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Politica | 20 giugno 2019, 15:25

L'assessore regionale Stefano Mai sulla legge parchi e l'intervento del governo: "Mossa politica, non tecnica"

L'assessore della Regione: "Il ministro Costa risponde alle 'tirate di giacchetta', ma la Consulta ci darà ragione"

L'assessore regionale Stefano Mai sulla legge parchi e l'intervento del governo: "Mossa politica, non tecnica"

“È evidente che si tratta di una scelta politica ed elettorale e non di un fatto tecnico”. Così risponde l’Assessore ai Parchi, Stefano Mai. “Con questa scelta il ministro Costa ha palesato il fatto che risponda a tirate di giacca politiche e non al bene del territorio. Il sottosegretario Valente, che aveva già annunciato il ricorso prima di conoscere i contenuti della legge, ha mosso osservazioni senza fondamento, basate solamente su motivi elettorali dei Cinque stelle, e Costa ha ubbidito. Come Regione Liguria siamo certi che l’impugnativa cadrà nel vuoto e che la Corte Costituzionale ci darà piena ragione”.

“È davvero grave che un Ministro della Repubblica e un Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri utilizzino strumentalmente il ricorso alla Corte Costituzionale nei confronti delle leggi della Regione, per fini politici e non tecnico normativi – prosegue l’Assessore Mai - Abbiamo avuto in quest'ultimo anno diversi casi che ci hanno fatto pensare a quanto enunciato, ma con impugnativa alla legge ligure sui parchi ne abbiamo l'assoluta certezza. Ci tengo a ribadire che a chi pensa di giocare politicamente sui temi giuridici, noi rispondiamo con i fatti. Noi ascoltiamo il territorio e ci confrontiamo con esso, recependone le istanze. Altri fanno politica senza consocerei la realtà delle cose”.

L’Assessore Mai risponde nel dettaglio alle osservazioni fatte. “Si è parlato del problema dell’istituzione dei confini dei parchi con legge. Intanto va detto che i parchi per cui la legge prevede i confini, ossia Antola, Aveto e Beigua, erano gli unici parchi in Liguria per cui non era ancora stato fatto questo passaggio. Secondo aspetto, non temiamo il contrasto legislativo. Infatti, nei confronti della recente legge emanata dalla regione Piemonte, che adotta le medesime modalità, non è stato sollevato alcun rilievo. Con il piccolo particolare che la Liguria conta il 30% del proprio territorio come area protetta, il Piemonte solo l’8%. Ci devono spiegare quindi come fanno ad affermare che il percorso seguito dalla Liguria è illegittimo mentre quello del Piemonte è conforme con la normativa. Questo palesa che si tratta di una scelta politica. Con la Liguria, sono ben 16 le regioni italiane che hanno dato attuazione, nei 28 anni di vigenza della legge nazionale, all'istituzione e alla definizione dei confini delle aree protette con lo stesso percorso da noi seguito. Non è vero che è mancato il confronto con i territori e con tutti i soggetti portatori d'interesse. Le cronache dei dibattiti tenuti, degli incontri pubblici, delle commissioni consiliari e del consiglio regionale, ne sono la dimostrazione”.

“Il Ministero dell'Ambiente dovrebbe preoccuparsi piuttosto di non ricattare la Regione Liguria tentando di imporre l'istituzione del Parco Nazionale di Portofino con confini assurdi e immotivati che vanno dal Monte Fasce ai confini della provincia di La Spezia”.

“Ci tengo a precisare che non viene contestata l’istruzione dei confini dei parchi per legge, ma il fatto che non abbiamo convocato un’apposita conferenza con gli enti locali per decidere i confini. La nostra scelta, in linea con tutte le regioni d’Italia, è stata quella di ascoltare questi enti nelle commissioni consiliari e in consiglio regionale. Il nostro stesso percorso lo seguono altre 15 regioni italiane. E tutte lo fanno senza l’istituzione di una conferenza apposita. Allora viene da chiedersi perché solamente la legge ligure viene impugnata”.

“Sulle aree protette del savonese si sta facendo una comunicazione sbagliata. Il fatto che 13 aree siano iscritte nell’Elenco delle aree protette, non cambia nulla. Quelle aree sono provinciali e restano provinciali. L’iscrizione è un atto meritorio. Per noi, stando alla legge, non rispettano i parametri per avere la dicitura di aree regionali, e quindi l’abbiamo eliminata. Ma sono sempre state e continuano a essere aree protette provinciali. La scelta se possano essere o meno, aree protette regionali, spetta solamente alla Regione e non allo Stato”.

“Anche sulla vigilanza volontaria mi pare che l’impugnativa sia pretestuosa. La legge nazionale prevede che non si possa affidare in convezione la vigilanza dei aprichi regionali a soggetti pubblici e privati. Noi non affidiamo niente. La nostra è una convenzione di sorveglianza volontaria. In poche parole, otterremo un aiuto senza spendere un euro e non affidiamo niente a terzi”.

“Per gli statuti voglio chiarire bene cosa riguarda ciò che ci viene contestato. Nel 2010, vista la spending review, la comunità del parco è passata da 15 a 5 componenti. È un principio nazionale. Noi come Regione Liguria l’abbiamo recepito, lo Stato non lo ha fatto. Il ministro Costa credo potrebbe occuparsene per far risparmiare dei soldi ai contribuenti, ma non lo ha ancora fatto. A fronte di questa diminuzione dei componenti, abbiamo offerto al territorio una possibilità maggiore di governo del parco, per cui gli abbiamo conferito un voto vincolante su certi atti, come il piano triennale di gestione del parco. È stata una scelta di andare incontro ai territori”.

 

Comunicato stampa

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