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Sanità | 01 aprile 2020, 10:49

Convenzione dell'Asl 2: gli ospedali della provincia mandano i malati di Coronavirus in via di guarigione alla clinica San Michele di Albenga

La procedura è iniziata da quattro giorni e andrà avanti fino alla fine dell'emergenza, il 31 luglio. Intavolati accordi anche con la Asl Imperiese

Convenzione dell'Asl 2: gli ospedali della provincia mandano i malati di Coronavirus in via di guarigione alla clinica San Michele di Albenga

Per far fronte alla gestione corretta di tutte le fasi di contrasto del Coronavirus, le Asl regionali hanno stipulato degli accordi anche con strutture private liguri. In questo quadro, da circa quattro giorni la clinica San Michele di Albenga, nel quartiere di Pontelungo, ha iniziato a ricevere malati già in via di guarigione per accompagnarli nel loro processo di totale eliminazione del virus. Da un arrivo iniziale di 24 degenti ad oggi, con l’inizio di aprile, sono diventati 16, ma con la prospettiva di continuare a intensificare gradualmente il numero.

Ci spiega il dottor Nicola Nante, azionista di riferimento della struttura: “Ne arrivano mediamente quattro ogni giorno. Essendo stata stipulata una convenzione con la Asl 2 Savonese, i principali bacini di provenienza sono gli ospedali di Albenga e di Savona. A memoria non mi pare che sia ancora arrivato nessuno dal Santa Corona di Pietra Ligure, ma potrei essere smentito nelle prossime ore”.

Aggiunge Nante ai microfoni di Savonanews: “Abbiamo dato prontamente disponibilità alla Asl per tre motivi. Il primo è istituzionale: una struttura sanitaria ha come sua funzione primaria produrre salute. Noi normalmente lavoriamo soprattutto con i ricoveri riabilitativi, ma ovviamente in queste settimane di emergenza i reparti di ortopedia si sono praticamente fermati in modo da concentrare tutte le risorse al contenimento del Coronavirus. Quindi da noi il flusso stava scemando e, superata la prima fase di organizzazione, stiamo vedendo che questi ricoveri, che non prevedono fase di polmonite acuta, sono pienamente gestibili.

Il secondo aspetto è legato al fatto che credo fermamente nel concetto di ‘privato etico’, già voluto e intrapreso dai miei genitori nel momento in cui hanno fondato la clinica ad Albenga. È importante far parte del dispositivo pubblico che sta affrontando questo momento di emergenza. Infine, terzo aspetto, alla fine ne usciremo tutti più forti professionalmente. È una circostanza sfidante sotto il profilo umano, ma chi sta lottando ora potrà appuntarsi una medaglia a livello curriculare”.

Per quanto tempo si protrarrà questa collaborazione?

“Abbiamo iniziato da quattro giorni e la convenzione si protrae fino al termine dell’emergenza così come riportato dal DPCR, quindi fino al 31 luglio. Ma anche la Asl imperiese potrebbe avere bisogno di posti letto per malati in fase di guarigione, per cui stiamo negoziando anche una convenzione con questa provincia”.

L’affermazione ‘privato etico’ riporta d’attualità un tema già ampiamente discusso con la privatizzazione di alcuni reparti negli ospedali di Albenga, Cairo Montenotte e Bordighera. Quindi, in un’ottica di più ampio respiro, come vede il futuro della sanità ligure?

“Si tratta di un tema complesso che richiederebbe pagine e pagine e che ci porta lontano dall’emergenza che stiamo vivendo. La programmazione sanitaria è proprio il mio principale impegno scientifico presso l’Università di Siena, dove lavoro. Penso che il grande errore, lo definirei il ‘peccato originale’, della sanità ligure sia stato quello, fin dagli anni ‘80, di scacciare il privato dal pubblico. Eliminare il privato significa eliminare una sana concorrenza. Poi, se dovessimo discutere qui su che cosa può fare il privato e che cosa il pubblico, il discorso diventerebbe lungo. Una cosa però è certa: oggi assistiamo al problema delle fughe di pazienti. E sa perché? Da Genova a Montecarlo l’unica struttura privata in Liguria è proprio la San Michele di Albenga. Da Genova a La Spezia c’è solo Villa Azzurra a Rapallo. E poi ci sono due piccoli ospedali privati a Genova. Il totale fa solo quattro strutture private liguri. Nel vicino Piemonte ce ne sono circa sessanta. Questi numeri danno l’idea di come si è lavorato in Liguria e come nelle regioni vicine e adesso 40 anni di scelte sono difficili da cancellare e da cambiare. Al tempo stesso cedere il totale monopolio al privato è pericoloso, certo. Il pubblico deve mantenere capacità operativa e know how per non essere ricattabile dai privati. E deve anche mantenere un ruolo di committenza e controllo, cioè sapere che cosa deve chiedere al privato e valutare come lo riceve. E in tutto questo la politica deve esercitare un ruolo di controllo di quel concetto di privato etico di cui parlavamo all’inizio. Tutto questo lo dico da tecnico, non ho mai fatto politica attiva e di parte in nessuno schieramento”.

Alberto Sgarlato

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