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Attualità | 08 aprile 2013, 17:02

Federico Galantini sui cantieri Baglietto di Varazze

Il legale rappresentante dell' azienda: "Perché la soluzione della crisi ex Baglietto deve passare per forza per Azimut?"

Immagine di repertorio

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Riceviamo e pubblichiamo

"Continuo a leggere nelle notizie riportate dai vari quotidiani le dichiarazioni del Sindaco di Varazze il quale, non riuscendo a dare una giustificazione plausibile al fatto di aver assegnato il piazzale alla Azimut, impedendo la ripresa immediata delle attività cantieristiche, domanda, in buona sostanza, perché se avevo intenzione di riprendere l’attività ho portato via le varie imbarcazioni che c’erano nello stabilimento con macchinari e attrezzature?
In primo luogo vorrei dire che a Varazze c’era solo uno scafo in costruzione che aveva perso l’armatore, in secondo luogo che non ho portato a La Spezia nessuna attrezzatura e nessun macchinario: questi sono ancora a Varazze.
Riguardo alla fretta, vorrei spiegare al Sindaco che una procedura concorsuale, come è quella della ex Baglietto, è una cosa complessa, ci sono molti creditori, nel caso circa 1.500 per un totale di oltre 170 milioni di euro. Fra questi, molte imprese, con a loro volta molti dipendenti e con molti problemi di liquidità, in grave difficoltà (molte di queste sono fallite o ricorse ad altre procedure concorsuali). Quindi non c’è da parte mia da gestire solo il problema del Cantiere di Varazze e dei suoi 27 dipendenti,  ai quali comunque si è sempre guardato con attenzione e, se mantengono una speranza di lavoro, è grazie a chi scrive ( inteso come società in concordato) e grazie anche all’assuntore,  e non a chi, con provvedimenti improvvidi, ne mette a rischio il posto di lavoro.
Dopo l’abbandono da parte di Balducci, non potevo permettermi di aspettare all’infinito che arrivasse un compratore che mantenesse l’unitarietà dell’azienda. Grazie alla vendita di La Spezia ed anche della barca, che comunque per la procedura rappresentava un peso perché si deteriorava e produceva solo costi, sono entrate delle liquidità che hanno permesso di corrispondere  tutti gli arretrati ai dipendenti e di pagare parte dei creditori, professionisti ed artigiani, che hanno tratto sollievo per le loro aziende già duramente colpite.

Prosegue Galantini: "Già dal mese di settembre 2011 avevo una soluzione per Varazze, quella di Monaco Marine: portai  i suoi rappresentanti in Comune, che garantivano la ripresa immediata dell’attività, nel settore di refitting, garantendo altresì un organico di 36 persone (allora nel cantiere ce n’erano in forza 30); ma tale soluzione non piaceva al Comune, volevano  un’attività di costruzione, non di refitting, ed ecco che allora entra in campo Vitelli.  Sintetizzo una lunga vicenda, piena di offerte condizionate, sempre modificate, tutti mi chiesero di fare un passo indietro e ridurre le  mie pretese e di trovare un accordo, che ho cercato continuamente di trovare.   Purtroppo, continuava la tiritera, mentre io pur di accontentare le istituzioni facevo un passo indietro, quando l'accordo sembrava trovato, la volta dopo Vitelli cambiava le carte in tavola  aumentando le pretese e via così, con le istituzioni tutte che convocavano riunioni e mi chiedevano di dare ancora tempo a Vitelli,  facendo così il suo gioco. Oggi assistiamo ad un altro passo indietro da parte di Vitelli, non nei miei confronti ma verso le istituzioni, ad un altro “diktat”, “io assumo se…………..” . Ecco che  un’altra volta gli impegni presi vengono “rimangiati”, impegni che sono stati considerati premianti  i nella procedura di  comparazione per assegnare la  concessione………..
Quello invece che oggi è certo  che si è ignorata l’offerta di una concreta ripresa dell’attività per seguire l’incerto, con quale beneficio? 
Chiedo alle istituzioni, tutte, perché la soluzione della crisi ex Baglietto deve passare per forza per Azimut?A pensar male c'è sempre tempo…."

c.s.

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