Quota rosa, quanto mi costi? Tanto, verrebbe da dire, leggendo il manuale operativo per le elezioni provinciali, consultabile direttamente sul sito della Provincia di Savona.
La legge parla chiaro: nelle liste per le elezioni provinciali, per la parità di genere, nessuno dei due sessi può essere rappresentato in misura superiore al 60% del numero dei candidati. In caso contrario l’Ufficio elettorale riduce la lista, cancellando i nomi dei candidati appartenenti al sesso più rappresentato, procedendo dall’ultimo della lista.
Applicando la legge alla realtà della Provincia di Savona, dove il consiglio sarà composto da dieci unità, vuol dire che nelle liste al massimo possono essere presenti 6 uomini e 4 quattro donne, oppure viceversa.
Scorrendo l’elenco dei candidati delle tre compagini, che si presenteranno al voto il prossimo 12 ottobre, si può notare che questo articolo non è stato rispettato da tutti.
Nella lista di Forza Italia, su dieci candidati, ci sono infatti solo due donne, Lucia Leone di Alassio e Anna Bonfiglio di Pietra Ligure, così come nel gruppo misto di Lega Nord, Della Bianca e Fratelli d’Italia, dove troviamo Sara Brizzo ed Elisabetta Garassini.
Quote rosa rispettate invece nella lista del Pd, con le quattro candidate donna, Maria Rosa Berretta, consigliere comunale di Cairo Montenotte, Mirella Oliveri, assessore comunale di Vado Ligure, Giulia Tassara, consigliere comunale di Loano e Marina Lombardi, sindaco di Stella. Candidato alla poltrona di presidente poi un’altra donna, Monica Giuliano, sindaco di Vado.
Quindi cosa succede? Secondo quanto prescrive la legge ora dalle altre due liste dovrebbero essere cancellati tanti candidati da permettere l’equilibrio. Il condizionale, in questo caso, è d’obbligo perché come riporta il manuale operativo questo comma non si applica nei primi cinque anni, a partire dal 26 dicembre 2012.
Vale forse quindi il detto, chi dice donna, dice danno?














