3,6 miliardi l’anno, circa 10 milioni al giorno, tanto ci costa lo “spread digitale”, il ritardo nell’uso delle nuove tecnologie. A rivelarlo è il centro studio Censis, nel settimo numero del “Diario della transizione”.
Basti pensare che in Italia solo il 58% delle persone con un’età compresa tra i 16 ed i 74 anni utilizza internet, contro il 90% degli inglesi, l’84% dei tedeschi e l’82% dalla Francia. E proprio a pochi chilometri dalla Liguria e dal Piemonte c’è uno dei più grandi centri europei per lo sviluppo delle nuove tecnologie, il Sophia Antipolis, tra le città francesi di Nizza e Cannes, che ospita aziende internazionali di informatica, elettronica, telecomunicazioni.
Ancora peggio va nel settore della pubblica amministrazione: solo il 34% di noi usa internet per contattarle.
E per ogni italiano che utilizza poco le nuove tecnologie, c’è ne un altro che fatica ad avere accesso alla banda larga. Nel nostro paese, infatti, c’è un grave ritardo negli investimenti nelle reti di nuova generazione: solo il 68% delle famiglie italiane ha accesso a questo tipo di tecnologia, contro l’87% degli inglesi, l’85% dei tedeschi ed il 78% dei francesi. A questo si aggiunge inoltre che solo il 5% delle imprese italiane è attive nel commercio elettronico, contro il 22% di quelle tedesche e che su 2.254 start-up innovative, il 60% non ha neanche un sito.
Insomma, un ritardo che ci costa caro su tutti i fronti.