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Attualità | 23 marzo 2022, 14:57

Savona, gli studenti della scuola per adulti incontrano i partigiani Gin e Diego: "La Resistenza aveva restituito l'onore che l'Italia aveva perso" (FOTO)

Il momento di formazione e condivisione è stato organizzato in sala Rossa insieme all'Anpi provinciale

Savona, gli studenti della scuola per adulti incontrano i partigiani Gin e Diego: "La Resistenza aveva restituito l'onore che l'Italia aveva perso" (FOTO)

Un progetto didattico, momento di formazione e condivisione organizzato dal Centro Provinciale Istruzione degli Adulti di Savona in collaborazione con l'Anpi provinciale, con al centro la Resistenza e i partigiani che l'hanno combattuta.

Nel pomeriggio di ieri nella Sala Rossa del Comune di Savona davanti agli alunni del Cpia accompagnati dagli insegnanti e alla presenza dell'assessore all'educazione alla cittadinanza attiva Maria Gabriella Branca e il membro della segreteria provinciale Anpi Samuele Rago, i partigiani Gin Sergio Leti e Diego Gianfranco Sangalli hanno raccontato quei terribili momenti vissuti durante la Seconda Guerra Mondiale e la lotta contro il nazifascismo.

"Sono felice che in collaborazione con l'amministrazione abbiate organizzato questo incontro per parlare della Resistenza, è una storia che purtroppo non molti conoscono, per ricordare chi ha lottato e ha perso la vita per donarci la libertà - ha detto in apertura Maria Gabriella Branca - Bisogna portare avanti la memoria e deve essere attiva per ricordare il valore che hanno portato avanti e che è stato condensato nella Costituzione".

"Ci sono state fatte cose terribili, abbiamo dovuto affrontare momenti difficili, abbiamo dovuto combattere, subito tante perdite, siamo fieri di aver concluso quella lotta per avere la pace di cui tutti noi usufruiamo - ha detto il partigiano Gin, 97 anni, che aveva fatto parte prima del distaccamento Calcagno e poi del distaccamento Ines Negri nella zona di Bardineto e Calizzano - Purtroppo devo dire che la cosa peggiore che abbiano dovuto affrontare erano le spie, erano i nemici peggiori, quelle persone che per poche centinaia di lire denunciavano i partigiani e le loro famiglie. A me hanno fucilato la mamma e aveva 41 anni. Queste erano le conseguenze di quella lotta".

"Dopo una quindicina di giorni è arrivato a Bardineto un giovane che faceva parte del plotone di esecuzione che si era rifiutato di sparare contro mia madre e l'avevano appeso per i polsi. Quando è riuscito a scappare voleva venire a conoscermi e tramite la resistenza vadese è stato accompagnato per 50 km nei boschi. Sono episodi che forse non stanno scritti nei libri di scuola ma hanno avuto i loro sentimenti e il loro valore" ha proseguito Sergio Leti - Sui monti c'erano 2000 partigiani e oltre 502 erano state proprio le vittime tra partigiani, civili e deportati. Questo è il prezzo che la nostra provincia ha pagato, quindi non bisogna dimenticare".

"Voglio parlare con il cuore aperto ai giovani, ho la netta impressione che loro sappiano poco della Resistenza, di quei 20 mesi tragici, maledetti, che la storia italiana ha dovuto affrontare - ha specificato il 95enne partigiano Diego che aveva combattuto nella sesta e seconda brigata Garibaldi - Abbiamo avuto ad Altare il comando della divisione San Marco e la lotta è iniziata in quel momento, era diventata una guerra civile ma lo so che non tutti erano convinti di quello che facevano. La vita in quei 20 mesi non valeva niente, venivano a cercarci per uccidere, quello era il loro compito e noi rispondevamo come potevamo".

Gianfranco Sangalli ha inoltre ricordato le date fondamentali di quei terribili anni: dall'entrata in guerra dell'Italia il 10 giugno del 40 passando per il 25 luglio del 1943, la caduta del fascismo, con la resa che era stata dichiarata l'8 settembre.

"Il 25 aprile del 1945 ha avuto inizio la battaglia madre che ha portato alla fine della guerra. Sono stati 20 mesi di lotta, in cui la Resistenza italiana ha restituito l'onore che l'Italia aveva perso nel mondo - ha continuato Sangalli - Poi nel 1947-1948 di questi fascisti condannati in carcere non c'era più nessuno, diamo colpa all'amnistia del Governo ma non era colpa solo di quello, doveva riguardare solo ed esclusivamente le persone che non avevano grandi colpe, i grandi responsabili dovevano seguire le loro condanne. L'intenzione era di rappacificare il popolo italiano invece le cose sono rimaste inalterate, i fascisti sono rimasti fascisti e chi aveva il suo posto di potere è rimasto lì e oggi ne paghiamo le conseguenze. Le situazioni in questo momento sono quelle che ricordano il 1945".

"È stato accennato dell'apporto delle donne, uno dei gruppi che avevano all'interno la mamma di Leti e Ines Negri che è stata fucilata sulla collina di Albissola Marina, ad esempio avvicinavano i militari della San Marco e gli proponevano di dissertire e di passare nelle file dei partigiani - ha concluso Rago ricordando l'aiuto dei contadini e degli scioperi degli operai nelle fabbriche del marzo del 1944 - Il loro è stato il primo atto di Resistenza, le donne che vedevano i figli, mariti, fratelli al fronte, davano quello che avevano ai militari italiani perché si cambiassero e si mettessero in borghese per poter così scappare dalla cattura dei tedeschi e inoltre li nascondevano in casa. La Resistenza è stata un grande movimento di popolo".

Gli studenti del Cpia hanno intonato in onore dei due partigiani "Bella Ciao" facendola risuonare nella storica sala rossa comunale.

Comunicato Stampa

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