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Politica | 30 agosto 2016, 07:24

Lo show di Vittorio Sgarbi ad Alassio: ecco con chi se l'è presa

Ad Alassio va in onda lo “Sgarbi-show”. Un monologo a ruota libera con attacchi a chiunque, dai giornalisti alla politica. Pubblico reattivo, ma piazza soltanto mezza piena.

Lo show di Vittorio Sgarbi ad Alassio: ecco con chi se l'è presa

Un vero e proprio “One Man Show”, quello di Vittorio Sgarbi in piazza Partigiani ad Alassio, il 29 agosto. Sul palco, tra poltrone e divanetti posizionati per ricreare un vero “salotto” televisivo, troviamo il sindaco Canepa, il vicesindaco Zioni e, in qualità di moderatore, il giornalista Cristiano Bosco. Ma con un abile colpo di mano Sgarbi stravolge il programma: “Volete che io risponda a delle domande o che parli a ruota libera?”. 

Di fronte a una simile offerta il pubblico non mostra alcun dubbio, e da quel momento Sgarbi si lancia in un monologo inarrestabile, uno sfogo a ruota libera nel quale, in verità, a tratti diventa persino arduo trovare un filo logico. In teoria il critico d’arte e politico sarebbe lì per presentare un libro, “La costituzione e la bellezza”, scritto a quattro mani con Michele Ainis.

A tal proposito, Sgarbi sottolinea con la sua proverbiale vanità il fatto che lui non ami condividere il suo lavoro con dei collaboratori, e lo fa con un azzardato paragone: “Dante, Petrarca, Leopardi, non hanno mai scritto a quattro mani”.

Il libro, comunque, è un pretesto per uno spettacolo nel quale Vittorio Sgarbi rivela doti di attore consumato: ricorre spesso al turpiloquio o all’insulto per strappare al non nutritissimo pubblico (poco più di metà piazza) una grassa risata. Riceve qualche fischio quando definisce papa Francesco I “filo-islamico”; cerca in ogni modo la provocazione, quando dice: “Una strage dell’Isis è più grave di uno che ammazza la moglie. Nel secondo caso esci dopo tre anni al massimo da uomo libero. Le suocere, chissà perché, sono intoccabili. Quelle non le uccide mai nessuno”, tanto che su queste battute qualcuno se ne va indispettito.

Lo Sgarbi-show è un continuo sparare a zero su tutti, a cominciare da alcuni giornalisti, come Marzullo (da lui definito “l’uomo più inutile del mondo”), ma anche Costanzo (“quando era ancora vivo sapeva essere graffiante”) e Alain Elkann (“una specie di Marzullo un po’ più evoluto”).

Ogni tanto, come da copione, il protagonista improvvisamente si fa prendere la mano, si agita, urla, ringhia, e su questi slanci emotivi una parte del pubblico applaude, forse senza neanche sapere bene perché. Ma gli applausi più scroscianti, il nostro monologhista, li ottiene quando devia sulla politica con qualche battuta populista. E anche in quel caso mena fendenti un po’ in tutte le direzioni, da Grillo (“è instabile”), a Mattarella (“è già morto, lo contattano nell’oltretomba”), fino a Renzi (“un comico alla Pieraccioni”) e Maria Elena Boschi (“da lei vorrei più bacini e meno riforme. Sui primi so che è brava, sulle seconde no”).

Alla fine il punto di contatto tra la Costituzione e la Bellezza, come da titolo del libro, è l’art. 9: “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura (…) e tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico (…)”. Questo tema offre a Sgarbi lo spunto per lanciarsi in una delle sue battaglie preferite, cioè la speculazione edilizia con tutte le sue brutture.  In questo campo esce fuori lo Sgarbi di sempre, che se la prende con i suoi peggiori nemici di una vita, da Fuksas, a Di Pietro, fino a Cacciari, che arriva a definire “brutto, sporco e puzzolente. Il suo odore si sente fin dallo schermo vedendolo in tv”. Ma il bersaglio prediletto è Nichi Vendola, verso il quale non mancano battutine a sfondo sessista alternate a neanche tanto velate allusioni a una certa complicità con il mondo mafioso.

La Costituzione vera e propria per Vittorio Sgarbi diventa uno spunto per ergersi a paladino delle “solide tradizioni cattoliche” italiane, sposando dichiaratamente alcune posizioni di Oriana Fallaci e altre di Matteo Salvini.

Alla fine il protagonista della serata va avanti per circa un paio d’ore, dopodiché, a monologo eseguito, intavola anche una sorta di “botta e risposta” con gli spettatori ancora presenti. Ma questo “One Man Show” dopo un po’ diventa tedioso, e verso la metà già diverse persone iniziano ad abbandonare la piazza, chi infastidito, chi semplicemente annoiato.

A.Sg.

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