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Attualità | 10 aprile 2024, 17:39

Savona, alla ex sede della Banca d'Italia saranno trasferiti alcuni uffici di Asl?

Oggi sono stati visti dei dirigenti Asl2 fare un sopralluogo ai locali al piano terra; con la riorganizzazione della sanità territoriale potrebbero esser gli spazi che l'azienda sanitaria cercava

Savona, alla ex sede della Banca d'Italia saranno trasferiti alcuni uffici di Asl?

Non sono passati inosservati alcuni dirigenti dell'Asl2 che hanno fatto un sopralluogo ai locali dell'ex Banca d'Italia in piazza Mameli, con un assessore comunale.

Con la riorganizzazione della sanità territoriale e la creazione di una casa di Comunità in via Collodi, l'azienda sanitaria sarebbe alla ricerca di nuovi spazi dove trasferire alcuni degli uffici che si trovano in via Collodi. E i locali dell'ex sde della Banca d'Italia potrebbero esser e uno spazio interessante. Per ora si tratterebbe solo di un sopralluogo e sarebbe tutto ancora a livello d'ipotesi ma circa un anno fa l'Asl2 aveva fatto un avviso per la ricerca di locali , di almeno 300 metri quadrati, proprio per trasferire alcuni uffici distribuiti sul territorio e riunirli. 

Tempo fa si era parlato di un possibile trasferimento dell'Agenzia delle Entrate, mentre ci sono stai anche sopralluoghi di privati.

L'ex sede della Banca d'Italia è chiuso ormai da tempo e non ha mai trovato un nuovo occupante. Il corpo principale dell’immobile, costruito nel 1870, comprende un piano seminterrato, un piano rialzato più altri tre piani di cui l’ultimo sopraelevato nel 1952. Le due ali, costruite nel 1952, comprendono un piano seminterrato, un piano rialzato, un piano ammezzato e un solo sopra a quello ammezzato. L’edificio ha inoltre un cortile interno,  con ampio passo carrabile e accesso da Via Astengo e un’autorimessa di servizio può contenere fino a 4 auto.

Quando fu costruito l’edificio, nel 1870, l'allora sindaco Corsi impose il rispetto di una norma: se caso Bankitalia avesse deciso di chiudere la sede, il Comune sarebbe stato indennizzato per la rinuncia all'esercizio del diritto di riscatto previsto nella convenzione originaria. E così, in base al vecchio atto notarile, quando nel 2010 la sede di piazza Mameli è stata chiusa l'amministrazione comunale è riuscita a farsi riconoscere come risarcimento 5,5 milioni di euro.

Elena Romanato

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