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Eventi | 18 settembre 2017, 17:40

Ad Albenga presentazione del libro "Il ricordo dei soli gemelli"

Appuntamento il 22 settembre alle 17

Ad Albenga presentazione del libro "Il ricordo dei soli gemelli"

Si terrà venerdì 22 settembre alle 17, presso la sala conferenze della biblioteca civica "Simonetta Comanedi" di via Roma, 58, la presentazione del romanzo "Il ricordo dei soli gemelli", scritto dalla albenganese Laura Facollo, edito da Altromondo.

In una terra rischiarata da due soli, separata dal nostro mondo da un velo invisibile, vive Euriala, l’io narrante, che conduce il lettore su sentieri che si snodano tra territori onirici ed al contempo reali, nostalgici, assetati di terra. Una terra a cui Euriala dovrà approdare: ella è infatti la “Kore Kosmou”, l’eterna fanciulla le cui tracce si ravvisano negli scritti attribuiti ad Ermete Trismegisto. E’ l’archetipo della purezza e dell’eterna giovinezza; come tale è irraggiungibile, ed incessantemente sognata e vagheggiata dal genere umano. Tuttavia, quando nel mondo di Euriala fa il suo ingresso un uomo sconosciuto – un mortale, presumibilmente – la Fanciulla Eterna scopre l’amore, e si rende conto che l’eternità è troppo poco, non le basta più… Decide dunque d’attraversare il velo per ricongiungersi all’uomo amato, che nel frattempo sembra essere scomparso. Ma, come Euriala scoprirà, il velo può assumere anche le fattezze di un abisso…un ambiente avverso, un “non-mondo” tra i mondi, che mette l’animo a dura prova. Una volta approdata nella terra dei mortali, Euriala dovrà mutare il proprio nome ed intraprendere una nuova vita, in veste d’artista nottambula, senza mai smettere di cercare il compagno smarrito.

Quando comprenderà che egli è un maestro, una guida spirituale, e come tale non dimora in un mondo, ma piuttosto tra i mondi… Euriala – mutata ormai, da infanta solare ad “esperta conoscitrice del buio” - si predisporrà ad attraversare nuovi, sconosciuti abissi. Per ritrovare lui, ma anche parti di se stessa, che ignorava esistessero. Le due figure al centro della vicenda, Euriala e l’uomo da lei amato e cercato, assumeranno via via fattezze diverse: “amanti di luna”, “compagni di viaggio e di sogno”; “la Fanciulla Eterna” e “l’Eroe”; “il Maestro e la bambina”.

E dovranno reinventarsi e ridefinirsi, accettando l’incertezza sulla loro stessa natura: “Eravamo noi, ma non eravamo noi: appartenevamo alle schiere degli Elfi…” Un viaggio in cui – da qualche parte, questa lezione è già stata appresa – “Insieme” è la sola parola che valga la pena pronunciare, celebrare, dandole spazio, dirà Euriala. Un’impresa compiuta serbando nel cuore reminiscenze di luce – il ricordo dei Soli Gemelli – frammiste a nostalgie di qualcosa ch’è ancora da compiersi. E poi, sussurrato, un lascito, qualcosa di simile ad una rivelazione; una presa di coscienza che potrebbe riguardare anche il lettore che con loro due ha viaggiato: “Sei la tua storia, la risposta al tuo stesso enigma”. Il superare se stessi, lo scoprirsi in grado di cambiare le regole ed estendere i propri confini; il ritrovare se stessi nell’Altro, nella persona amata, al contempo meta, specchio e guida… questi ed altri sono i temi presenti nel racconto, tra le cui pagine – sentieri simili al tracciato di mattoni gialli che conduceva ad Oz, ma anche a casa, nel Kansas - si trovano riferimenti all’alchimia, all’Ermetismo, alla psicologia – prevalentemente junghiana – accanto ad alcuni frammenti di ricordi personali, relativi ad esperienze vissute dall’autrice o a vicende oniriche.

La Facollo ha attinto in parte alle sue competenze di psicologa, oltre alle reminiscenze di numerose letture ed esplorazioni di territori misteriosi, occulti od inusuali, scoperti nel corso dei suoi numerosi viaggi. La scrupolosa ricerca lessicale, operata dall’autrice, scaturisce da un profondo amore per le parole.

Alla luce dell’affermazione del noto psicologo James Hillman, secondo cui “le parole sono persone”, si è cercato di elaborare e forgiare una “lingua dell’anima”. Trasformandola nella voce narrante di Euriala, l’anima – appunto – ed il suono di questa favola. Una fiaba alchemica dedicata a tutti coloro che sono in viaggio, in cerca, od in attesa; a quei giovani che, nell’atto di cercarsi e delineare il proprio volto, esclamano attoniti: “Com’è splendida l’avventura!”. Ed a tutti quegli adulti che, a prescindere dall’età e dai casi della vita, sono ancora capaci di giocare i propri sogni.

c.s.

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