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| 06 marzo 2015, 17:00

Ragazzini alcolici: degustazione contro abbeveraggio

Ragazzini alcolici: degustazione contro abbeveraggio

Aumenta anche nel Savonese il fenomeno del "binge drinking": giovani che tracannano grosse quantità di alcool sino all'ubriachezza. Non quella delle gambe ondivaghe, ma dello stordimento pericoloso. Ogni anno il Sert dell'Asl 2 richiama sulla serietà del problema: il coma etilico riguarda ragazzi anche fra i 13 e 14 anni, soccorsi soprattutto nel fine settimana.

Lo sballo da bottiglia è sempre stato un leitmotiv che accompagna la gioventù, associato a goliardia e desiderio di mettersi in mostra. Più si demonizza e più si trasforma in un'attraente tentazione.

Quello che preoccupa non è la singola alzata di gomito passata indenne, ma il rischio dipendenza. E preoccupano tutti i pericoli associati alle bravate, dall'uso di auto e scooter ad altri tipi di incidenti tanto banali quanto letali, che possono accadere quando il cervello è obnubilato e il corpo dimezza la propria reattività.

La dottoressa Livia Macciò, responsabile del Sert savonese, ha spiegato che l’età media del primo bicchiere in Liguria è fra le più basse in Italia: 11 anni. L'abuso alcolico inizia presto. Stramazzare al suolo privi di sensi non è più un tabù neppure per gli imberbi (la percentuale più alta è di maschi) che all'adolescenza non sono ancora arrivati. Così facendo, anziché prolungare la meraviglia dell'infanzia si catapultano subito nella bruttura dell'omologazione che vuole l'eccesso a tutti i costi. 

Il nocciolo della questione è sempre lo stesso: l'effetto disinibente dell'alcool serve per procurarsi una maggiore accettabilità sociale. I giovanissimi si abituano presto alle cosiddette alcopop, le bevande con una gradazione alcolica compresa tra i 5 e i 6 gradi, che possono essere reperite ovunque e a poco prezzo. La quantità vince sulla qualità. 

Da lì comincia, per i più deboli, la discesa verso l'intossicazione alcolica dei sabato sera. Un appuntamento che diviene fisso e che il fegato vorrebbe scongiurare. Qualcuno oltrepassa la soglia e si risveglia o in ambulanza o in ospedale.  

Basterebbe, però, riscoprire il piacere sociale del vino e della birra, il loro potere appagante se assunti nelle dosi che la sobrietà del singolo momento impone. Bere in compagnia tornerebbe ad essere un rito di tradizione millenaria. 

Sbornie innocue hanno fatto crescere generazioni: sono una fase dell'educazione giovanile. Se i ragazzi (ri)scoprissero wine bar e locali che servono buoni calici e gustose pinte, troverebbero il modo per euforizzare il pensiero, non per annegarlo nei cocktail dei capannoni tribali. Imparerebbero ad assaporare piuttosto che ad ingurgitare. Sarebbe la degustazione al posto dell'abbeveraggio.

Felix Lammardo

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