Resta però il buon senso e la logica.
Dieci agenti per un sequestro di computer presso civili, computers che ora probabilmente dovranno andare fino alla Procura della Repubblica di Bologna - che ha emesso i provvedimenti - e che torneranno chissà quando, azzoppando una redazione che qualcosa da dire - si sia d'accordo o meno - molto spesso ce l'ha.
Il rischio di un altra perquisizione corporale ad un'altra operatrice dell'informazione che da sempre si occupa dei temi ambientali più delicati della nostra provincia. E non lo fa per soldi.
L'angoscia di suo figlio Davide, programmatore informatico, che si è visto sequestrare i suoi strumenti di lavoro dovendo spiegare a tutti i suoi clienti che cosa era successo, i lavori che perderà. La perquisizione di un automobile, quella di suo marito appassionato di rallies e grande pilota, alla ricerca di armi da fuoco. L'accompagnamento in Questura. Cinque ore di verbale.
I delinquenti ci sono abituati, ma alle persone oneste son cose che lasciano il segno, profondo. Certo, se te la prendi con un obiettivo sensibile, scattano meccanismi dalle conseguenze imprevedibili, ma forse bastava leggere nella sua interezza il corsivo incriminato, per capire che coloro (ammesso esistano) che vogliono passare dalla critica ai vie di fatto, e ci auguriamo che nessuno abbia questa pessima idea, non si cimentano certo scrivendo iperboli sulle capacità di ipnosi del nostro presidente del consiglio, con affondi pesanti e discutibili, ma anche in punta di penna.
Dura lex sed lex, certo, ma quanto sarà il costo complessivo di questa operazione per tappare la bocca a un sito che è sempre stato un pezzo di Savona? Bisognerebbe conoscerla la signora Valeria per capire quanto possa essere minacciosa... Una loquace e brava moderatrice di pubblici dibattiti, e una piccola imprenditrice dell'editoria impegnata, certo schierata, ma sempre e in ogni occasione conosciuta, dialogica, democratica, testona ma corretta.
Nessuno può permettersi di insegnare agli inquirenti il loro lavoro, ma la preghiera, quella si, del valutare la situazione nel suo complesso per poter giunger celermente ad una verità che da qui pare sin troppo scontata, ma da Bologna, non sappiamo. Valeria, suo marito Adelchi, suo figlio Davide, non sono sovversivi.
Da sempre si adoperano per trattare le maggiori criticità ambientali della nostra provincia, non dimentichiamolo, comunque la si pensi. E lo fanno pubblicamente, scrivendo (e a volte sbagliando) le loro opinioni. Ma quando ti vedi arrivare la Polizia dentro casa, quando non sei un terrorista ma un giornalista, quando i tuoi attrezzi di lavoro, sudati per una vita, vengono portati via per chissà dove fino a chissà quando, la situazione è tragicomica. Ma più tragica che comica.
Tempi infiniti per realizzare sprechi totalmente inutili se non dannosi. Poi, pubblichi un (evitabilissimo) sbotto il 4 di febbraio e otto giorni dopo ti senti trattato come un criminale della peggior specie: non perdiamo il lume.
Mentre Valeria Rossi era in questura, ieri pomeriggio, e le telefonate erano preoccupatissime mi sono detto: non siamo in Nigeria. La giornalista è al sicuro. Ma se poi difendersi in Giudizio costa più che la vita stessa, dov'è Giustizia? Perché tutti, nella sua Accezione Maggiore, la desideriamo tanto questa Giustizia, quasi fosse - ancora - un nostro diritto.
Siamo certi che il presidente del consiglio dei ministri, che è anche persona di spirito, se si leggesse tutto l'articolo si farebbe grasse risate, e pace fatta.
Mario Molinari