Per la prima volta nella storia la processione votiva del 18 marzo, nel 480° anniversario dell’apparizione mariana, collega idealmente due Porte sante: da quella del Duomo a quella del Santuario. E sono stati tantissimi i fedeli che oggi non hanno voluto mancare a questo appuntamento, sempre molto caro ai savonesi, ma forse ancor più sentito per il Giubileo della Misericordia, un’occasione speciale che ha portato anche la gradita presenza del cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo metropolita di Genova nonché presidente della Cei
Di seguito il testo integrale dell'omelia del cardinale Angelo Bagnasco:
Cari Confratelli nel Sacerdozio e nel Diaconato Cari Fratelli e Sorelle nel Signore, è per me motivo di gioia partecipare alla festa della Madonna della Misericordia, così importante non solo per la comunità cristiana di Savona-Noli, ma per l'intera Cittadinanza. Possiamo ben dire che è festa di famiglia, perché là dove i figli si stringono attorno alla Madre, lì c'è la casa. Ringrazio con stima e affetto il Vescovo di questa veneranda Diocesi, S.E. Mons. Vittorio Lupi, che mi ha fraternamente invitato, e con lui tutti voi. Stiamo vivendo il Giubileo della Misericordia, vero dono per la Chiesa, e tutto ci invita alla conversione, cuore del Giubileo e grazia dello Spirito. Se, come ha detto il Santo Padre, Gesù è il "volto della misericordia di Dio", la Santa Vergine ne è la Madre: infatti, dove batte il cuore della Madre risplende il volto del Figlio. Ci chiediamo: che cosa ha da dire alla comunità cristiana e che cosa ha dire alla città? Il Vangelo ci presenta il noto episodio della visita di Maria a Santa Elisabetta, due donne di diversa età che portano in grembo un figlio inatteso. La Vergine Maria ha appena ricevuto l'annuncio dell'angelo, ha pronunciato il suo "sì", e subito si pone in viaggio verso Ain-Karim, dove abita l'anziana cugina, per darle assistenza. Il gesto è semplice ei dà un esempio di misericordia.
“In fretta”
In primo luogo, Maria non aspetta di essere chiamata, si mette in cammino “in fretta”, previene. Comprende che c'è bisogno di lei e va. Forse non ha capito pienamente le parole dell'angelo ma, conoscendo le Scritture, il significato non le é del tutto oscuro: “Il Signore gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe, e il suo regno non avrà fine (...) Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio”. Ella è dunque la madre del Messia, è immessa in una storia di regalità, ma esce di casa, scende sulla strada e si reca a servire. Non cogliamo forse l'accento dell'umiltà e della tenerezza, con cui spesso la Scrittura parla dell'amore di Dio? E non c'è forse tanto bisogno di umiltà e di tenerezza oggi? Sono due note che identificano il vero amore: l'amore non si impone ma si offre, viene incontro senza schiacciare. Si svela con quella tenerezza che tutti desideriamo, perché i pesi dell'esistenza siano alleggeriti, e le ferite curate.
Le nostre comunità devono essere luoghi di relazioni umili e miti, dove l'antica domanda"chi è il più grande tra noi?" - non deve trovare posto. C'è bisogno di relazioni benevole per portare gli uni i pesi degli altri. Anche le nostre città hanno bisogno di questo, affinché i cittadini si sentano accolti e sostenuti, non trascurati e anonimi. Le leggi sono necessarie, ma devono coniugare sempre giustizia ed equità.
“Ha soccorso Israele suo servo”
Il cantico del Magnificat è un inno alla fedeltà di Dio: Dio è fedele nonostante le infedeltà e le durezze del suo popolo Israele. La fedeltà incondizionata del Signore rigenera il cuore dell'uomo, illumina il domani, sostiene nella fatica. In un mondo che sembra voler tutto cambiare, infatti, dove ogni cosa sembra diventare incerta, che crea smarrimento e confusione, sapere che Dio ei è fedele sprigiona sicurezza e forza. La misericordia divina ci conforta in mezzo alle sconfitte, al sentirci sempre da capo, alla sensazione di non raccogliere frutti, di girare a vuoto. Lui c'è, è con noi, ci incoraggia, risveglia la fiducia in noi stessi e nel mondo. Maria, con il suo semplice gesto, dice a Elisabetta: non temere, puoi contare su di me, non sei sola. E, nella nostra vita, sapere di poter contare su qualcuno cambia molto; se poi questo qualcuno è Dio, allora cambia tutto! La comunità cristiana non dovrebbe forse essere punto di forza su cui poter contare nelle difficoltà? E così anche la comunità civile? La comunità cristiana deve essere luogo di misericordia! Dobbiamo sentire che siamo dentro a una storia religiosa, civile, culturale e questa storia ci appartiene, è una ricchezza e una risorsa per noi. Una cosa che sentiamo nostra, su cui possiamo contare. Ci dà sicurezza, coraggio, fiducia, vita nuova.
Vita nuova
Infine, la Vergine aiuta Elisabetta a generare vita nuova, Giovanni, che sarà il Battista. Anche questo definisce la misericordia di Dio: il suo amore è misericordia perché non solo è umile, discreto, fedele, ma anche perché è sempre fecondo, rigenerante. Cari Amici, il Dio della misericordia, che si è rivelato in Gesù, vuole che siamo misericordiosi come il Padre, vuole che la nostra vita non sia sterile, ma porti frutti duraturi. E la vita non è sterile quando è utile agli altri, quando la spendiamo per i fratelli, quando non abbiamo paura di perderla, quando non la vogliamo tenere per noi, ma la condividiamo con i poveri e i bisognosi, quando ne facciamo dono: "Ha soccorso Israele suo servo, ricordandosi della sua misericordia". Non c'è amore vero che non si doni perché altri abbiano la vita. Ogni opera di misericordia, corporale o spirituale, deve generare in qualche modo a vita nuova: sarà un atto che accoglie e nutre, che visita o ricovera... oppure sarà un consiglio che rischiara, uno sguardo che genera nei fratelli un sentimento di fiducia, che risveglia una nostalgia di bene, che accende un raggio di speranza...è sempre vita nuova! Ricordiamo, però, che per essere misericordiosi come il Padre, è necessario essere “misericordiati”: l'esperienza personale e frequente del perdono e dell'amore misericordioso di Cristo ci rende capaci di fare le opere di Dio, quelle che non trattengono gli altri a noi, ma che lasciano trasparire il volto del Signore e conducono a Lui. E', questo, un miracolo che solo lo Spirito sa fare.
Cari Amici, la storia di questo luogo è dentro al vostro cuore, fa parte della vostra identità: tornare qui è come tornare alla sorgente dell'amore, della misericordia, della vita vera. E' lasciarci rigenerare nella verità della misericordia e nella misericordia della verità di Cristo. E' tornare alla sorgente della Chiesa, nostra Madre e Maestra, che ci dona la Parola di Gesù e la grazia dei Sacramenti. Ricordiamo: se Gesù è il volto della misericordia di Dio, l'Eucaristia ne è il Sacramento: per questo, prepararci al Congresso Eucaristico della Chiesa Italiana che si celebrerà a Genova in settembre, è innanzi tutto vivere la strada della misericordia e del perdono donato e ricevuto. Tutti abbiamo bisogno di essere perdonati e di perdonare, in famiglia, nel lavoro, nel presbiterio, nella comunità cristiana, in quella civile. La Madonna, mentre ci accoglie sotto il manto misericordioso, ci invita ad uscire rigenerati e lieti, umili e coraggiosi, per essere sale e lievito della nostra storia. Nessuno si tiri indietro, nessuno dica “non sono capace; non so cosa fare!”. Lasciati abbracciare dall'amore di Gesù, guarda a Maria nella quale vedrai il volto del Figlio: il resto verrà
+ Angelo Cardinal Bagnasco
Arcivescovo Metropolita di Genova


















