I frutti di diluire all'infinito le stagioni calcistiche dei campionati regionali e provinciali di calcio (ma sono coinvolte anche altre discipline) hanno avuto come effetto alcune pratiche conseguenze.
La prima, parlando dei tornei regionali dall'Eccellenza alla Seconda Categoria: diversi giocatori non sono disponibili per le partite di playoff e playout perchè, a metà maggio, è normale che in una provincia che si dedica al turismo qualcuno, soprattutto al sabato ed alla domenica, pensi più di fare qualche soldo con la propria attività che tirare un calcio al pallone.
Poi non vanno dimenticati i tanti ragazzi che lavorano part-time e che soprattutto nel fine settimana sono impegnati in negozi, stabilimenti balneari e via dicendo e non possono certo assentarsi per una semifinale di calcio.
E poi ancora, accade anche di peggio, considerato che a metà maggio, metti caso, può fare caldo, molto caldo e una finale di campionato provinciale Giovanissimi si possa giocare su un campo, il Dagnino di Valleggia, che, nonostante sia stato curato al massimo, solleva polvere, tanta polvere quando i ragazzi giocano la loro partita.
La sfida, Vado-Pietra, termina per la cronaca con la vittoria (1-0) degli ospiti ma quello che ci si domanda è se era necessario respirare tanta polvere, in un caldo pomeriggio di maggio.
Domanda: e se la smettesse lo sport italiano, nazionale e locale, di scimmiotare i brutti esempi che provengono dall'America?
Se la si smettesse con playoff, playout, spareggi e altre diavolerie?
E se si giocassero campionati con la formula all'italiana, la più bella, con andata e ritorno, e chi vince sale e chi fa ultimo scende, senza tante alchimie? Si finirebbe prima, si giocherebbe meglio e giovani giocatori non sarebbero costretti ad esibirsi in mezzo alla polvere.