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| 23 luglio 2012, 12:11

Discarica del Boscaccio: e se non si potesse ampliare?

Gravi questioni idrogeologiche, piani finanziari mancanti, interrogazioni parlamentari cadute in attesa di risposta… Nonostante tutto si prosegue spediti verso l’ampliamento, forse

Discarica del Boscaccio: e se non si potesse ampliare?

I continui interrogativi non fanno più notizia, così come le risposte non date, invano attese da tutti i cittadini onesti.

Gravi questioni idrogeologiche, piani finanziari mancanti, interrogazioni parlamentari cadute in attesa di risposta… Nonostante tutto Ecosavona prosegue spedita verso l’ampliamento accompagnata per mano da chi dovrebbe preoccuparsi di fare le verifiche del caso.

Ammesso che la procedura di VIA fosse alla fine messa in attuazione, siamo sicuri che Ecosavona sia il soggetto idoneo a gestire il volume reso così disponibile?

A noi risulta infatti che l’art. 4 del DL 138/2011 imponga evidenti regole e comportamenti conseguenti: che fare delle se un servizio come quello della gestione dei rifiuti urbani ed assimilabili di Savona, definito dal Piano Provinciale come “servizio pubblico essenziale”, non viene affidato ad imprenditori privati selezionati con gara ad evidenza pubblica, ovvero a società miste in cui il socio privato titolare di almeno il 40 % delle quote sociali non sia stato selezionato con lo stesso criterio?

E’ chiaro, cassante e definitivo: gli affidamenti cessano improrogabilmente e senza necessità di apposita deliberazione dell’Ente affidante alla data del 31 dicembre del 2012!

Chi lo andrà a dire al socio lussemburghese dietro il quale sarebbe il caso di sapere quanti e quali personaggi più o meno pubblici si possano nascondere, che dal primo gennaio del prossimo anno non può più accampare alcun diritto su nulla e che per poter sperare nel riaffida mento dovrà rendersi finalmente trasparente e partecipare ad una gara pubblica in regime di libera concorrenza con altri soggetti in possesso dei necessari requisiti.

Libera concorrenza e trasparenza, un concetto che difficilmente potremmo applicare alla situazione attuale.

Ci sarebbe anche di grande conforto sapere in base a quale criterio Ecosavona gestisca anche un’attività di produzione di energia tramite biogas, non costituendo la stessa un bisogno della comunità locale, trattandosi di attività commerciale e ponendosi in aperto contrasto con i principi comunitari sana e libera concorrenza.

Sarà forse per questo principio di base che la Corte dei Conti, parere del 15 settembre 2010 – Sezione Regionale di Controllo per la Lombardia, asserisce che sussistono notevoli dubbi in ordine alla possibilità che gli Enti territoriali possano procedere alla costituzione di una società di capitali che abbia per oggetto sociale la progettazione, sviluppo e realizzazione di impianti per la produzione di energia.

Addirittura il cosiddetto Decreto Bersani (DL 223/2006) ha portato la stessa Corte dei Conti a ritenere che sussista per l’Ente locale il divieto assoluto di gestire allo stesso tempo servizi pubblici locali e servizi strumentali attraverso società partecipate (cfr. Corte dei Conti – Sez. Reg. Controllo per la Lombardia – parere n. 517/2011/PAR del 17 ottobre 2011).

Insomma, vuole qualcuno spiegarci perché la normativa, l’opportunità ed il buon senso non possano trovare applicazione quando si parla della Discarica del Boscaccio e di Ecosavona?

Ci sarà forse qualche oscura forza che lo impedisce? Di chi o cosa può trattarsi?

Come dicevano i latini, CUI PRODEST?

 

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Oggetto: Procedura der l'Autorizzazione – valutazione Impatto Ambientale relativo al progetto di ampliamento della discarica di rifiuti non pericolosi in Comune di Vado Ligure (SV) – località Boscaccio.

Osservazioni circa la situazione idro-geologica del sito e di un suo congruo intorno

Dalla relazione geologica del Progetto viene rilevato che l'immediato intorno del sito su cui dovrebbe sorgere l'ampliamento della discarica (a soli 10 m!) è interessato da fenomeni carsici, come, peraltro, confermato dalla cartografia tematica della Regione Liguria.

La stessa relazione e, soprattutto, i rilevamenti in sito evidenziano un assetto strutturale piuttosto complesso ed importante con presenza di movimenti compressivi, oltre alla presenza di frequenti fratture, le quali sono vie preferenziali per fenomeni di percolazione.

La circolazione idrica sotterranea avviene quindi localmente per direzioni preferenziali di deflusso, rappresentate dalle canalizzazioni carsiche ipogee interconesse al ben sviluppato sistema di fatturazione presente nell'immediato intorno del sito d'ampliamento.

L'acquifero locale è quindi fortemente anisotropo, con permeabilità legata esclusivamente alla fatturazione dell'ammasso roccioso. I locali circuiti carsici possono rappresentare certamente percorsi di rapida infiltrazione.

L'assetto idrogeologico, nonché quello geomorfologico dei luoghi risulterà fortemente modificato dalla realizzazione dell'impianto.

La formazione litologica presente in affioramento e nel sottosuolo dell'area esaminata, è dotata di una permeabilità, per fratturazione e carsismo, a tratti molto elevata, potendo costituire nella zona un importante acquifero profondo.

Nelle grandi linee, la circolazione idrica sotterranea può essere schematizzata nel modo seguente: alla sommità dei rilievi una porzione notevole delle acque di scorrimento riesce a penetrare nel sottosuolo attraverso le numerose fessure e gli inghiottitoi che mettono in comunicazione tra loro cavità e "camere" di varia ampiezza, probabilmente in qualche caso collegate tramite percorsi a sifone.

La falda "di base" alimenta una serie di sorgenti localizzate anche a significativa distanza dal sito in oggetto. In un vasto intorno sono segnalate importanti sorgenti che complessivamente hanno portate massime di alcuni m3/s.

Sulla base delle caratteristiche geomorfologiche e idrogeologiche del settore di territorio esaminato, sopra descritte, si può affermare che eventuali infiltrazioni di fluidi contaminanti nel terreno si immetterebbero nel sistema di condotti carsici presenti nel sottosuolo e raggiungerebbero, in tempi molto rapidi, le acque dell'importante falda profonda.

Tenuto conto delle sorgenti connesse ai circuiti idrici ipogei, anche non prossime al sito in esame, nonché delle caratteristiche carsiche della zona, anche una eventuale impermeabilizzazione del fondo della discarica non potrebbe garantire l'integrità delle falde acquifere nell'ipotesi di infiltrazioni incontrollate di fluidi contaminanti. I tempi di infiltrazione nel sottosuolo sarebbero infatti così rapidi da non permettere l'esplicarsi dei fenomeni di "autodepurazione" normalmente svolti dai terreni per i processi di scambio cationico.

In definitiva, sulla base dell'insieme dei dati esposti si evince con chiarezza che il sito proposto sia da considerare, dal punto di vista geologico - ambientale, non idoneo per la realizzazione di una discarica di rifiuti non pericolosi e in evidente contrasto con le normative vigenti nel campo della tutela dell'ambiente e della salute dei cittadini.

"nuovi giacimenti geologici inquinanti" per le quali deve essere assolutamente garantita la sicurezza ambientale dei siti a scala plurisecolare. Lge condizioni idro - geologiche dell'area individuata non sono assolutamente in grado di offrire sicurezza all'ambiente ubicato a valle del previsto impianto che potrebbe essere interessato dal rilascio di sostanze inquinanti, come si può verificare anche solamente dalle carte tematiche regionali.

Pertanto, alla luce di quanto sopra, la presenza a confine e, forse, non solo, del sito d'intervento di aree carsiche è certamente un fattore escludente l'area in oggetto come sede di impianto di interramento controllato di rifiuti non pericolosi ai sensi della vigente normativa nazionale e regionale in materia di impianti di smaltimento rifiuti.

mpm

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