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Attualità | 08 gennaio 2021, 12:42

Carcere nelle aree ex Acna, Rinascita Valle Bormida: "C'è ancora molto da fare per la bonifica"

L'associazione nutre dei dubbi e critica la necessità di collocare il nuovo penitenziario nell'ex sito industriale

Carcere nelle aree ex Acna, Rinascita Valle Bormida: "C'è ancora molto da fare per la bonifica"

"E' notizia che lo scorso 11 dicembre si è tenuta una videoconferenza con la presenza del Vice Presidente II Commissione Giustizia, On. Franco Vazio, e gli enti territoriali interessati, sulla ipotesi di realizzare il nuovo carcere della Provincia di Savona, guarda caso nell'area A2 del S.I.N. ex Acna". Questa la nota diramata associazione Rinascita Valle Bormida. 

"Ipotesi ripescata dopo la precedente riunione del luglio 2019; come per quella occasione, non essendo cambiato nulla di sostanziale per la situazione di “bonifica” dell'Area A2, l'associazione si pone qualche dubbiosa domanda in merito, confortata per l'altrettanto dubbiosa posizione dell'Associazione “Antigone” che si interessa dei diritti e garanzie del Sistema Penale, che critica la necessità di collocare un carcere proprio dove c'era la “fabbrica della morte” e dove esiste inoltre una discarica di rifiuti industriali tossico-nocivi, lì abbancati, conseguenti della produzione ex Acna". 

"Del resto anche le amministrazioni piemontesi della Val Bormida (eccetto il comune cuneese di Saliceto), per quanto a nostra conoscenza, non hanno mai espresso un parere favorevole in merito, anzi i sindaci delle tre Province piemontesi hanno inviato alla Regione Piemonte, nel corso del 2019, un documento in cui, tra l'altro, si affermava: “......la zona A2 è destinata ad insediamenti produttivi, ma di fatto impedita a tale finalità dagli inquinanti del sottosuolo e dalle complicanze dovute alle acque meteoriche e di falda”.

"Con ragione i sindaci hanno espresso tale concetto poiché a conoscenza delle conclusioni tratte dal Centro di Competenza Idrologica ed Idrogeologica della Provincia di Savona del 16/4/2014 che affermava: “.......debba essere potenziato l'attuale sistema di emungimento al fine di evitare che l'acquifero sub superficiale confinato in Area A2 e A2bis possa raggiungere livelli prossimi al piano di campagna, si sottolinea che l'attivazione di quanto specificato in questa prima osservazione, sia da ritenersi condizione minima e necessaria per poter almeno ipotizzare un riutilizzo, seppur parziale, del sito”.

"Inoltre le analisi di ENI-SINDIAL, nel corso della campagna di monitoraggio dell'anno 2018, hanno costantemente rilevato nel percolato dell'area A2, decine di composti organici di sintesi tossico-nocivo incluso il P.C.B.  E non può essere diverso poiché tale suolo al di sotto del livello di magra della falda (anno 2000) non è stato minimamente toccato quindi non sostituito con terreno “sano” come per la parte superiore". 

"E' quindi evidente che ci sia ancora molto da fare nel senso della “bonifica”, in particolare la necessità di costruire vere barriere a tenuta idraulica lungo i tratti lato ferrovia e lato portineria, barriere che impediscano e non riducano semplicemente la penetrazione delle acque di falda all'interno del S.I.N" conclude l'associazione. 

Comunicato stampa

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