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Attualità | 21 dicembre 2023, 11:30

Campo nomadi della Fontanassa, le famiglie, la Caritas e il Vescovo pagheranno per la messa in sicurezza

Verrà sistemato l'impianto elettrico. Zunino, Anpi: "Nel 2024 verranno affidati i lavori per sbloccare così la loro permanenza"

Campo nomadi della Fontanassa, le famiglie, la Caritas e il Vescovo pagheranno per la messa in sicurezza

Una cifra verrà versata dalle famiglie presenti e la restante parte dalla Caritas e dal Vescovo Calogero Marino.

Si risolverà a breve la problematica legata alla messa in sicurezza dell'impianto elettrico nel campo nomadi della Fontanassa.

Nei giorni scorsi si è tenuto un incontro tra le associazioni (Anpi, Arci, Migrantes, Acli, Caritas per citarne alcune) che si sono prese carico della criticità per evitare la chiusura dell'area oggetto da anni di discussioni politiche. Ora le associazioni contatteranno il Comune per annunciare che la somma, circa 6mila euro, è a loro disposizione e potranno così iniziare i lavori.

"Finalmente siamo riusciti ad arrivare a mettere insieme i soldi per la messa in sicurezza della parte elettrica. Nell'anno nuovo verranno affidati i lavori per sbloccare così la loro permanenza" spiega Renato Zunino, presidente provinciale Anpi.

Il 22 dicembre del 2022 l'amministrazione comunale aveva prorogato di sei mesi il regolamento comunale per la gestione dell'area della Fontanassa adibita alle famiglie di origini sinti.

Il regolamento disponeva, salvo proroga, che il Comune di Savona avrebbe dovuto farsi carico “di una diversa allocazione e integrazione dei nuclei familiari”.

Ma lo scorso anno, come sottolineato dalla relazione dei servizi sociali ripresa nella delibera, questo non era stato possibile, vista l'emergenza abitativa in corso.

“Come già noto – si leggeva nel provvedimento - vi sono alloggi comunali destinati all'emergenza abitativa ma sono tutti occupati; situazione quest'ultima aggravata dalla ripresa dell'esecuzione degli sfratti a seguito del periodo pandemico che vede coinvolti numerosi nuclei familiari savonesi che a seguito della perdita del lavoro e della crisi economica non riescono più a fronteggiare le spese relative all'alloggio”.

La conclusione era stata che “non sussiste una diversa collocazione almeno per ulteriori mesi 6”.

A dicembre di un anno fa si erano svolte riunioni in comune a Savona tra il Sindaco Marco Russo, gli assessori Viaggi e Maria Gabriella Branca, Arci, Caritas e Anpi con l'attenzione che era stata posta proprio sulla sistemazione e la messa in sicurezza degli impianti elettrici, gli scarichi delle acque bianche e nere e il debito di circa 54mila euro delle bollette dell'acqua, intestate ad Ata.

Il 23 giugno del 2021 era stata avviata dall'allora amministrazione Caprioglio la rimozione di tre baracche abusive su un totale di sette. Una decisione che aveva fatto discutere, con i nuclei familiari coinvolti che erano stati sistemati in alloggi di proprietà di Arte, ristrutturati a carico del comune.

La demolizione era stata disposta a seguito delle ordinanze emesse alla fine del dicembre 2019 e notificate ai proprietari dei manufatti che non avevano provveduto a rendere a norma le baracche.

"Tale azione è stata messa in campo contemperando la necessità di ripristinare la legalità e di eliminare le situazioni di potenziale pericolo che mettono a rischio l'incolumità delle persone residenti con l'esigenza di tutela dei soggetti fragili che occupano i manufatti interessati" aveva detto l'ex sindaco Ilaria Caprioglio.

La conclusione delle demolizioni poi però non era avvenuta e alcuni manufatti erano rimasti al loro posto. Ma entro il 31 dicembre 2022, come prevedeva il regolamento comunale, il campo doveva essere chiuso per lasciare spazio ad un parcheggio a disposizione della struttura sportiva.

Il Tar della Liguria nel frattempo nel giugno del 2023 aveva bocciato il ricorso contro il Regolamento del campo nomadi che era stato approvato dalla giunta Caprioglio.

Il ricorso era stato presentato dalle famiglie del campo nomadi e da A.N.P.I. – Comitato provinciale di Savona, A.R.C.I.- Comitato territoriale di Savona, Comunità San Benedetto al Porto APS e Associazione Mediterranea Saving Humans APS.

I giudici amministrativi lo avevano respinto bocciando tutte le obiezioni rilevate dai ricorrenti non ritenendo che nessuno degli elementi riportati dimostrasse che ci fossero dei comportamenti lesivi per le famiglie Sinti e per gli altri ricorrenti.

Nel ricorso erano stati messi in rilievo la destinazione temporanea del campo nomadi, la riduzione della sua capienza da 80 a 32 persone e il fatto che il Comune volesse interrompere il servizio dell'acqua potabile (che il Comune ha ritenuto decisione del gestore mentre per lo sgombero delle famiglie il Tar ricorda che erano stati messi a disposizione degli alloggi).

Il ricorso riteneva poi illegittime le incombenze a carico delle famiglie Sinti, come la manutenzione dell'area che ritenevano fosse di competenza del Comune. Respinto anche il concetto di nomadismo della famiglie che di fatto è residente alla Fontanassa da alcuni decenni, fatto considerato un elemento di integrazione dai giudici. I Ricorrenti avevano dovuto pagare le spese di giudizio per 2.000 euro.

Luciano Parodi

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