeno queste soluzioni dovrebbe metterle in campo, ma ci è stato detto chiaramente che non rientrano nei loro interessi. A tutto questo si aggiunge una scelta gravissima sul piano fiscale: l’Irpef comunale è stata appiattita con un’aliquota unica dello 0,8, cancellando la progressività prevista dalla Costituzione".
"Dal 2026 i cittadini con redditi più bassi pagheranno di più in modo indiscriminato, senza alcuna attenzione alle reali necessità di chi è in difficoltà. È una vera e propria ‘macelleria sociale’, ed è per questo che la minoranza ha deciso di non votare il bilancio e di uscire dall’aula, rifiutando di mettere il proprio nome accanto a un atto così iniquo e discriminatorio", conclude Podio.










