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Coldiretti Informa | 09 marzo 2021, 09:30

Titanio sul Beigua, no di Coldiretti Liguria: "Necessario intervenire per non compromettere la salvaguardia del paesaggio e per tutelare le imprese presenti"

"Subirebbero anche problematiche legate allo smaltimento dei residui e aumento del rischio idrogeologico"

Titanio sul Beigua, no di Coldiretti Liguria: "Necessario intervenire per non compromettere la salvaguardia del paesaggio e per tutelare le imprese presenti"

Nonostante il giudizio negativo già espresso dell’ente-parco Beigua e dei due Comuni di Urbe e Sassello, ma con parere favorevole della Regione Liguria, della Provincia di Savona e dell’Arpal, al via operazioni di esplorazione e sondaggio per la ricerca del titanio sul monte Tarinè, con un’attività consentita proprio all’interno dell’area naturale e protetta del Beigua: necessario intervenire fin da subito per evitare interventi futuri nella zona che porterebbero ad alti rischi ambientali in un’area caratterizzata da innumerevoli biodiversità, in parte anche custodite, nell’ottica di uno sviluppo sostenibile dell’area, dalle imprese agricole e forestali presenti.

Il comprensorio del parco del Beigua, la più vasta area naturale protetta della Liguria, a cavallo tra le province di Savona e Genova - affermano il Presidente di Coldiretti Liguria Gianluca Boeri e il Delegato Confederale Bruno Rivarossa - è una vera e propria perla che contiene un territorio incontaminato con valori paesaggistici incomparabili, che vanno assolutamente tutelati. La preoccupazione ora è che l’apertura di un’area di ricerca di titanio nella zona, non essendo compiuta da un istituto scientifico ma da un’azienda estrattiva, rischia di avere, come fine ultimo, l’estrazione di minerali, attività oltretutto vietata dalle norme a tutela del Parco Regionale del Beigua che costituisce per circa il 40% l’area interessata alla concessione.

Intorno al Parco (60% dell’area interessata) poi ci sono sia la ZPS (zona a protezione speciale) sia il Geoparco, aree in cui la stessa attività non è comunque ammessa. Riteniamo che il modello così pensato non sia sostenibile per il nostro territorio e per l’economia delle imprese locali che vi risiedono, le quali in futuro subirebbero anche problematiche legate allo smaltimento dei residui e aumento del rischio idrogeologico. Il tutto andrebbe a condizionare negativamente quindi le imprese agricole e forestali presenti, per non parlare di quelle legate al turismo di una zona che attrae, da sempre, per le sue bellezze paesaggistiche escursionisti e non solo.

Comunicato Stampa

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