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Politica | 20 agosto 2013, 07:45

“Quali interessi dietro il carbone?” Cittadini, comitati, associazioni chiedono una risposta a questa semplice domanda

Ieri sera infatti hanno partecipato all’incontro pubblico, presso il lungomare di Zinola, Carlo Freccero ex direttore di Rai 4 ed esperto di comunicazione, Massimiliano Varriale consulente energetico di WWF Italia, Santo grammatico presidente di Legambiente Liguria, Gianfranco Gervino portavoce di Unitiperlasalute Onlus e a grande sorpresa l’assessore all’ambiente del comune di Vado Ligure Simona Simonetti

“Quali interessi dietro il carbone?” Cittadini, comitati, associazioni chiedono una risposta a questa semplice domanda

“Quali interessi dietro il carbone?” Cittadini, comitati, associazioni chiedono una risposta a questa semplice domanda che ha acceso il dibattito della seconda serata del “Festival contro il carbone”. Ieri sera infatti hanno partecipato all’incontro pubblico, presso il lungomare di Zinola, Carlo Freccero ex direttore di Rai 4 ed esperto di comunicazione, Massimiliano Varriale consulente energetico di WWF Italia, Santo grammatico presidente di Legambiente Liguria, Gianfranco Gervino portavoce di Unitiperlasalute Onlus e a grande sorpresa l’assessore all’ambiente del comune di Vado Ligure Simona Simonetti. A sorpresa perché, tra tutti gli amministratori e politici invitati al festival, tra cui i presidenti di Regione e Provincia, è stata l’unica ad aver accettato di confrontarsi e dialogare con i cittadini. Infatti, tutti e 38 gli amministratori e politici invitati hanno scelto di non partecipare e di non rispondere alla domanda, quali interessi dietro il carbone?. “Il fatto che non siano venuti gli amministratori pubblici è un segnale molto grave. Non li avremmo aggrediti perché siamo persone civili e loro avrebbero avuto l’occasione di giustificare le loro scelte a favore dell’ampliamento” ha affermato Giovanni Durante, presidente provinciale Arci.

Primo a scagliarsi contro la centrale Carlo Freccero: “Il carbone è la metafora della punizione, che fa subito venire in mente la befana. Appunto, perché la provincia di Savona deve essere così penalizzata? Ci sono leggi e politiche locali assurde che vogliono coniugare turismo e industria insieme. E’ uno scandalo savonese, emblematico per tutta l’Italia. Questa centrale deve essere chiusa! E mi meraviglio ancora che il politico non sia messo sotto processo! Oggi la politica è debole e non risolve i problemi..fa solo comunicazione mediatica”.

“Si, la politica è debole ma ancora troppo forte per difendere le lobbies del fossile – controbatte Grammatico di Legambiente – Il modello di sviluppo industriale che ci stanno proponendo è insostenibile, crea conflitti sul territorio e non crea sviluppo. E’ un sistema che continua a drenare denaro e a colpire la salute dei cittadini e l’ambiente”.

“Savona e l’Italia non hanno bisogno di centrali a carbone. Ha un senso solo per le aziende ma non il bene del Paese – afferma Massimiliano Varriale - In Italia c’è un esubero di potenza energetica installata (si parla di oltre 124.000 MegaWatt) e la maggior parte si basano su fonti fossili”.

“Chiudere una centrale è molto difficile e lo dimostra il caso dell’inceneritore di Parma con Pizzarotti – afferma l’assessore Simonetti, ex presidente provinciale dei Verdi nonché prima sostenitrice della Rete fermiamo il carbone e amministratore comunale da cinque mesi – Il Comune non è in grado di risolvere e creare una nuova politica industriale, per questo ci vorrebbe almeno il sostegno della Regione.. Io sono contro il carbone ma anche se volessi non posso chiudere la centrale perché prima ci sono alcuni snodi da risolvere, nonostante tutto sono venuta qui a confrontarmi con i cittadini”.

“Nella provincia di Savona ci sono 7 aziende a rischio di incidente su larga scala, di cui 4 concentrate a Vado – esordisce Gianfranco Gervino di Unitiperlasalute – la direttiva Seveso prevede il rischio di effetto domino, cioè in caso di incidente presso un’azienda questa, può mettere a rischio anche quelle vicine, scatenando un incidente su larga scala. Infatti abbiamo industrie a rischio incidente rilevante concentrate nel territorio di Vado. Questo è uno dei motivi per cui la centrale non può essere ampliata”.


Debora Geido

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