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Eventi | 06 dicembre 2018, 13:18

Riscopriamo insieme il fascino della Antica Pieve del Finale

Una visita organizzata dal gruppo di Preghiera della Chiesa di San Francesco dei Padri Cappuccini

Riscopriamo insieme il fascino della Antica Pieve del Finale

Il gruppo di Preghiera della Chiesa di San Francesco dei Padri Cappuccini organizza per Domenica 16 dicembre, una visita guidata dell'antica Pieve del Finale. Il ritrovo è alle ore 15 nella piazzetta antistante, dedicata a Padre Ruffino.

Accompagneranno la visita le eleganti musiche del Maestro Riccardo Pampararo.

La Pieve del Finale: l'Epigrafe di Paula

"Si tratta di un'epigrafe funeraria, frammentata in quattordici pezzi, ritrovata nel 1946 durante i lavori all'interno della Pieve - oggi cripta della Chiesa di San Francesco dei Padri Cappuccini, lungo la Via Brunenghi - dove è affissa.
Il titulus, ricostruito in modo largamente congetturale data la sua frammentarietà, riporta l'iscrizione funebre della pic
cola Paula, morta ad appena due anni, ed è datato al 517 dal consolato eponimo di Flavio Agapito.


L'epigrafe è stata ritrovata durante i lavori di scavo della Pieve del Finale, il più importante edificio religioso dell'antichità finalese, sorta sul cuore del pago romano e centro motore della vita religiosa dell'intero territorio durante il Medioevo.
L'epigrafe ha importanza proprio in rapporto allo studio della chiesa plebana. Fornisce infatti, con il consolato eponimo, un elemento certo oltre il quale postulare - se non la nascita - quantomeno l'esistenza della struttura paleocristiana, i cui materiali archeologici consentono soltanto di datare genericamente tra il V ed il VI secolo la prima fase dell'edificio.


La Chiesa pievana dimostra - con l'importanza pagense assunta dal Pullopices - la relativa autonomia ottenuta dal territorio finalese, che in epoca imperiale era venuto via via realizzandosi come una realtà organica e dinamicamente strutturata intorno ai bacini del Pora e dello Sciusa, attraverso le sue vie di comunicazione. E, pur nella difficoltà di fissare le date certe della prima edificazione pievana, in un periodo a cavallo tra V e VI secolo, di ottenere e di darsi una chiesa battesimale. Una comunità che appare dunque, in tale epoca, già saldamente strutturata.
Qualche altra occasione di rilievo è fornita dagli elementi intrinseci dell'epigrafe di Paula. Al contrario del laterizio di Perti, un materiale povero, il titulus ritrovato alla Pieve è in marmo bianco, materiale pregiato. La scrittura, a sua volta, non è un corsivo graffito al momento, come per Lucius, ma è una capitale, incisa ovviamente dal lapicida, sebbene le forme appaiono imbarbarite rispetto all'aurea regolarità classica. La pretesa di eleganza - nonostante alcuni volgarismi della lingua: si veda bisit per vixit - è dimostrata anche dalle tracce di hederae e, soprattutto, dalla connotazione - rilevata acutamente dal Mennella - di carme dattilico, una laudatio della defunta, dato alle prime quattro righe dell'epigrafe.


Siamo nel cuore dell'antico pago romano - tracce di insediamento dalla prima età imperiale sino al IV secolo sono state ritrovate in questa are archeologica - e, ora, della comunità Cristiana finalese delle origini; diverso è l'ambiente, la cultura, il contesto socio-economico nel quale sembra maturare questa epigrafe rispetto a quella, di oltre un secolo e mezzo precedente, ritrovata a Perti. Il caso Finalese - pur nella povertà delle sue testimonianze: due appena - sembra attagliarsi in pieno alle tesi di Sergio Roda. Con tutte le cautele, perciò, possiamo dire di trovarci in compresenza di un Cristianesimo delle classi alte - altrove definito come il Cristianesimo dei possessores contrapposto all'error gentilitatis dei rustici dei latifundia, sempre ritenuto dagli studi come prevalente e precedente rispetto alla diffusione nelle classi subalterne - e di un Cristianesimo delle campagne e delle classi subalterne. Un Cristianesimo dei rustici - inizialmente minoritario e, tuttavia, saldo e pronto a far sentire la propria voce - che coesiste col paganesimo di altri rustici, un paganesimo culturalmente di retroguardia e di conservazione, destinato alla sconfitta."

tratto da:
FINALE SACRA 
di Antonella Granero e Ferdinando Molteni

Comunicato Stampa

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