Quando si parla di dipendenza da droghe, spesso si pensa principalmente agli oppiacei e alle cosiddette droghe maggiori come eroina e cocaina. Tuttavia lo schema della dipendenza da droghe, a livello generale, è simile anche nel caso di altre sostanze, come ad esempio per quanto avviene nella dipendenza da alcol, o da nicotina.
In un senso più ampio, tale schema si applica anche alle dipendenze comportamentali, individuate in anni più recenti, come la dipendenza da giochi d’azzardo, la dipendenza dal sesso o la dipendenza da videogiochi, i cui sintomi e manifestazioni tipiche comprendono criteri diagnostici specifici (identificati da Griffith, 2005) non lontani dal meccanismo di dipendenza dal alcool e droghe.
Predominanza della dipendenza su tutti gli altri interessi, alterazioni dell’umore, innalzamento della soglia di tolleranza all’abuso, sindrome di astinenza, conflitti sia interpersonali che interiori e ricadute sono i tratti, individuati per le dipendenze comportamentali, che assimilano queste moderne forme di dipendenza al più tradizionale abuso di sostanze.
Il meccanismo di sviluppo della dipendenza
I meccanismi alla base della dipendenza da qualunque sostanza d’abuso hanno origine dalle modificazioni biochimiche e fisiologiche che l’assunzione di droghe comporta a livello cerebrale e neuronale. Il fondamento della dipendenza risiede, in realtà, in un sistema di adattamento, noto anche come plasticità neuronale, assolutamente fondamentale per consentire il nostro adattamento alle condizioni dell’ambiente che ci circonda.
Tali meccanismi vitali e utilissimi, che consentono modificazioni adattive del sistema nervoso centrale, se da un lato costituiscono una grande speranza per la riabilitazione di alcune patologie neurodegenerative, presentano anche, nel caso dei consumatori abituali di sostanze d’abuso, un grave rovescio della medaglia.
Quando una persona ha una dipendenza – di qualunque tipo essa sia – significa che tende a cercare l’oggetto di tale dipendenza per percepirne gli effetti piacevoli. Le sostanze d’abuso hanno la caratteristica di spingere chi le usa ad assumerle con una frequenza sempre maggiore: in parole povere, appunto, ad abusarne.
A livello cerebrale, il meccanismo di azione delle sostanze di questo genere provoca un rilascio di dopamina, una sostanza i cui effetti sono fondamentali per le funzioni cognitive e affettive della mente umana. Infatti, le sostanze cosiddette additive, ovvero in grado di dare dipendenza, hanno la precisa caratteristica di aumentare i livelli di dopamina in determinate strutture del sistema mesolimbico. In generale, si ritiene che tale rilascio di dopamina abbia un ruolo essenziale nell’induzione della dipendenza.
Il sistema mesolimbico, responsabile di tale meccanismo, è chiamato anche “sistema della ricompensa” (dall’inglese “rewarding system”) ed è ciò che determina la sensazione di piacere e appagamento nell’individuo. È proprio questa sensazione di benessere fisico e psichico che, nelle fasi iniziali della dipendenza, spinge a ripetere l’esperienza, ricercando l’assunzione della sostanza in questione. In psicologia comportamentale, si parla di “rinforzo dello stimolo” per definire tale fenomeno.
Le sensazioni di benessere indotte da sostanze distinte possono essere molto diverse tra loro. Tuttavia, ad esempio, la cocaina crea dipendenza grazie allo stesso meccanismo dell’eroina o degli psicofarmaci.
Craving e assuefazione
Nella fase successiva, la prolungata attivazione dei neuroni dopaminergici coinvolti nel rewarding system, causata dall’assunzione continuata delle sostanze d’abuso, conduce a vere e proprie modifiche delle funzioni del sistema, che alterano la percezione del piacere.
Questo passaggio del meccanismo è responsabile di ciò che viene di solito definito con il termine inglese “craving”, ovvero il bisogno impellente di assumere la sostanza intossicante. Questo allo scopo di poter ripristinare la sensazione di benessere percepita grazie a quest’ultima, i cui effetti non sono costanti nel tempo.
Il craving è solo una delle componenti della sindrome da astinenza, che può presentarsi con uno spettro di sintomi abbastanza ampio. La sindrome di astinenza è caratterizzata da una sintomatologia particolarmente intensa e dolorosa, che di fatto impedisce nella maggior parte dei casi la sospensione volontaria dell’assunzione della sostanza da cui si è ormai dipendenti.
A causa di questo meccanismo, la disintossicazione da oppiacei è un procedimento spesso lungo e complesso, non di rado seguito da ricadute. Una soluzione tesa al rapido ritorno del paziente alla sua normale vita relazionale e professionale può essere una disintossicazione rapida, di norma eseguita in cliniche specializzate in regime di ricovero.
Fattori di vulnerabilità alla dipendenza da oppiacei e sostanze d’abuso
I fattori di vulnerabilità e che influenzano la progressione tossicomanica possono essere di natura interna o esterna e ricadono in tre categorie principali: 1) fattori genetici, 2) fattori psicopatologici, c) fattori ambientali (Elementi di Neuroscienze e Dipendenze, 2010).
I fattori genetici, il cui ruolo è comunque stato osservato per quanto riguarda farmaci psicoattivi, oppiacei e nicotina, sembrano avere un ruolo principale (50-60%) soprattutto nel rischio di dipendenza da alcol. Tali tratti genetici possono caratterizzare la predisposizione alla dipendenza da una specifica sostanza oppure influire su meccanismi generali, che hanno condotto a ipotizzare la possibile esistenza di una generica vulnerabilità genetica alla tossicodipendenza. Fattori di familiarità sono emersi in studi relativi al consumo di alcol e nicotina.
È tuttavia poco verosimile che la predisposizione alla tossicodipendenza possa essere ricondotta a un’unica caratteristica genetica, che non sarebbe in grado di spiegare l’ampiezza e la reale natura del fenomeno. Al contrario, studi più recenti dimostrano con chiarezza che tale predisposizione genetica è influenzata in misura decisiva da fattori ambientali e dagli specifici effetti delle sostanze consumate.
La progressione della dipendenza è notoriamente correlata alla presenza di patologie psichiatriche. La dipendenza da alcol nei giovani, ad esempio, è più frequente in associazione ad ansia e depressione. In presenza di abitudini sociali piuttosto generalizzate al consumo ricreativo, gli individui che soffrono di disturbi psichici hanno una maggiore probabilità di progredire in direzione di uso abituale, abuso e dipendenza.
Altri fattori psicopatologici, tra cui schizofrenia, personalità antisociale, scarso controllo delle inibizioni sono ritenuti correlati alla progressione della tossicodipendenza. È anche necessario menzionare il fatto che i disturbi di natura psichica, oltre a costituire una possibile predisposizione per il consumo di sostanze d’abuso, ne sono in molti casi anche una conseguenza, causando esse stesse ansia, depressione, isolamento e comportamenti antisociali.
Infine, nella progressione dall’uso ricreativo occasionale alla dipendenza, un ruolo principale è svolto dai fattori ambientali. In alcuni studi sperimentali, l’esposizione a determinati stimoli visivi (filmati e immagini che riportano alla mente l’uso della sostanza) è stata correlata a possibili ricadute di persone disintossicate in precedenza.
Un fattore ambientale principale nel determinare la progressione tossicomanica è anche lo stress. Frustrazione per difficoltà relazionali, economiche o responsabilità e carichi di lavoro eccessivi sono senz’altro tipici fattori di rischio, ad esempio, per la dipendenza da cocaina o da farmaci.
Conoscere i meccanismi della dipendenza per intervenire in modo efficace
In conclusione, la conoscenza approfondita e scientificamente fondata dei meccanismi che conducono verso la dipendenza e ne favoriscono la progressione è essenziale anche ai fini di operare interventi di disintossicazione efficaci. Anche per produrre risultati duraturi ed evitare ricadute successive, l’approccio di cura deve necessariamente mettere al centro l’attenzione e il benessere per il paziente.
Questo è infatti l’approccio messo in pratica presso le cliniche di disintossicazione rapida, come la clinica Vip Vorobjev. Basato su salde premesse scientifiche, ha come obiettivo una completa riabilitazione del paziente, grazie a un sostegno tanto fisiologico, quanto psicoterapico.
Il fine ultimo della disintossicazione rapida e ultrarapida è quello di aiutare il paziente a liberarsi dalla dipendenza in modo sicuro e indolore, nel più breve tempo possibile tenendo conto delle sue condizioni generali.














