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Attualità | 13 febbraio 2024, 08:10

Carnevale, ecco perché si lanciano i coriandoli

Piccoli e colorati, non possono mancare durante la festa più pazza dell’anno

In foto un'edizione del Carnevale di Loano

In foto un'edizione del Carnevale di Loano

Non esiste Carnevale senza coriandoli. Piccoli e colorati, è immancabile il loro lancio in segno di allegria e spensieratezza durante la festa più pazza dell’anno. Ma da dove ha origine questa usanza? Andiamo a scoprirlo.

Lanciare i coriandoli durante i festeggiamenti del Carnevale ha origine, in Italia, in epoca rinascimentale, quando venivano lanciati in aria confetti colorati, ovvero semi di coriandolo ricoperti di zucchero tra i carri e le sfilate in maschera. Una pratica attestata dal fiorentino Giovan Vettorio Soderini, autore di trattati di botanica del XVI secolo. A lui spetterebbe la prima menzione dell’uso di ricoprire di zucchero i semi di coriandolo per trasformarli in piccoli confetti da lanciare: in inglese, infatti, i coriandoli vengono chiamati confetti.

Al posto dei confetti di coriandolo sarebbero poi state utilizzate palline di gesso colorato, più economiche e variopinte. La sostituzione del gesso con la carta risulta molto più recente e, di nuovo, sarebbe un’invenzione tutta italiana. Nel 1876 il triestino Ettore Fenderl, allora ragazzino, pensò di ritagliare pezzetti di carta per sostituire i coriandoli di gesso, che non poteva permettersi di comprare. Un anno prima, nel 1875, Enrico Mangili nel paese di Crescenzago, vicino Milano, cominciò a usare i dischetti di scarto dei fogli di carta usati per l’allevamento dei bachi da seta. Dalla fine del secolo scorso, i pezzetti di carta, più facili da realizzare e più economici, hanno rapidamente sostituito le palline di gesso, che, nel tempo, sono poi completamente scomparse.

L’usanza di lanciare piccoli oggetti, tuttavia, è in realtà molto più antica e risale addirittura all’antica Grecia ed alla cosiddetta phyllobolia, cioè il lancio di foglie. Venivano lanciate foglie e petali di fiori, ma anche rametti, sugli atleti vittoriosi, verso gli eroi di una battaglia, sul corpo dei morti ai funerali e sugli sposi durante i matrimoni. Il poeta greco Stesicoro, ad esempio, ne parla per il matrimonio di Elena e Menelao e scene di phyllobolia sono rappresentate su vasi greci. Nella società contemporanea i coriandoli sono usati soprattutto durante i grandi eventi sportivi, per festeggiare il Capodanno e in occasione dei matrimoni.

Il significato del gesto di lanciare non è chiaro per storici e antropologi. Per alcuni sarebbe il modo per mostrare la propria partecipazione al trionfo anche senza poter raggiungere fisicamente la persona, con il lancio di fiori e coriandoli che richiamerebbe il lancio di doni. Secondo altri, invece, avrebbe a che fare con i poteri magici attribuiti ai fiori e alle piante e rappresenterebbe dunque un rito magico. Lo storico tedesco Walter Burkert ha proposto un’interpretazione diversa e ha sostenuto che il gesto richiamerebbe piuttosto quello della lapidazione e che, quindi, sarebbe una sorta di sublimazione della violenza che si esprime in un omicidio collettivo.

Curiosa la storia dei coriandoli che girano il mondo, portando un po’ di allegria in tutte le strade e in tutte le feste!

Silvia Gullino

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